Il nuovo libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron – “I potenti al tempo di Giorgia Meloni” – contiene alcune pagine che hanno fatto esplodere una “bomba politica”: quella delle intercettazioni dei servizi segreti a danno di politici e giornalisti con il sistema della “pesca a strascico” e senza l’autorizzazione di un magistrato.
“Giorgia e la passione per gli 007” è sicuramente uno dei capitoli del nuovo libro di Luigi Bisignani, che affronta e indaga il potere e le logiche del Palazzo da parte di un “sussurratore” che ne conosce bene anche gli angoli più remoti e infrequentabili. In uno degli otto capitoli viene analizzato proprio il rapporto tra l’attuale premier e i servizi segreti, svelando alcune “rogne”, in particolare in materia di intercettazioni.
Nel libro si parla infatti di “400 utenze captate” dall’intelligence, utenze “su vari personaggi che ruotavano intorno al suo mondo (di Meloni, ndr)”, tra cui rientra “anche qualche giornalista”. Secondo Madron e Bisignani i Servizi Segreti italiani hanno insomma attenzionato, sorvegliato, controllato centinaia di persone. Con una domanda che pesa come macigno: con quale tipo di autorizzazione? Sembrerebbe nessuna.
Ci sono infatti sedici pagine dedicate alla passione di Meloni per l’intelligence e il lavoro degli 007, con dettagli sul ruolo di Mantovano, attuale segretario alla Presidenza del Consiglio e uomo chiave della “cabina di regia” nella violenta repressione delle manifestazioni al G8 di Genova, nel luglio 2001.
Nel libro trapela che proprio Mantovano intende modificare la Legge 124 del 2007, che regola le funzioni dei servizi di sicurezza da quando sono stati sciolti per gli ennesimi scandali i vecchi servizi segreti (Sisde e Sismi) e sostituiti con nuove agenzie (Aise, Aisi, Dis). Ma viene anche sottolineata la fascinazione di Giuseppe Conte per i servizi segreti quando era in carica come Presidente del Consiglio.
Nella realizzazione del progetto, Mantovano sta gestendo i rapporti con tutti i direttori delle agenzie di intelligence (Aisi, Aise, Dis), con i comandanti generali delle forze armate e i capi della polizia (dove è stato silurato prima della fine del mandato Giannini, ndr).
Nella sede dei servizi segreti in piazza Dante a Roma, si è svolto di recente un forum con tutte le autorità che in passato si sono occupate o hanno avuto la delega politica sui servizi di intelligence.
Tra questi il berlusconiano di ferro Gianni Letta e il piddino Marco Minniti, ma anche Gianni De Gennaro (tra i condannati per i depistaggi sulla scuola Diaz, a Genova 2001, quando era “solo” capo della polizia). Insieme a loro c’erano gli amministratori delegati di Enel, Eni, Leonardo, ministri e magistrati.
Luigi Bisignani scrive nel suo nuovo libro che l’intelligence italiana effettuerebbe centinaia di intercettazioni preventive. Le intercettazioni preventive sono legittime per i servizi segreti ma occorre che siano autorizzate preventivamente da un magistrato. Ma quelle indicate non sarebbero intercettazioni come quelle che subiscono gli indagati: in questo caso non rimangono degli atti, vengono effettuate dai servizi segreti motu proprio, senza alcuna finalità giudiziaria. Servono ufficialmente a capire “se ci sono dei potenziali rischi per la tenuta del sistema istituzionale ed economico del Paese”.
Nel libro “si sussurra” che negli ultimi anni ci sia stata l’irresistibile tendenza ad allargare le maglie di queste intercettazioni, attraverso una sorta di pesca a strascico giuridicamente possibile, ma politicamente molto discutibile. E dentro la rete – così fanno capire Bisignani e Madron – sarebbero finiti anche direttori di giornali, parlamentari e avversari politici del Governo in carica.
Luigi Bisignani, noto come “l’uomo che sussurrava ai potenti” (da cui prende il titolo l’omonimo libro) è ufficialmente un ex giornalista dell’Ansa, un affarista e un professionista di relazioni nel sottobosco prima andreottiano e poi berlusconiano. Condannato a due anni e sei mesi per la tangente Enimont, nel 2014 Bisignani ha patteggiato un’altra condanna di un anno e sette mesi per l’inchiesta sulla cosiddetta P4.
A dare risalto alla “bomba politica” contenuta nel nuovo libro di Bisignani ci ha pensato un’intervista rilasciata a Repubblica da Matteo Renzi, in questo caso in veste di senatore e non di neodirettore de Il Riformista, che sta ampiamente cavalcando la vicenda.
Renzi, che con i servizi segreti ha notoriamente avuto rapporti molto in chiaroscuro, afferma che il Copasir si deve occupare della vicenda e che Alfredo Mantovano, responsabile dei servizi segreti nel governo Meloni, deve fare chiarezza. “Fare chiarezza”, in quel mondo, è quasi un ossimoro. Che probabilmente rivela “guerre di posizione”, “diritti di ingerenza”, non certo un riportare “i servizi” ad un ruolo istituzionale che, in fondo, non hanno mai rispettato.
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