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08/11/2021

Draghi: salvatore della patria o uomo solo al comando di un paese in svendita

Ieri ho discusso con Guido Salerno Aletta con una platea di milanesi. Per me, crotonese, profondo sud, che aveva il mito della Milano partigiana e la Milano capitale del movimento operaio del dopoguerra è stato un tuffo nel passato.

Nel 1989 andai a Bologna a studiare, era ottobre, la prima cosa che feci fu andare con amici a Milano il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana e dell’assassinio di Pinelli. Vedevo anarchici, operai, studenti milanesi, un mondo si era aperto.

La Milano di Filippo Gaja mi si presentava bellissima e io respiravo la storia della nazione. Andai altri anni. L’ultima volta andai nel 1996, il leghista Formentini aveva vinto, mi apparve una Milano incarognita, il movimento operaio, con le fabbriche via via dismesse, messo all’angolo. La volgarità razzista nei confronti di noi meridionali si faceva istituzione. Una Milano irriconoscibile per me.

Poi ritornai nel 2015, la gentrificazione ormai aveva fatto il suo corso, il popolo schiacciato nell’estrema periferia. Ieri, mi si dice, ho fatto un accorato appello per un nuovo CLN, con cattolici, socialisti, comunisti e laici per togliere la fogna degli ultimi 30 anni.

Poi ci si dividerà. Spero tanto che i milanesi trovino questa formula, prima locale, poi nazionale, per ridiventare Milano nuovamente capitale di un nuovo movimento di liberazione.


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