È sotto gli occhi di tutti il fallimento della “strategia” messa in atto contro la pandemia dal governo dei migliori. Esclusivamente basata sul vaccino, strumento fondamentale ma non unico, non nell’interesse della salute dei cittadini e dei lavoratori ma orientata alla salvaguardia del profitto.
Prima un parziale e tardivo obbligo per alcune categorie, già peraltro vaccinate al 90%, poi l’introduzione del green pass e del super green pass, che non essendo misure sanitarie stanno dimostrando tutto il loro limite, in mezzo il nulla: nessun tracciamento, l’abbandono delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro, l’impossibilità di fare tamponi a causa delle lunghe file. Cittadini storditi da una comunicazione schizofrenica, quota parte responsabile di aver alimentato il fenomeno no vax, e condizioni di lavoro che non sempre garantiscono la possibilità di isolamento e quarantena.
Nonostante da settimane circoli la variante Omicron, l’unica missione di Draghi è stata quella di salvare il Natale con il risultato che gli ospedali sono pieni, le terapie intensive già oltre la soglia di occupazione decisa dallo stesso governo e al personale sanitario, allo stremo, per il secondo anno consecutivo vengono bloccate le ferie.
Senza contare le milioni di prestazioni sanitarie perse e mai recuperate, che subiranno un ulteriore drammatico stop che influirà ancora sul calo dell’aspettativa di vita.
La situazione è molto critica ma il governo naviga a vista nell’improbabile corsa al rialzo del PIL sotto il quale soccombono diritti, salute e sicurezza.
Del resto l’unico criterio adottato fin dal principio è stato quel 10% di tasso di occupazione delle terapie intensive, già frutto di una mediazione politica interna al governo che lo voleva al 15% contro il 5% motivato dagli anestesisti ma che, soprattutto, si basa su presupposti del tutto fittizi.
Viene infatti calcolato su 9000 posti di terapia intensiva che esistono esclusivamente sulla carta mentre nella realtà sono circa 6000, come ci ha ricordato qualche mese fa la Corte dei Conti, e con una dislocazione eterogenea a causa dell’autonomia delle regioni. Certo, ulteriori posti letto potrebbero essere attivati se ci fosse il personale sanitario che, invece, continua ad essere in carenza e in affanno e ulteriormente decimato dall’impennata di contagi (circa 5000 solo nell’ultimo mese). Altro che blocco delle ferie!
Sul personale, stanco e giustamente arrabbiato, si è già ampiamente raschiato il fondo del barile, utilizzandolo come nel gioco delle tre carte: per i tamponi, per la campagna vaccinale, per la tenuta degli ospedali, per le USCA. Sempre lo stesso personale, in maggioranza assunto con contratto precario e che oggi deve pure lottare per una stabilizzazione che non è garantita a causa del tetto di spesa che, nonostante la pandemia, il governo si è guardato bene dal rimuovere.
È folle pensare di far fronte ad una pandemia aumentando a dismisura il numero dei posti letto.
In due anni nessun intervento strutturale serio è stato messo in campo, sulla sanità, la mobilità, le scuole, i luoghi di lavoro, il numero chiuso delle Università; e il PNRR non salverà un SSN ormai ai minimi storici, ma lo regalerà definitivamente ai privati.
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