A molti capita di avere il proprio quarto d’ora di celebrità, ma quasi sempre sarebbe stato meglio non averlo. Perché se non capisci un tubo del tema che affronti, si vede da lontano. A meno che a guardarti non sia un giornalista mainstream, dei “media importanti”, che potrebbe benissimo scambiarti per un genio.
Avremmo volentieri fatto a meno di occuparci di tal Livio Ghidelli, “militante leghista” e ambulante brianzolo, paparazzatissimo sul pratone di Pontida col suo cartello al collo: «Cedere Lampedusa all’Africa».
Siamo abituati da oltre 30 anni a vedere foto di presunti nibelunghi con le corna, e uno più uno meno non cambia il giudizio.
Invece i media si sono gettati come un sol uomo ad intervistare il nuovo genio della politica lumbard, che – dobbiamo dirlo – ha avuto l’indiscutibile “merito” di tradurre sul piano pratico l’ideologia che sta dietro le idiozie di Salvini & co. sul “contrasto all’immigrazione clandestina”.
Non ci soffermeremo sulle frasi più truci e sconnesse, tipo «Ci stiamo facendo invadere come l’ultima Repubblica delle banane. I nostri anziani che sparavano agli austriaci non capivano nulla? Eravamo invasi. Quella era una guerra? Preferisco una guerra a un’invasione così subdola come l’immigrazione: un bambino che va a scuola in Donbass è più sicuro di uno che va in treno a Milano».
Un biglietto di sola andata per il Donbass sarebbe sufficiente a chiarire le idee sia a lui sia a chi pensa le stesse cose...
Esaminiamo invece proprio il cuore della sua “proposta” indossata come uomo sandwich: «Cedere Lampedusa all’Africa».
Intervistato da cronisti interessati solo allo show, il Ghidelli precisa pure: «Gli abitanti di Lampedusa potrebbero abitare in Sicilia, facciamo cinque o seimila villette e li mettiamo lì. Tutti chiacchierano, ma la mia non è una battuta. Quanto ci è costata l’isola negli ultimi vent’anni? Non parlo solo di soldi ma di qualità della vita. Se allontanare i confini serve a far tribolare i trafficanti, allora ben venga».
Sorvoliamo sul “piccolo particolare” che gli abitanti di Lampedusa vengono trattati e immaginati come pacchi da immagazzinare da qualche parte, senza diritto di parola (il Ghidelli è un commerciante ambulante, il suo immaginario è quello).
Ma immaginiamo pure che sia possibile. Cosa accadrebbe dopo?
Non ci vuole un genio per sapere e capire che i migranti – con “scafisti” o senza – fuggono dall’Africa o da altri paesi per arrivare in un posto dove vivere. Arrivano a Lampedusa (o altre spiagge italiane, greche, spagnole) perché è il punto più vicino al sito di partenza.
Non è che vogliano vivere lì, insomma. Semplicemente è il primo punto di accesso “all’Europa”.
Se dunque l’Italia cedesse “Lampedusa all’Africa” (che non è una nazione con uno Stato, ma un continente; dunque non è neanche “tecnicamente” possibile), quell’isola smetterebbe di colpo di essere un punto d’approdo. E i barchini o i gommoni si indirizzerebbero verso altre mete (Levanzo, Favignana, Marettimo, Pantelleria, la Sicilia in generale).
A quel punto si dovrebbe – secondo il genio leghista – fare di nuovo la stessa cosa, “cedendo all’Africa” le nuove mete.
E così via risalendo, probabilmente in qualche decina di anni, fino alla Brianza…
Direbbe un militare appena appena istruito sull’”arte della guerra”: “che cavolo di strategia è quella per cui davanti a ‘un’invasione’ si lascia il territorio?”
Tradotto: in questo modo “i confini si avvicinano”, non “si allontanano” come immagina il delirio leghista.
Se vivessimo in un mondo governato dalla logica il discorso si potrebbe chiudere qui...
E qualcuno potrebbe legittimamente pensare “è un bene che i Ghidelli si facciano vedere, un po’ come gli sciamani al Congresso statunitense; le ‘soluzioni’ fascioleghiste apparirebbero alla luce del sole molto più idiote di quanto non sembrino nella formulazione dei boss (‘il blocco navale’, ‘impedire le partenze’, ecc).”
Ridotto in pillole, insomma, il delirio fascioleghista non farebbe altri danni...
Ma non è così. Un secolo fa, nelle birrerie di Monaco, si offriva da bere a uno squinternato perché salisse su un tavolo e sciorinasse una marea di cazzate senza logica...
Siamo in un paese secondario di un’area imperialista che vede sfuggire il resto del mondo – e tutte le sue ricchezze – dal proprio controllo. La paura supera l’intelligenza. E gli “imprenditori della paura” vanno al governo.
Questo assicura il disastro, certo. Ma non sarà un pranzo di gala...
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