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24/12/2021

Un libro e un appello internazionale per la liberazione di Julian Assange

Evo Morales, Rafael Correa, Noam Chomsky, Daniel Ellsberg, Jean Ziegler, Nurit Peled, Emir Kusturica, Philippe Geluck, Aminata Traoré, Calixthe Beyala, Carine e Gino Russo, Yanis Varoufakis, Éric Toussaint, Denis Robert, Riccardo Petrella, Richard Falk, Gunther Wallraff e altre 200 personalità hanno firmato il seguente l’appello internazionale per la liberazione e la fine di tutte le persecuzioni giudiziarie nei confronti di Julian Assange.

Questo testo è stato redatto da Michel Collon, giornalista e fondatore di Investig’Action, come introduzione al nuovo libro “Julian Assange parle”, curato da Karen Sharpe e pubblicato dalle Éditions Investig’Action a fine novembre. Un ulteriore lavoro editoriale che si aggiunge al recente libro, pubblicato in Italia, della giornalista Stefania Maurizi intitolato “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange” (Chiarelettere, 2021).

Lo scorso 10 dicembre l’Alta Corte britannica si è pronunciata a favore del governo USA ed ha ribaltato la decisione presa a gennaio da giudice distrettuale che aveva bloccato l’estradizione di Julian Assange. Quest’ultimo continua ad essere detenuto nella prigione di alta sicurezza di Belmarsh, nonostante le gravi condizioni di salute psico-fisica, aggravatesi a seguito di un “attacco ischemico transitorio” ad ottobre, come riportato dalla sua compagna Stella Moris.

Non possiamo restare silenti ed indifferenti di fronte al rischio di estradizione negli USA per scontare una pena fino a 175 anni di reclusione – una vera e propria “condanna a morte” – e al trattamento di tortura riservato a Julian Assange, che conferma il doppio standard sui diritti umani applicato dalle potenze imperialiste occidentali.

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Avete sentito parlare molto di Julian Assange. Spesso male. Ma lo avete mai sentito parlare in prima persona? Sapete cosa ha veramente detto e fatto, perché ha fondato Wikileaks, cosa pensa della guerra, di internet, del giornalismo e di molte altre questioni importanti? Siete stati in grado di farvi un’opinione ascoltando entrambe le parti?

Noi non accettiamo che sia stato demonizzato, molestato, privato della libertà per più di nove anni senza processo e sottoposto a intense torture psicologiche. Ancora meno accettiamo che gli Stati Uniti possano imprigionarlo a vita in una specie di Guantanamo dove sarebbe spinto al suicidio. Tutto ciò mentre il testimone chiave del caso ha finalmente confessato di aver mentito e Assange non è mai stato sotto la giurisdizione degli Stati Uniti. Questa non sarebbe un’estradizione ma un rapimento.

E tutto questo per cosa? Per aver rivelato al mondo crimini di guerra che nessuno più contesta. Per aver pubblicato un video che mostrava piloti di elicotteri statunitensi che abbattevano civili iracheni, bambini e due giornalisti di Reuters con la nonchalance di un videogioco. Per aver pubblicato mezzo milione di documenti interni del Pentagono e del Dipartimento di Stato americano che provano che i leader americani hanno organizzato la tortura a Guantanamo Bay e Abu Graib, sequestri illegali in tutto il mondo, assassinii senza processo, corruzione delle élite locali per favorire le proprie multinazionali e numerosi colpi di Stato per rovesciare governi democraticamente eletti.

Tutti questi crimini di guerra e contro l’umanità sono stati sistematicamente coperti dai più alti livelli della leadership statunitense – in tutte le amministrazioni – con bugie. Ed è per continuare a coprire queste innominabili verità che hanno perseguitato Julian Assange, ma anche Chelsea Manning, Daniel Hale, Edward Snowden e altri.

Il loro obiettivo? Per intimidire e mettere a tacere tutti i whistleblower. Eppure questi sono essenziali per la salvaguardia di una democrazia che è già sotto attacco. Il primo paradosso è che i governi spiano e controllano ogni mossa dei propri cittadini, ma non sopportano di essere guardati. Secondo paradosso: chi ha rivelato questi crimini va in prigione mentre chi li ha commessi resta impunito.

Questo è ciò che riguarda l’affare Assange: i nostri leader possono permettersi di violare impunemente le leggi che si applicano ai cittadini? Sì, ha detto Henry Kissinger, che ha diretto la politica internazionale degli Stati Uniti negli anni ‘70. Ai diplomatici statunitensi, turchi e ciprioti, ha detto: “L’illegale lo facciamo subito; l’incostituzionale richiede un po’ più di tempo. Ma dal Freedom of Information Act, ho paura a dire queste cose”.

Sì, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha anche risposto nel 1989: “L’FBI può usare la sua autorità statutaria per indagare e arrestare individui per aver violato la legge degli Stati Uniti, anche se le azioni dell’FBI violano il diritto internazionale consuetudinario”. La legge non ha valore.

Noi diciamo no. La legge deve essere applicata anche ai potenti. Se hanno commesso dei crimini, abbiamo il diritto di saperlo e saranno ritenuti responsabili. Ed è l’onore del giornalismo difendere i deboli contro i potenti denunciando i loro crimini. Quindi gli attacchi ad Assange sono una guerra al vero giornalismo.

Tutto ciò non è una novità. Nel 1971, l’informatore americano Daniel Ellsberg rivelò nelle 7.000 pagine dei Pentagon Papers come tutte le amministrazioni (Eisenhower, Kennedy, Johnson, ecc.) avevano ingannato il loro stesso popolo sulla guerra di aggressione al Vietnam. Ellsberg è stato calunniato e perseguito. Ma il suo coraggio aiutò ad aprire gli occhi al popolo e a porre fine alla guerra. Oggi dice: “Tutti gli attacchi fatti ora contro Wikileaks e Julian Assange sono stati fatti allora contro di me e la pubblicazione dei Pentagon Papers”.

Siamo d’accordo con Lula Da Silva quando sostiene: “Assange dovrebbe essere trattato come un eroe. Tutti i paesi democratici dovrebbero gridare per la sua libertà”.

Siamo d’accordo con Kristinn Hrafnsson, direttore di Wikileaks, quando afferma: “La persecuzione politica dell’uomo che ha esposto corruzione e crimini di guerra finirà solo se la gente capirà che è in gioco la libertà di stampa in tutto il mondo”.

Siamo d’accordo con Edward Snowden quando ritiene: “Non si può sostenere la persecuzione di un editore per aver pubblicato notizie senza limitare i diritti fondamentali su cui ogni giornalista fa affidamento”.

Siamo d’accordo con Nils Melzer, relatore dell’ONU, quando dice: “In vent’anni di lavoro con le vittime della guerra, della violenza e della persecuzione politica, non ho mai visto un gruppo di Stati democratici riunirsi per isolare, demonizzare e abusare deliberatamente di un singolo individuo e con così poco rispetto della dignità umana e dello stato di diritto”.

Se si controlla il modo in cui la storia viene scritta, si controlla il mondo. Ma è la nostra storia che è in gioco, è la storia dei popoli che hanno sofferto tanto per queste ingiuste aggressioni ed è la storia che sarà insegnata ai nostri figli.

Chiediamo quindi l’immediato rilascio di Julian Assange, che è perseguito immoralmente e illegalmente. E il suo compenso. Chiediamo una protezione efficace per tutti i whistleblower e i giornalisti d’inchiesta dai poteri economici e politici. E invitiamo tutti a leggere il libro “Julien Assange parle” in modo da poterlo difendere con forza e coscienza di causa.

Lottare per Julian Assange significa lottare per il diritto all’informazione per tutti noi. Significa lottare per un mondo senza guerre.

Qui l’elenco completo dei firmatari dell’appello per Julian Assange.

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