Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

15/12/2021

Non è tutto gas quello che puzza, a partire dalla Germania

La Bielorussia importa gas russo a 127 dollari per 1.000 mc; la Serbia ha rinnovato meno di un mese fa l’accordo con Mosca che le permette di acquistare il gas al prezzo di 270 dollari. Qual è la situazione nell’Europa che “non cede ai ricatti di Mosca”?

Stando a fonti diverse, sembra che, ad esempio in Germania, i prezzi dell’elettricità, per i rivenditori, siano quintuplicati rispetto al 2020, mentre quelli del gas alla borsa europea del gas di Rotterdam abbiano raggiunto i 1.450 dollari, contro i 200 del 2020.

Stando alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, una settimana fa i depositi di “Gazprom” in Germania erano solo al 61% della capacità, rispetto all’83% di un anno fa; questo, nonostante l’aumento dei volumi di consegna. “Astora”, filiale di stoccaggio di “Gazprom” in Germania, rilevava un volume del 18%.

Ora, andata al governo in Germania la “coalizione semaforo”, il nuovo Ministro degli esteri tedesco, la “verde” Annalene Baerbock, una dei rampolli del “Young Global Leaders” (YGL), oltre agli “ecologici” proclami sulla necessità di armi nucleari contro Russia e Cina, ripete che «nelle attuali circostanze» non è possibile mettere in funzione il “North stream 2”, completato da quasi tre mesi, e mette il veto su quella che è oggi definita una “evidente arma di ricatto” di Mosca nella “guerra ibrida” contro l’Occidente.

La ragione ufficiale, dice Baerbock, è che la BNetzA (Bundesnetzagentur für Elektrizität, Gas, Telekommunikation, Post und Eisenbahnen) ha «sospeso la certificazione, sulla base delle normative europee per l’energia in materia di “spacchettamento” e altri problemi».

In sostanza, l’operatore “Nord Stream 2 AG” (sede in Svizzera e “Gazprom” quale azionista unico) deve registrare una filiale in Germania, che gestisca il segmento tedesco del gasdotto. Fino a quel momento, l’iter di certificazione rimarrà fermo.

Non ufficialmente, ma molto apertamente, a Bruxelles si accusa Mosca di non rispondere all’aumento della domanda europea di gas, per costringere i paesi europei a consentire all’avvio del “North stream 2”. Ma la Tass ripete che “Gazprom” sta continuando a pompare gas per varie linee, continuando il transito attraverso l’Ucraina, nonostante i ripetuti guasti alla rete del “North stream 1”.

Ancora la Frankfurter Allgemeine Zeitung ricorda come la Baerbock, prima della nomina a Ministro degli esteri, si fosse espressa a più riprese contro il raddoppio del gasdotto.

Il fatto è che, ora, fa parte di una coalizione che sostiene il progetto; dunque, scrive FAZ, unendosi in tal modo al coro europeista sulla “aggressione russa”, Baerbock «può solo tacitamente indicare che il funzionamento del gasdotto rimarrà in dubbio, se la Russia userà la forza contro l’Ucraina».

Il riferimento è all’accordo del luglio scorso tra Joe Biden e Angela Merkel, secondo cui, «nell’interesse dell’Ucraina e dell’Europa», il transito del gas russo attraverso l’Ucraina dovrebbe continuare anche dopo il 2024 e Berlino si impegna a introdurre sanzioni contro la Russia se questa «userà l’energia come arma contro i paesi europei».

Su questa linea anche il Financial Times, che scrive che «L’amministrazione Scholz prenderà in considerazione la possibilità di fermare il North stream 2 in caso di invasione». Insomma, a Mosca toccherà davvero “aggredire” l’Ucraina, quantomeno per non far fare la solita figuraccia ai giornali euroatlantici.

In ogni caso, paiono indicative – quantomeno della precarietà dell’accordo di governo sulla questione del gasdotto – le parole del politologo tedesco Alexander Rahr alla russa Vzgljad.ru, secondo cui la coalizione “semaforo” avrebbe intenzione di trasferire a Bruxelles ogni decisione sulla sorte del gasdotto.

«È chiaro che i Verdi continueranno a creare problemi alla Russia in questa direzione. Ma Olaf Scholz è determinato a essere costruttivo e disinnescare» l’ordigno, ha detto Rahr.

Tra l’altro, secondo un sondaggio condotto da Comitato orientale e Deutsch-Russische Auslandshandelskammer tra 86 imprese tedesche che operano in Russia (giro d’affari di 14 miliardi di euro), oltre due terzi di esse sono per la messa in funzione del gasdotto: il 44% è per l’avvio immediato; il 32%, per il completamento delle procedure, subito seguito dall’inizio del pompaggio. Il 22% segue la “dottrina europeista”, per «un meccanismo di arresto nel caso in cui la Russia utilizzi le forniture di gas come leva di pressione».

E Mosca, come reagisce? Domenica scorsa, la trasmissione Vesti Nedeli (Notizie della settimana) poneva la domanda se nella Ostpolitik della nuova coalizione prevarranno «i Verdi anti-russi o la moderata SPD», ricordando poi il vecchio interrogativo posto dal settimo Cancelliere, Gerhard Schröder (per inciso, Presidente del Comitato Azionisti di “Nord Stream AG”) su chi sia “il cuoco e chi il cameriere”; vale a dire chi definisca la politica estera e chi si occupi di condurla.

Questo, anche alla luce del fatto che «21 deputati del Bundestag – molto probabilmente dei Verdi – non hanno sostenuto la candidatura di Scholz»: con ogni evidenza, contrari soprattutto alla prospettiva che il nuovo Cancelliere mantenga la linea prudente della Merkel nei confronti di Mosca, o addirittura rinverdisca la Ostpolitik di Willy Brandt.

Ecco dunque il conflitto su chi abbia più influenza sulla politica estera tedesca: il Cancelliere o il suo Ministro degli esteri?

Nella sua prima intervista a Die Welt dopo la nomina, Scholz ha ribadito l’intenzione di seguire la “linea Schröder” a proposito di “cuoco e cameriere”: vale a dire che la Cancelleria cucina, il Ministero degli esteri si limita a servire.

Lo stesso Schröder, ha dichiarato che «dobbiamo avere relazioni sensate con Russia e Cina. Ma non sarà facile, se si guarda alle dichiarazioni rilasciate dal nuovo Ministro degli esteri... Non puoi isolare paesi come Cina o Russia».

Infatti, Annalena Baerbock non si è espressa solo sul gasdotto, ma ha sparato a zero proprio nei confronti di Mosca e Pechino. Dunque, non sembra proprio casuale, che una trentina tra ex generali e diplomatici tedeschi, tra cui l’ex presidente del comitato militare della NATO, Klaus Naumann, si siano rivolti al Cancelliere e non al Ministro degli esteri, per una distensione con la Russia e per mettere in guardia contro il pericolo di guerra.

I Verdi di oggi, è stato detto a Vesti Nedeli, non sono più i «sinceri pacifisti che protestavano contro i Pershing americani negli anni ’80. Ad esempio, Baerbok non vede l’artiglieria ucraina bombardare asili e scuole a Donetsk e Gorlovka, ma vede le truppe russe al confine con l’Ucraina. E soprattutto parla come fosse al Congresso americano: “La Russia pagherà un alto prezzo politico e, soprattutto, economico per aver violato la sovranità territoriale dell’Ucraina”».

Annalena Baerbock aveva chiarito le proprie idee di politica estera prima ancora di prestare giuramento come Ministro: per quanto riguarda l’atteggiamento verso Russia e Cina, ha ribadito l’intenzione di acquistare nuovi aerei in grado di schierare armi nucleari, sostituendo i Tornado con almeno 90 Eurofighter e 45 caccia F-18 americani, per una spesa di quasi 20 miliardi di euro. Senza contare che Germania e Francia stanno sviluppando lo European Future Combat Air System, che costerà diverse centinaia di miliardi di euro entro il 2040.

Nei confronti di Mosca, Baerbock ha detto che «I legittimi interessi di sicurezza degli stati dell’Europa centrale e orientale in particolare devono essere presi sul serio», perché «a lungo andare, il silenzio eloquente non è una forma di diplomazia, anche se da alcuni è stato visto così negli ultimi anni», dimostrando così di essere «fermamente attaccati all’unificazione europea, all’alleanza transatlantica e ai nostri impegni multilaterali», che si devono «proteggere gli interessi delle democrazie liberali nell’Indo-Pacifico», con un “riposizionamento strategico della NATO”.

Di più, come ricorda il sito trotskista wsws.org, i Verdi, nei confronti dell’Ucraina, hanno giocato un ruolo particolarmente aggressivo fin dall’inizio del majdan, in cui sono stati attivamente coinvolti sia la Fondazione Heinrich Böll, emanazione del partito, sia molti membri di spicco del Partito stesso.

Ora, stanno andando oltre, chiedendo che l’esercito ucraino e le milizie fasciste vengano armati contro la Russia e, nei confronti della Cina, Baerbock dichiara che «Come democrazie europee e parte di un’alleanza democratica transatlantica» siamo «in competizione sistemica con un regime autoritario come la Cina».

Il gas, a questo punto, oltre a una mazzolata tremenda sulle tasche dei lavoratori, appare per quello che è veramente: un autentico sipario dietro cui si nascondono ricatti e piani di aggressione. Soltanto, che le parti sono invertite, rispetto a quello che ci viene propinato.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento