Dal “mandiamoli via tutti” all’infornata di vecchi sindacalisti, l’inversione di rotta operata da #Ita Airways nel giro di due mesi ha dello spettacolare. Tanto da assomigliare ad una manovra di emergenza.
Secondo quanto risulta al Fatto, dopo aver rivisto in meglio le sue condizioni contrattuali e aver aderito al Contratto collettivo di categoria, la compagnia nata dalle ceneri della vecchia Alitalia si appresterebbe ad assumere una lunga lista di piloti e comandanti appartenenti soprattutto a #Cisl e #Uil ma anche a #Cgil, #Ugl ed #Anpac.
Molti dei nomi sono quelli dei protagonisti degli infiniti accordi e accordicchi che hanno lastricato il percorso dell’ex compagnia verso il baratro, via crucis costata ai contribuenti 13 miliardi di euro.
Circostanza curiosa: di fronte alla richiesta di verifica, Uil e Cisl hanno smentito le prossime assunzioni. L’azienda le ha viceversa confermate. Secondo quanto risulta al Fatto molti di questi ex piloti #Alitalia stanno già partecipando ai corsi di aggiornamento svolti da Ita.
Lo scorso 24 novembre avevamo dato conto dei contenuti di un audio di una riunione della dirigenza Ita in cui il presidente esecutivo Alfredo Altavilla, oltre a prendere a male parole i collaboratori, esprimeva la volontà di ridurre la sindacalizzazione della nuova compagnia, licenziando al termine del periodo di prova di 4 mesi parte del personale proveniente da Alitalia.
Di fronte alla richiesta di un commento Cgil e Uil avevano risposto con silenzi o “no comment”. La Filt Cisl era arrivata a difendere il manager (“Non ci risulta tratti male i dipendenti”). Gli unici sindacati a prendere una posizione netta contro Altavilla erano stati #Usb e #Cub.” (da il FQ del 19/12/2021)
Nulla di nuovo, si potrebbe dire. In fondo, sono almeno 30 anni che, in esito ad ogni accordo sindacale su ristrutturazioni e licenziamenti in massa, i sindacalisti firmatari e complici vengono premiati con il mantenimento nella nuova azienda ed, assai spesso, con l’assegnazione a ruoli più prestigiosi e molto meglio remunerati.
Una pratica infame che ha conosciuto il suo vergognoso apogeo in diversi casi di grandi privatizzazioni delle ex aziende pubbliche di Stato, che un tempo erogavano servizi pubblici essenziali a prezzi controllati e calmierati.
Come non ricordare uno dei casi più eclatanti ed acrobatici del fenomeno “porte girevoli” quando alla fine di una lunga vertenza sul destino delle ex Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti (si, quello che irrise ai parenti della strage di Viareggio) passò direttamente da segretario nazionale Filt-Cgil, alla carica di amministratore delegato della nuova azienda privatizzata lasciandosi alle spalle decine di migliaia di esuberi?
Nonostante la condanna in primo e secondo grado di giudizio per la strage di Viareggio, Mauro Moretti è ancora un dirigente pubblico italiano. Dal 15 maggio 2014 a maggio 2017 è stato amministratore delegato e direttore generale di Leonardo S.p.A.
Si vede proprio che deve godere di altissimi sponsor in cima ai partiti che hanno sempre l’ultima parola su queste importantissime cariche di vertice nelle aziende in cui lo Stato possiede ancora la golden share.
E come non ricordare le grandi privatizzazioni di Enel, Sip e Poste Italiane con orde di sindacalisti promossi magicamente a funzionari e direttori, dopo che questi ultimi avevano firmato accordi che prevedevano ristrutturazioni selvagge e decine di migliaia di esuberi e licenziamenti?
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