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21/09/2023

Nagorno-Karabakh - Tra disinformazione occidentale e disimpegno armeno

Questo titolo (di Repubblica, manco a dirlo. Il titolo dell'edizione a stampa è "L'Armenia capitola dopo 24 ore di guerra, il Nagorno ora è azero. Putin abbandona l'alleato, a Erevan folla in piazza: "Assassino". Tensioni al governo") è talmente tanto ingannevole che se esistesse ancora un Ordine dei Giornalisti sarebbe il caso che intervenisse a fare un po' di chiarezza.

L'Armenia non è stata "abbandonata da Putin" e non ha capitolato, perché non solo il Nagorno Karabakh non è Armenia, visto che nemmeno lei l'ha riconosciuto, ma soprattutto è Pashinyan ad avere abbandonato il Nagorno Karabakh, dichiarando mesi fa che faceva parte dell'Azerbaijan e non muovendo un dito in sua difesa (e come avrebbe potuto, dopo quelle dichiarazioni e dopo non averne riconosciuto l'indipendenza?). E "assassino" e "dimissioni" la folla della foto, che sta davanti al palazzo del Governo a Erevan, lo grida a Pashinyan e non a Putin: gli insulti a Putin, se uno vuole, si possono sentire ogni giorno e ogni notte davanti all'ambasciata russa ma non in Piazza dell'Indipendenza adesso, e anche nell'articolo l'unico che ce l'ha con Putin da quelle parti è "Yuri Gayane, 22 anni", che martedì sera era appunto a manifestare davanti l'ambasciata russa e viene cazziato da "Sarhat Hakobyan, bancario di 42 anni".

Insomma, per i giornalisti nostrani non c'è differenza tra Artsakh e Armenia, l'Azerbaijan ha invaso l'Armenia, e Putin non è intervenuto in sua difesa. Del resto alla controffensiva ormai non ci crede manco più Iacoboni, la Polonia ha dichiarato tramite il suo primo ministro che non fornirà più armi a Kiev visto che deve pensare a sé stessa, un bel po' di parlamentari USA si stanno sganciando apertamente, all'ONU Lavrov era come al solito la reginetta del ballo con la folla fuori la sua stanza delle riunioni, e qualcosa ci si deve dunque inventare - quindi ben venga "Putin assassino dell'Armenia", mentre del moderatissimo e benevolo Aliyev niente di male si può dire visto che ci fornisce il suo gas e quindi lui deve essere buono, dato che noi la roba dai cattivi non la compriamo.

Venendo alla realtà delle cose, oggi è cominciato il vertice, se così possiamo chiamarlo, tra autorità militari e civili dell'Artsakh e azere. Nella stanza c'è solo la bandiera azera, ovviamente, visto che la Repubblica dell'Artsakh non esiste nemmeno per l'Armenia. Non credo sia un caso (conoscendo appunto il benevolo Aliyev che non c'entra assolutamente nulla con tutta questa storiaccia ordita da Putin) che il tutto si tenga il 21 settembre, giorno in cui in Armenia si celebra l'indipendenza.

La popolazione dell'Artsakh però non deve avercela poi troppo coi russi assassini, visto che ormai i rifugiati nelle basi russe sono più di 5000, come riportato anche nell'articolo di Anna Lombardi. Chissà se i nuovi amici di Pashinyan manderanno qualche aiuto. Non so perché, ma ne dubito: molto meglio dare la colpa dell'ovvio, futuro collasso umanitario alla Russia senza muovere un dito. In fondo chi gli ha mai promesso niente, a Pashinyan? Ma che vuole, chi lo conosce? Intanto, proprio alcuni soldati russi, per la precisione cinque, sono rimasti uccisi ieri quando l'auto sulla quale si spostavano è stata colpita dall'artiglieria azera. Aliyev si è mortificato, si è scusato, e ha promesso indagini e compensazioni alle famiglie delle vittime.

PS - e stavolta invece applausi a Di Feo per questo articolo. Indovinate un po' con chi è in contatto l'Azerbaijan per nuove forniture di armi? Con noi, che però non potremmo vendergliele perché è in guerra. E allora che problema c'è, cambiamo le regole. Colpa di Putin pure questo, noi non c'entriamo nulla.

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