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24/12/2021

L’asse Roma-Parigi contro il Patto di Stabilità europeo

Il Trattato del Quirinale, siglato a novembre tra Italia e Francia, comincia a battere un colpo. Con un editoriale sul Financial Times firmato da Draghi e Macron, i due capi di stato sostengono che le regole di bilancio dell’Ue devono essere riformate se vogliamo garantire la ripresa.

“Dobbiamo abbassare i livelli del debito, ma non attraverso tagli alla spesa insostenibili o tasse più alte“, si legge nel testo che non deve essere stato molto apprezzato dai “falchi” europei dell’austerity a oltranza.

Bloomberg ha già rilevato come questa posizione ha creato tensioni con i partner europei definiti come “frugali”, tra cui l’Austria e in misura minore la Germania, che dicono di essere preoccupati per i livelli di debito e per come il denaro del Recovery Fund sarà speso.

L’Ansa citando fonti dell’Eliseo fa sapere che il testo è stato condiviso con altri capi di stato e di governo Ue ma a nessun altro è stato proposto di aggiungere la sua firma. I due “hanno consultato diversi leader, in particolare il cancelliere tedesco Olaf Scholz“, sottolineano a Parigi.

Si intravede una strana sincronia tra un Financial Times deciso a diventare uno dei maggiori sponsor di Draghi come plenipotenziario e la suggestione di ospitare un editoriale con un firma comune tra uno che Presidente della Repubblica già lo è (Macròn) e uno che si è candidato a diventarlo (Draghi).

Draghi e Macron scrivono che “Serve più spazio di manovra per fare gli investimenti necessari a sostenere la crescita e garantire il welfare delle nuove generazioni e le regole del Patto di stabilità non devono impedirci di farlo“.

Già prima della pandemia le regole fiscali europee “avevano bisogno di essere riformate. Sono oscure e troppo complesse. Abbiamo bisogno” di un quadro normativo “credibile, trasparente e capace di contribuire all’ambizione di costruire un’Europa più forte, sostenibile e giusta” – affermano Draghi e Macron sul Financial Times.

“Non c’è dubbio sulla necessità di ridurre il livello del nostro indebitamento ma non possiamo pensare di farlo attraverso maggiori tasse o tagli insostenibili alla spesa sociale“.

Nell’editoriale scritto a quattro mani c’è poi un plateale assist alla prossima presidenza francese del Consiglio Ue che “avrà l’obiettivo di sviluppare una strategia globale condivisa per il futuro dell’Unione. L’Ue deve riaccendere lo spirito che ha guidato l’azione intrapresa all’inizio della pandemia. Già prima della pandemia le regole fiscali europee avevano bisogno di essere riformate. Sono oscure e troppo complesse”.

Si è aperta dunque in anticipo la partita per il 2023, quando è previsto la fine della sospensione dei vincoli del Patto di Stabilità europeo a causa della pandemia di Covid, decisa nel 2020 a livello di Ue.

È evidente che se la Ue intende diventare un soggetto della competizione globale, non può che cambiare passo sulla funzione dello Stato e delle risorse pubbliche da mettere a disposizione dei campioni industriali europei, nonché degli investimenti tecnologici e militari necessari per pesare nei rapporti di forza internazionali. Il vestito stretto dell'”austerità” diventa un problema.

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