"Per gli 2021 gli auspici stanno a zero" e infatti l'unico vero ed autentico caposaldo dell'anno che si chiude è la grottesca, disastrosa, gestione della pandemia di Covid-19 alle nostre latitudini.
Era prevedibile che sarebbe andata a questo modo, ma consciamente nessuno riteneva possibile che la propria esistenza si trasformasse in un teatro dell'assurdo.
Merito della criminale scelta di convivere con il virus, che oltre a 137 mila morti, ci ha consegnato la completa desertificazione della nostra società, che si dibatte nel rifiuto dell'orrore scaturito dall'essere chiamata a confrontarsi con una crisi che è di civiltà.
La musica, più di tante altre forme artistiche popolari, questa crisi l'ha anticipata da tempo e in questi 12 mesi lo ha palesato in maniera inoppugnabile a più riprese. Quella più cristallina, è certamente legata alla "bolla" Maneskin, su cui altri si sono espressi in maniera impeccabile e a loro rimando.
Oltre questo, poco altro:
- un nuovo confronto con gli Slayer in cui Reign in Blood è apparso alle mie orecchie il capolavoro di cui ho sempre sentito parlare;
- i Type O Negative con Slow, Deep And Hard, uno degli ascolti più malati che la mia memoria ricordi;
- i Refused di The Shape Of Punk To Come, ascolto dell'anno insieme ai precedenti Type O Negative;
- i Bowery Electric di Lushlife un disco che pare l'istantanea dell'alienata malinconia che pervadeva il mondo occidentale pre-pandemico.
Per tutti i casi citati mi viene da parlare di ascolti rivolti allo ieri, mentre l'oggi appare criptico ai più e il domani imperscrutabile quasi a tutti.
In questi giochi di chiaro-scuri che sembrano volgere alla tenebra, è ironico che la luce sia giunta da John Carpenter con pellicole e relative colonne sonore come Essi vivono ed Il seme della follia.
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