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19/09/2023

Tornano a crescere le tensioni in Nagorno-Karabakh,

di Francesco Dall'Aglio

L'Azerbaijan ha annunciato l'inizio di "misure anti-terrorismo" sul territorio del Nagorno Karabakh. Al momento si segnalano attacchi missilistici a strutture militari. A Stepanakert suona l'allarme aereo e si segnala la presenza di droni azeri, soprattutto degli israeliani Harop già impiegati con successo durante il conflitto del 2020.

Non c'è, ameno per ora, movimento di truppe di terra e quindi è presto per dire se si tratta dell'inizio di un'offensiva o solo di una dimostrazione di forza, tra l'altro proprio nell'ultimo giorno delle esercitazioni congiunte tra truppe USA e armene in Armenia. Però le autorità militari azere, nonostante affermino che gli obiettivi degli attacchi sono solo installazioni militari, esortano la popolazione a lasciare la regione, cosa che potrebbe fare presagire il prossimo inizio di un'invasione vera e propria.

Per ora, nessuna reazione diplomatica armena.

Ovviamente, McFaul e NAFeria assortita non si sono fatti sfuggire l'occasione di dare la colpa del rinnovato conflitto alla Russia. McFaul e i NAFO, però, fingono di ignorare (o meglio, McFaul finge, i NAFO ignorano) tre cose.

La prima: le forze di interposizione, volgarmente dette peacekeepers, non hanno il compito di rispondere militarmente ma solo quello di sorvegliare che una linea di cessate il fuoco o simili sia rispettata. Possono, secondo i mandati ONU, utilizzare la forza a livello tattico, cioè in situazioni limitate (proteggere civili attaccati da forze militari o proteggere se stesse), ma non sono un reparto combattente, e soprattutto non difendono una parte contro un'altra (sai le risate per quelli schierati in Libano all'epoca...).

La seconda: il conflitto in questione NON È tra Armenia e Azerbaijan, è tra Azerbaijan e repubblica dell'Artsakh (o Nagorno Karabakh). Ed è vero che la Russia e l'Armenia sono unite da un'alleanza militare, ma gli attacchi azeri non avvengono su territorio armeno ma su quello di una repubblica autoproclamatasi indipendente e, attenzione, NON RICONOSCIUTA come tale NEMMENO DALL'ARMENIA, né riconosciuta come parte dell'Armenia. La Russia quindi, secondo McFaul e la NAFeria, dovrebbe entrare in guerra con l'Azerbaijan per difendere un territorio che nessuno riconosce come indipendente, nemmeno l'Armenia stessa, e che per il diritto internazionale è una provincia secessionista dell'Azerbaijan.

La terza: è ovvio che la risoluzione della questione dell'Artsakh avverrà prima o poi (magari adesso) per via militare e a favore dell'Azerbaijan. L'Armenia non ha i mezzi per opporsi (al di là del fatto che, come detto sopra, non ne riconosce l'indipendenza, quindi i suoi soldati formalmente starebbero invadendo l'Azerbaijan) e il Primo Ministro Pashinyan non ne ha la volontà politica. Come già detto in un post precedente, dal 2018 la sua strategia è stata quella di addossare alla Russia la responsabilità di quello che è il più grande fallimento della politica armena dalla sua indipendenza, guardandosi bene però dal compiere i passi diplomatici (riconoscere l'Artsakh) che avrebbero obbligato la Russia ad assisterlo in virtù dei loro accordi militari e guardandosi bene dal rinnegare gli accordi in questione, continuando quindi a sfruttare l'ombrello militare della "Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva".

Che i NAFO non lo sappiano, pazienza. Che McFaul faccia finta di non saperlo è già un po' più grave, ma non ci si aspettava altro.

PS - quanto prima si risolve la questione, tanto prima la Russia può sganciarsi da una situazione estremamente complicata e senza alcuna possibilità di sbocchi favorevoli. È chiaro che l'Azerbaijan ha ricevuto e riceverà in futuro il via libera non solo da Ankara ma anche da Mosca. Intanto oggi Shoigu va in Iran a discutere col Ministro della Difesa iraniano. Va bene mollare l'Artsakh, ma altri allargamenti sono fuori questione.

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