Riportiamo un interessante servizio dell’Agenzia Nova sulle dichiarazioni con cui il presidente del Messico Andrés Manuel Lopez Obrador (Amlo) ha praticamente messo una lapide sul sovrastimatissimo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, nato progressista e invecchiato reazionario. Era ora che su questo personaggio si pronunciassero parole come pietre e queste non potevano che venire dall’America Latina in cambiamento.
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Il presidente del Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador, ha detto di aver guardato con “piacere” la “decadenza” intellettuale del peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la letteratura, simbolo del “conservatorismo” in America latina.
“Mi ha fatto piacere ascoltare, osservare, constatare la decadenza di Vargas Llosa”, ha detto Lopez Obrador segnalando che l’autore viene invitato ovunque credendo che “sia lo stesso” di sempre.
Commentando un intervento tenuto presso un convegno organizzato dalla Fondazione internazionale per la libertà (Florida), il presidente ha detto che lo scrittore “non dice più nulla, se non luoghi comuni”.
Quello pronunciato da Vargas Llosa sull’America latina è un discorso “di sconfitta, senza alternative. Non fa altro che lamentarsi perché l’America latina è stata presa dalla sinistra”, ha detto “Amlo” nel corso della tradizionale conferenza stampa quotidiana.
“E ancora non si erano chiuse le urne in Cile”, con la vittoria del giovane candidato della sinistra, Gabriel Boric, ha aggiunto “Amlo”.
Lopez Obrador, la cui vittoria alle presidenziali del 2018 veniva descritta da Vargas Llosa come un “suicidio democratico”, ha detto di essersi imbattuto nel discorso del premio Nobel “poco prima di addormentarsi. Quando Beatriz (la moglie) se n’è accorta mi ha chiesto come potessi sentirlo”, invitandolo a spegnere la tv. “No aspetta”, ha detto Lopez Obrador rimarcando il piacere di aver sentito il discorso fino in fondo: “Dopo ho dormito benissimo”.
Pur ritenendolo interprete di un conservatorismo in cui non si riconosce, il presidente messicano ricorda che il peruviano aveva “un tempo immaginazione, talento, era propositivo e dava speranze”.
Alle ultime presidenziali del Perù, lo scrittore aveva appoggiato la candidatura di Kejko Fujkimori, figlia dell’ex presidente Alberto, da lui avversato con forza, perché ritenuta meno “pericolosa” del vincitore, Pedro Castillo. Aveva fatto inoltre rumore il deciso sostegno fornito all’ultraconservatore José Antonio Kast alle presidenziali del Cile.
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