Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha annunciato l’intenzione di raddoppiare la popolazione ebraica che vive nelle alture del Golan, territorio siriano fino al 1967 poi occupato da Israele nella Guerra dei Sei Giorni e successivamente annesso.
Parlando in una seduta straordinaria del consiglio dei ministri, Bennett ha affermato che a spingere il piano sono il riconoscimento dell’amministrazione Trump della sovranità israeliana sul Golan e l’indicazione dell’amministrazione Biden che non intende retrocedere da quella decisione.
Secondo quanto riporta l’agenzia Agi, il governo israeliano approverà un piano da un miliardo di shekel (317 milioni di dollari) per nuovi insediamenti sulle alture del Golan. Circa la metà dei fondi sarà destinata alla pianificazione e all’edilizia abitativa, mentre il resto sarà destinato al miglioramento della qualità della vita nell’area, compresi il potenziamento dei trasporti e dei servizi sanitari.
Circa 25.000 coloni israeliani vivono nelle alture del Golan, insieme a circa 23.000 drusi rimasti dopo l’occupazione israeliana. Israele ha annesso ufficialmente il territorio il 14 dicembre 1981, con una decisione non riconosciuta da gran parte della comunità internazionale.
Il Golan non è semplicemente strategico dal punto di vista militare, rappresenta un territorio vitale per l’economia d’Israele. Da qui proviene il 90% delle risorse idriche israeliane, si produce energia eolica, sempre qui è possibile la produzione di oltre 50 varietà vinicole esportate in tutto il mondo e con la recente scoperta di ingenti giacimenti petroliferi.
L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha invece riconosciuto la sovranità israeliana sul Golan nel 2019. “Inutile dire che le alture del Golan sono israeliane“, ha detto Bennett. Poco dopo l’insediamento di Biden, a gennaio di quest’anno, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha lasciato intendere che questa amministrazione non pensa di revocare la decisione.
La Siria dal canto suo ribadisce che il Golan occupato è parte integrante del suo territorio, e che si adopera per restituire ogni centimetro del suo suolo alla patria, ma sull’agenzia siriana Sana al momento non risultano commenti da parte del governo di Damasco sull’annuncio israeliano.
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