di Alberto Negri
Se per diplomazia si intendono Draghi e Di Maio, questi hanno fatto ben poco. Senza una mobilitazione costante di cittadini e ong come Amnesty lo avrebbero lasciato al suo destino. Molto di più del governo,concretamente, hanno fatto i diplomatici sul campo e gli esperti inviati da Roma, nei mesi scorsi e fino a ieri. E fino a ieri mattina sul campo erano alquanto pessimisti.
Il regime egiziano ha preso una decisione positiva su Zaki per non esasperare troppo l’Italia dopo le indagini della procura di Roma sugli agenti egiziani responsabili del massacro di Regeni e, soprattutto, ha tenuto in conto le conclusioni della commissione parlamentare che chiede di congelare le vendite di armi al Cairo. Ora si tratta di portare in Italia Patrick Zaki che lasciato lì rischia ancora la pelle visto che è un Paese dove le sparizioni sono all’ordine del giorno.
Secondo gli avvocati gli potrebbe essere restituito il passaporto ma non è affatto chiaro se sia davvero così. Sugli effetti di una concessione della cittadinanza italiana mentre è ancora in Egitto bisogna valutare gli effetti positivi e negativi. Tecnicamente si può concedere in breve tempo senza bisogno di voti o petizioni: nel 2011 venne concessa all’ambasciatore libico in Italia Gaddur da un decreto del ministero degli Interni dopo che costui voltò le spalle a Gheddafi. È da notare che Gaddur in documenti dei servizi di qualche anno prima era indicato come complice nell’eliminazione di oppositori libici in Italia. Il resto sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano.
Ultima ora: secondo la Rai Zaki e il suo avvocato proveranno a tornare in Italia ma non si sa l’esito una volta in aereoporto. Dopo avere sproloquiato su aiuti Usa e altre grandi manovre diplomatiche italiane il risultato è questo. Quanto alla cittadinanza italiana la si può conferire rapidamente con un decreto del ministero degli Interni. Ma questo si evita di dirlo.
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