L’Ufficio parlamentare di Bilancio (UPB), fautore dell’output gap, fautore di politiche restrittive e deflazioniste, ha diramato oggi pomeriggio un comunicato in cui afferma di stimare la crescita 2021 al 5,8%, dichiarando che si recupererebbero le perdite dell’8,7% registrate nel2020, entro i primi mesi del 2022.
Ora, dite quel che volete, ma l’UPB dichiara che questa volta la spinta viene dal mercato interno. Perchè? Ebbene, questo non lo dice, ma il tasso di risparmio è passato dall’8,2% del 2019 al 15,7%.
Non mi sorprende.
Chiesi a gennaio di quest’anno ad un alto dirigente bancario mio amico chi metteva i soldi, lui rispose tutti, non sono gli industriali, i conti correnti sono gonfiati dal lockdown.
Un altro manager italiano che sta a Bali ma ha il polso italiano avendo contatti di lavoro con aziende italiane, mi disse a febbraio che nel secondo semestre parte del risparmio sarebbe stato utilizzato. Al centro commerciale di Pontecagnano, dove abito, sabato era un delirio, in pieno agosto, non si poteva camminare.
Siccome non sono pauperista, credo che occorre sempre più attualizzare il motto, credo di Potere Operaio, “vogliamo tutto” per fronteggiare la sempre più ampia ricchezza dei padroni. La ricchezza va prodotta, sta poi ai rapporti di forza pensare che farne, e solo una coscienza di classe la può trasformare in riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e reflazione salariale. Appunto, “vogliamo tutto”.
Fonte
Si è sempre detto, e Cicalese lo ha ripetuto più volte in merito alla Cina, che l'eccesso di risparmio, immobilizzando risorse sui conti correnti, genera quanto meno stagnazione economica. Dunque l'impennata del risparmio conseguente alla pandemia (sostenuta dalle molteplici crisi aziendali, dallo sblocco dei licenziamenti e più in generale da una precarietà percepita come sistemica dal corpo sociale) come può generare maggiori consumi interni?
04/08/2021
Ufficio parlamentare di Bilancio: è il mercato interno a spingere la crescita
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