Documento approvato dall’assemblea dei lavoratori Gkn #insorgiamo
1. È stato annunciato sui giornali il passaggio di proprietà di Gkn Firenze da Melrose a Francesco Borgomeo. È un accordo tra privati i cui termini probabilmente non saranno nemmeno mai conosciuti fino in fondo.
Noi non possiamo che prendere atto di questo passaggio, su cui non c’era nulla da concordare con noi e nulla, per il momento, è stato concordato. I termini di questo passaggio dovrebbero essere spiegati non sui giornali, ma con una comunicazione dettagliata in sede istituzionale.
2. I licenziamenti in Gkn sono stati sconfitti non una ma due volte. Avevamo detto che se sfondavano qui, avrebbero sfondato dappertutto. Qui non hanno sfondato. E questo è quanto portiamo in dote a chiunque voglia trarne coraggio, lezione, bilanci, metodo. Il rischio ora è di essere in un nuovo calcolo.
Entriamo in una fase di attesa, dove non si rischia la morte improvvisa ma per lenta agonia. Chi ci acquista non ha un proprio piano industriale ma lo fa per venderci a un terzo soggetto industriale.
E veniamo acquistati non per tornare a fare semiassi, ma per una reindustrializzazione che potrebbe comprendere lo svuotamento totale del capannone e una produzione completamente diversa. Un’operazione complessa la cui riuscita è tutta da verificare.
È la fase dove rischiamo di fare la fine della rana bollita di Chomsky. La rana immersa in un pentolino d’acqua fredda prova sollievo quando accendi il fuoco perché avverte un certo tepore. Man mano che l’acqua sale di temperatura la rana si abitua al calore. Quando infine avverte pericolo di morte, l’acqua calda le ha tolto ogni forza e non riesce più a saltare fuori dalla pentola.
3. Non si smobilita, quindi. La mobilitazione forse cambierà nei tempi e nei modi. Ma non smette, per tre ragioni fondamentali: primo, perchè niente è stato ottenuto. Non c’è stato alcun accordo.
In secondo luogo, perché anche se accordo sarà, l’assemblea dei lavoratori e il territorio rimangono a guardia e supervisione di ogni passaggio della reindustrializzazione.
E infine non smobilitiamo perché siamo arrivati qui assieme e continuiamo assieme. La solidarietà che abbiamo ricevuto non muore, si trasforma e si mette a disposizione. Vi siete fatti un favore unendovi alla lotta.
Ci dobbiamo tutti il favore di continuare. Il nostro “Insorgiamo” continua così come continuerà il tour toccando nuove città. E lanciamo subito un nuovo “tenetevi liberi” per marzo. Lo lanciamo a tutti i solidali, a chi era in piazza il 18 settembre, alle vertenze in crisi, ai precari, agli studenti, alle reti di lotta ambientalista. Si continua a convergere e a insorgere.
4. Per quanto ci riguarda il passaggio di proprietà avviene in piena continuità occupazionale e di diritti. Manteniamo stessi posti di lavoro e stessa accordistica. E avviene in continuità di salute dello stabilimento visto che l’abbiamo preservato e curato. Così è, così dovrà essere. Qualsiasi soggetto industriale arrivi, lo deve fare mantenendo diritti e posti di lavoro. Non saremo mai terreno di operazioni opache o di ricatti.
5. Tuttavia il passaggio di proprietà non avviene in continuità produttiva. Gkn Firenze viene comprata ed “estratta” dal gruppo Gkn e dalla filiera produttiva. Diventa una società a sé stante senza volumi e senza missione industriale. I macchinari rimangono qui ma cessano probabilmente di avere una funzione. In un modo o nell’altro quindi Gkn Firenze viene smantellata.
Certo, viene smantellata sotto la promessa di impiantare un’altra produzione. E probabilmente una produzione che non c’entra nulla con i semiassi. Così forse salveremo 500 posti di lavoro, ma un altro pezzo dell’automotive se ne va.
E non è questione di essere affezionati all’automotive. Il problema è un altro. Qua c’era una storia industriale di decenni che veniva dalla Fiat. E questa storia viene chiusa non per una decisione collettiva o per un piano sociale. Ma perché un fondo finanziario ha deciso, di concerto con Stellantis probabilmente, che qui non si dovevano più produrre semiassi.
Noi non ne usciamo sconfitti, ma c’è poco da cantar vittoria: rimangono migliaia di posti di lavoro a rischio in tutto l’automotive e lo Stato esce da questa vicenda come un semplice passacarte.
6. Proprio per questo la nostra proposta di Ppms, di Polo Pubblico per la Mobilità Sostenibile, rimane in campo. E confermiamo l’attività del gruppo di competenza contro le delocalizzazioni. Rimane cioè in piedi la collaborazione con ricercatori e ingegneri solidali. Rimane la legge antidelocalizzazioni da promuovere, insieme ai giuslavoristi progressisti.
7. I macchinari, come abbiamo detto, rimangono qui. Ma senza volumi e probabilmente con un accordo di non vendita alla concorrenza, rimangono magari per essere girati a Melrose più avanti. In un modo o nell’altro, quindi, il fondo li porterà via da qui.
Per quanto ci riguarda invece il principio non cambia. È quello che ci ha sempre guidato: macchina entra, macchina esce. Per ogni macchinario che esce, ci deve essere chiarezza su quali macchinari arrivano. Altrimenti, come già detto, da qui non esce uno spillo.
8. I licenziamenti sono sconfitti e c’è una prospettiva di ripartenza. È vero. Ma la prospettiva si colloca nel futuro ed è tutta da verificare. A breve invece i passaggi concreti coincidono parzialmente con la volontà di Melrose: l’eventuale ammortizzatore interviene a sollevare un privato dai nostri stipendi, cessa la produzione di semiassi a Firenze, Gkn Firenze è una società che si avvia al termine.
Se quindi la prospettiva futura non si verificasse, rimarrebbe solo la chiusura e la delocalizzazione. Per questo il percorso verso la reindustrializzazione deve essere sancito da un accordo chiaro, dettagliato, granitico nei tempi e nelle certezze.
9. Abbiamo chiesto che lo Stato intervenisse da subito nel capitale di Gkn Firenze a garantire tale percorso. Ci è stato risposto a più voci che non ci sono le condizioni di un intervento pubblico. Ma in verità l’intervento pubblico c’è e ci sarà.
C’è perché Invitalia e il Mise di fatto danno benedizione e garanzie a parole che si tratta di un’operazione credibile e seria. E ci sarà perché l’eventuale ammortizzatore e i corsi di formazione saranno probabilmente fatti con soldi pubblici. L’intervento pubblico c’è, quindi, ma si limita a monitorare dalla finestra. E di questi tipi di monitoraggi abbiamo già apprezzato la mancanza di efficacia.
10. Per tutte queste ragioni deve essere convocato un incontro in sede istituzionale e chiediamo un accordo che sancisca: rientro dei lavoratori degli appalti all’interno del percorso di continuità occupazionale, continuità dei diritti e dei posti di lavoro anche con il futuro soggetto reindustrializzatore, presentazione di un piano industriale certo e dettagliato, tempistiche certe con un termine entro il quale l’assenza di progressi chiari preveda l’intervento dello Stato e il passaggio al nostro piano industriale, piano di formazione concordato e chiaramente finalizzato, accensione di un ammortizzatore sociale che preveda l’integrazione economica e principi chiari di rotazione, incontri di verifica costanti del piano, prepensionamenti o pensionamenti o uscite volontarie devono avvenire con una previsione di saldo occupazionale, l’analisi e la presa in considerazione di tutta l’elaborazione del nostro gruppo di competenza solidale e quindi l’analisi con pari dignità anche delle proposte di reindustrializzazione elaborate dai lavoratori e dai soggetti solidali territoriali.
“Insorgiamo” non smobilita. Tenetevi liberi a marzo.
Abbiamo salvato la fabbrica per il territorio, con il territorio. E per il territorio, con il territorio, la rimetteremo in movimento.
Continuiamo a farci il favore della lotta. Continuiamo a essere classe dirigente.
Non crediamo alle favole o ai supereroi. Crediamo che le nostre debolezze possano scrivere la storia.
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