Nel celebre racconto di Charles Dickens, A Christmas Carol (Canto di Natale, 1843), il ricco e avaro banchiere Ebenezer Scrooge, la notte di Natale, viene visitato prima dal fantasma del suo vecchio socio Jacob Marley e, successivamente, da tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Il racconto ha avuto una enorme fortuna, tanto da essere stato oggetto di numerose rivisitazioni teatrali e cinematografiche, fra le quali si può ricordare il corto di animazione della Walt Disney che vede il protagonista interpretato da una versione ottocentesca di Paperon de Paperoni. Non è un caso, del resto, che proprio dal personaggio del racconto tragga origine il nome in versione originale del ricchissimo e avaro papero: “Uncle Scrooge”, “zio Scrooge” che nella trasposizione italiana diventa “zio Paperone”.
Se il fantasma che incute più paura, per Scrooge, non è tanto quello del Natale passato quanto quello del Natale futuro (che profetizza addirittura la sua morte, se non cesserà di essere avaro), per i cittadini italiani, invece, nella situazione attuale legata all’andamento della pandemia, sembra che sia proprio il fantasma del Natale passato. Come lo spettro di Marley annuncia in modo inquietante a Scrooge la visita dei tre spiriti (anzi, forse il fantasma più terribile, per Scrooge, è proprio quello di Marley), così la macchina mediatica in Italia si è rimessa in moto per creare un clima di allarmismo e di paura. Non vogliamo del resto negare che, in questi momenti, ci sia una ripresa alquanto preoccupante dei contagi, in cui un fattore importante lo ha anche la cosiddetta variante Omicron. Eppure, il bombardamento mediatico, incentrato sulla pericolosità della situazione, sta aumentando in maniera esponenziale più ci stiamo avvicinando alle festività natalizie. Il virus e il Natale dominano qualsiasi telegiornale, qualsiasi talk show televisivo, qualsiasi trasmissione, qualsiasi notizia cartacea, televisiva o digitale. Il Natale dell’anno scorso è lo spauracchio che viene continuamente evocato, quando l’Italia era in lockdown e in una situazione davvero difficile per contagi e numero di morti. I media, in questi momenti, stanno creando un clima di terrore e paura a un livello veramente pervasivo, sottolineando la gravità della situazione addirittura più degli ormai onnipresenti medici e virologi televisivi, i quali assumono un atteggiamento più pacato e razionale. I media evocano il fantasma del Natale passato perché, appunto, nel periodo natalizio, c’è più affollamento nelle città, ci sono più spostamenti, ci sono più occasioni per andare al ristorante. Per dirla in breve, è un periodo in cui la contemporanea società dei consumi raggiunge uno dei suoi massimi fasti.
Infatti, quegli stessi media che adesso evocano lo spauracchio del Natale passato, in epoca pre-Covid hanno sempre parlato di quello natalizio come di un periodo di festa spensierata e, soprattutto, di consumi. Si sprecavano i servizi e i reportage sugli acquisti natalizi, accompagnati da interviste di passanti benestanti che, “nonostante la crisi”, facevano compere in lussuosi negozi di Milano o di Roma. Quegli stessi media, prima di Natale, non parlavano altro che di compere, di regali, di pranzi, di vacanze sulla neve e via di seguito. Ma come, allora andava tutto bene? Certo, non andavano davvero a fare quei reportage natalizi nei campi rom, fra gli immigrati o fra i senzatetto che, di fatto, erano esclusi da questi aspetti goderecci della vita sociale. Adesso, quel comportamento consumistico, tipicamente natalizio, delle classi abbienti, si riversa mediaticamente su di esse come una colpa, come un comportamento irresponsabile. Del resto, come ricorda anche Jean Baudrillard, quella dei consumi è una società schizofrenica, in cui l’opulenza è caratterizzata da “contraddizioni fondamentali” che vanno dalla “distruttività” fino alla “depressività contagiosa”[1]. Quella “felicità” consumistica che la stessa società impone agli individui si capovolge in una dimensione inquietante e spettrale.
Ma il fantasma del Natale passato, opportunamente gonfiato sui media, come una probabile previsione meteorologica estrema, porta con sé altri spettri e fantasmi: nuovi lockdown, nuove divisioni sociali (che nella società dei consumi, come abbiamo visto, non sono mai mancate), nuovi supergreenpass – e chissà come li chiameranno? Superman, Batman, Mazinga Zeta o Super Pippo? – quarte, quinte, seste, settime dosi di vaccino, e perfino un nuovo vaccino “biotecnologico” (di cui adesso si preannuncia l’arrivo) realizzato dall’azienda Novavax, il cui nome suona buffamente simile a “novax”.
Il bombardamento mediatico sulla paura da crescita dei contagi, sul fantasma del Natale passato, è solamente l’altra macabra faccia dei reportage mediatici e spettacolari sulle compere di Natale, sui regali e sulle vacanze della ‘beata’ vita ‘di prima’; è la truce e autoimposta mannaia che si abbatte sulla società consumistica e che riproduce, su un piano spettacolare, le dinamiche che avvengono nella stessa società capitalistica. Perché, come scrive Robert Kurz, “il capitalismo sta trionfando fino alla morte, sia sul piano materiale che su quello ideale. Quanto più brutalmente questa forma di riproduzione, trasfigurata a società globale, devasta il mondo, tanto più micidiali sono le ferite che si autoinfligge e tanto più seriamente essa mette a repentaglio la sua stessa esistenza”[2].
L’inquietante e macabro spettro di Marley è soltanto l’altra faccia del burbero e ricco capitalista Scrooge.
Note:
[1] Cfr. J. Baudrillard, La società dei consumi, trad. it. Il Mulino, Bologna, 2010, p. 212.
[2] R. Kurz, La ragione sanguinaria, trad. it. Mimesis, Milano, 2014.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento