Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

07/04/2022

I crimini di guerra e il dovere dell’informazione

Non è la prima, e ci auguriamo sempre che possa essere l’ultima volta, che chi opera nell’informazione si trova davanti agli orrori della guerra. Temiamo però di essere smentiti, se la tendenza in corso non verrà seriamente invertita.

I morti di Bucha in Ucraina, come hanno rilevato gli osservatori più accorti, sono un punto di svolta nella guerra, uno spartiacque destinato a segnare il punto di non ritorno su come il conflitto ucraino è andato finora e come diventerà nelle prossime settimane.

In una tempesta emotiva come quella in corso, tenere la bussola non è sempre facile né indolore. In questi giorni siamo stati sommersi da video, informazioni di fonte ucraina e di fonte russa contrapposte nelle quali, sul piano dei fatti denunciati, è tutt’altro che facile selezionare quanto corrispondente alla effettiva realtà.

Per chi lavora nell’informazione provare a indagare e tenere separati i fatti dalle opinioni e soprattutto dalle strumentalizzazioni, è compito arduo, poco popolare quanto necessario.

I fatti non sono negabili, da nessuno. Per le strade e le campagne di Bucha e di altre città ci sono cadaveri di persone uccise. Da questo fatto non si può né si potrà prescindere. Molti di questi morti sono in abiti civili. Alcuni con le mani legate. In un contesto di orrore come la guerra che arriva nelle città, e non si combatte più tra eserciti asserragliati in trincee contrapposte sul fronte, in tutte le guerre della “modernità” muoiono più civili che militari. Chi, quando e come ha ucciso questi civili devono appurarlo organizzazioni che a questo sono preposte, e su questo torneremo più avanti perché è meno semplice di quanto possa apparire. Possono essere stati i soldati russi? Si. Possono essere stati i soldati ucraini? Si. L’unica cosa certa è che il racconto non può sostituire i fatti e i fatti non possono sostituire il racconto.

I fatti vengono strumentalizzati? Sicuramente. Servono a creare quell’evento traumatico che abbatte le resistenze, le riluttanze, le equidistanze e, sulla base della indignazione morale e di persuasione mediatica assai meno morale, picchia come una clava contro le forze e le posizioni di chi a questa guerra si sta opponendo invece di arruolarvisi. L’obiettivo dichiarato non è la verità in quanto tale, ma ammutolire chi la chiede contestualmente allo stop dell’escalation di guerra.

Esistono eventi simili che si sono rivelati manipolati ad arte? Si. Per le generazioni che hanno già vissuto le guerre che la Nato e l’Occidente avevano imposto come “giuste”, ci sono stati diversi eventi traumatici usati come scatenanti e poi risultati falsi. Il caso che meglio richiama questo scenario è la strage di Racak, in Kosovo. La Nato la utilizzò nel 1999 per dare il via libera a 75 giorni di bombardamenti su Belgrado, Kragujevac, Nis, Novj Sad, Pancevo, colonne di profughi serbi, i ponti sul Danubio. Si scoprì che i cadaveri di Racak non erano civili inermi ma miliziani dell’Uck, uccisi in combattimento e sistemati poi appositamente per far credere che fossero civili massacrati dai militari serbi. Ma soprattutto si scoprì successivamente che in Kosovo non c’erano fosse comuni. Lo stesso è accaduto in Libia nel 2011.

I crimini contro i civili in questa guerra si riveleranno via via numerosi, esattamente come avvenuto nelle città irachene rase al suolo dalle forze armate Usa, in quelle cecene bombardate dalle armate russe o nella Gaza periodicamente bombardata dai militari israeliani. L’Ucraina ne uscirà martoriata nella sua popolazione e nelle sue città come le guerre che abbiamo avuto in altri paesi, ma di cui non si è avuto – ne è stato dato – rilievo e morbosità di descrizione come in questo caso.

Un dato deve essere preso in mano e agito con estrema forza: più questa guerra andrà avanti e più orrori si andranno ad aggiungere agli orrori. Alimentare la guerra e le ambizioni di vittoria dell’Ucraina – come fanno gli interventisti – invece di lavorare per il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe, corridoi e zone smilitarizzate per interventi umanitari, significa spingere e giocare al massacro nella speranza che questo logori più la Russia che l’Ucraina. È un gioco cinico travestito da superiorità morale e lo è a tal punto che ha bisogno estremo di soglie di orrore sempre più alte per sconfiggere il sentimento maggioritario che chiede di mettere fine alla guerra.

Chi deve indagare ed emettere un giudizio sui crimini di guerra? Nel 1998 le Nazioni Unite si sono dotate di una Corte Penale Internazionale chiamata a farlo. Fino ad oggi, però, è riuscita ad operare solo contro i paesi africani. Le principali potenze come Usa, Russia, Cina, Israele, India non ne riconoscono la legittimità e quindi si sottraggono ai poteri di indagine e di sentenza. Esiste poi il Tribunale Internazionale dell’Aja, ma si è dimostrato inerte e fallace proprio sui crimini nella ex Jugoslavia. Il leader serbo Milosevic è stato riconosciuto come non responsabile solo dopo la sua morte nel carcere dell’Aja. Sono stati condannati generali e leader serbi per gli eccidi, ma il tribunale si è rifiutato di mettere a processo anche i comandi della Nato per eccidi analoghi. L’ipoteca del doppio standard pesa come un macigno nel rapporto tra istituzioni internazionali e grandi potenze. In qualsiasi caso è solo una entità “terza” quella che può garantire la neutralità dell’indagine, l’accertamento dei fatti e l’indicazione delle responsabilità sui crimini di guerra in Ucraina.

Le autorità ucraine forniscono moltissimo materiale informativo (video, foto etc.) che denuncia i crimini di guerra della Russia e che trova ampio spazio nei mass media occidentali.

Anche la Russia fornisce moltissimo materiale informativo (video, foto) che denuncia i crimini di guerra ucraini, ma non trova lo stesso spazio sui mass media occidentali. Solo in questo secondo caso viene presa alla lettera la categoria di disinformazione. E questo per l’accertamento della verità è un ostacolo che va rimosso.

Dunque che il racconto non sostituisca i fatti e i fatti sostituiscano il racconto. O facciamo barriera su questa asserzione o accetteremo senza combattere uno scenario orwelliano da incubo. Che sia verità e giustizia sui crimini di guerra, senza sconti per nessuno e su tutti!!!

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento