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28/09/2023

IIT: vent’anni, più di 2 miliardi investiti e solo 80 dirigenti con il contratto industria

È lecito nell’Europa del patto per la ricerca e l'innovazione?

In questi giorni, il 21 settembre, IIT inizia le celebrazioni del ventennale dalla fondazione. Questo ci spinge a tornare su un argomento che Roars ha spesso affrontato. L’Istituto Italiano di Tecnologia.

Proprio a febbraio di quest’anno, Francesco Sylos Labini, ha sollevato alcune tematiche centrali sull’esistenza dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Ci ritorniamo con temi più sindacali, ma a nostro avviso centrali per la ricerca in genere, sperando che la redazione di Roars voglia accoglierci come ospiti.

Uno dei punti sollevati da Francesco Sylos Labini era l’esiguità del personale contrattualizzato. Cerchiamo di precisare la questione, dopo 8 mesi di un’estenuante trattativa che ha solo fumosamente delineato alcuni aspetti di una bozza di contratto aziendale limitato ai tecnici/amministrativi.

In effetti è proprio come scritto nell’articolo di Roars, solo circa 80 dirigenti hanno un contratto di lavoro derivato da un comparto, quello dell’impresa, che “premia” questo gruppo composto soprattutto da “team leader” che ha sapientemente scelto di “eludere” gli stipendi della ricerca italiana per poter approdare a salari ben superiori (magari la Fondazione potrà smentirci con dati dettagliati, ma ad oggi questo deriva dai bilanci) a quelli della docenza o degli enti pubblici di ricerca.

Le domande su come la “mission” dell’IIT ricade sul tessuto economico-produttivo italiano sono quindi più che lecite. Un dirigente di impresa privata ha vincoli di ricaduta ben più evidenti di quelli che, anche Francesco Sylos Labini poneva per l’IIT nel proprio articolo.

A questa “isola felice” per i dirigenti si aggiungono 600 dipendenti contrattualizzati individualmente, la cui carriera è discrezionalmente costruita dalla stessa dirigenza industriale di cui sopra.

Sebbene li abbiamo richiesti più volte, non siamo riusciti ad avere dati che facciano comprendere come questa discrezionalità sia declinata e di fatto, dai dati accorpati che abbiamo consultato, deriva che uno stesso tecnico od amministrativo può avere le stesse funzioni di un collega ma salario differenti anche del 100%.

La questione del salario minimo, in questo caso, si pone perfettamente perché con 40 ore settimanali senza una definita pausa pranzo, i 20 mila euro annuali definiti come la retribuzione annua più bassa, a difficoltà si collocano sopra i 9 euro/ora. E parliamo, è bene ripeterlo, di un datore di lavoro nell’alveo pubblico.

Peggiore è la situazione del corpo di ricerca, difficile da organizzare e portare alla coscienza rivendicativa. Divisi tra strutture ibride universitarie/epr e IIT, sono tutti atipici o borsisti. Nessuna figura di ricercatore “stabile” è prevista. E ogni tentativo di riportare la contrattualità nell’alveo della carta del ricercatore UE non viene recepita né dalla Fondazione né dallo stesso corpo della ricerca.

In sostanza, diviene verosimile supporre che la presenza di borse da 20 mila euro annui, si sovrapponga a coordinatori che prendono anche 10-15 volte di più (comprendendo la premialità).

Nel titolo dicevamo che IIT celebra il ventennale. Ma questa situazione di bassi salari nella ricerca nei giorni in cui si parla di fughe all’estero da parte di medici ed infermieri è sostenibile per un ente che dovrebbe rilanciare la ricerca applicata e fungere da volano per il sistema economico italiano?

Al di là della valutazione della ricerca prodotta da IIT, che pure è necessaria, determinare una giungla contrattuale è lecito nell’alveo del pesante finanziamento pubblico che sorregge la Fondazione?

Come USB PI Ricerca continuiamo il nostro ruolo per far emergere queste contraddizioni, sempre più convinti che Università e Ricerca Pubblica abbiano un bacino di notevole professionalità in IIT da cui attingere personale con esperienza formata ma pagato pochissimo. Un bacino che potrebbe divenire una risorsa importante in tempi di pensionamenti massicci negli enti pubblici.

Se dovesse iniziare l’esodo di lavoratori, i dirigenti IIT non dovrebbero giustificarsi verso chi finanzia la Fondazione? Che, peraltro, siamo sempre noi contribuenti...

Claudio Argentini Esecutivo Nazionale USB PI Ricerca

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