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28/09/2023

Italia e Germania ai ferri corti sui migranti. Serie difficoltà interne per Berlino

Ormai è alta tensione nelle relazioni tra Italia e Germania sulla questione migranti. Nella disputa sugli aiuti finanziari tedeschi alle Ong che si occupano dei migranti in Italia, il governo Meloni sta usando toni sempre più duri contro Berlino. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, in una intervista a La Stampa ha parlato di un comportamento “molto grave“.

“Così facendo, Berlino si comporta come se non sapesse che si sta cacciando nei guai in un paese di cui è teoricamente amico”.

Il Ministero degli Esteri tedesco aveva sottolineato venerdì che una decisione del Bundestag sugli aiuti alle Ong sarebbe stata attuata a breve.

I primi soldi – tra i 400.000 e gli 800.000 euro ciascuno – saranno erogati “a breve”, per un progetto di approvvigionamento a terra e un progetto di salvataggio in mare. Una delle organizzazioni è SOS Humanity.

Il fatto che il governo tedesco stia utilizzando fondi pubblici per finanziare i soccorritori tedeschi nel Mediterraneo, ha innescato un dibattito anche all’interno della coalizione semaforo (Spd, Verdi, Liberali) in Germania. L’occasione è stata la lettera inviata del primo ministro italiano Meloni al cancelliere tedesco Scholz.

Meloni nella sua lettera a Scholz ha scritto che: “Sono rimasta stupita nell’apprendere che il suo governo – senza coordinarsi con il governo italiano – avrebbe deciso di fornire finanziamenti significativi alle organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza di migranti irregolari sul territorio italiano e nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo“.

I Verdi tedeschi hanno difeso i finanziamenti statali alle Ong, mentre il deputato del Fdp (liberali) Kubiki, ha mostrato invece “comprensione” per il malcontento di Roma e ha messo in dubbio il sostegno nel caso specifico, pur avendo “per ovvie ragioni molta comprensione e simpatia per il salvataggio in mare in generale“.

La co-leader del Partito dei Verdi, Britta Hasselmann, d’altra parte, ha parlato di un “grande disastro” qualora nessun accordo statale sul salvataggio in mare venisse concordato a livello europeo.

Un portavoce del ministero degli Esteri tedeschi lunedì ha risposto che il governo aveva solo attuato una decisione del Bundestag. La decisione è stata presa qualche tempo fa e anche i partner italiani all’epoca ne erano stati informati.

Finora sono state approvate i finanziamenti per due progetti: una per la cura a terra di persone soccorse in mare e portate in Italia e un progetto di ONG per misure di salvataggio in mare. Secondo il Ministero degli esteri tedesco, l’importo del finanziamento del progetto è compreso tra 400.000 e 800.000 euro ciascuno.

Secondo il giornale tedesco Handesblatt, la disunione dei partiti della coalizione di governo in Germania sulla politica migratoria mette in pericolo la riforma del diritto d’asilo a livello europeo. Oggi i ministri degli interni dell’UE intendono fare un altro tentativo di compromesso.

Ma la Germania, insieme a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, si rifiuta di accettare un punto cruciale, vale a dire il nuovo regolamento dell’UE sulle migrazioni. Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, domenica, ha nuovamente messo in guardia contro la sua introduzione.

La preoccupazione è che il regolamento dell’UE sulle crisi potrebbe, a seconda della sua applicazione negli Stati alle frontiere esterne dell’UE, portare a un maggior numero di respingimenti, ma anche a un maggiore transito di rifugiati verso paesi come la Germania. La Baerbock teme che un numero particolarmente elevato di rifugiati possa arrivare in Germania.

La Presidenza spagnola sta attualmente cercando di rompere il blocco contrario al regolamento e sottrarre i cechi dal fronte comune con Ungheria e Polonia. Ma se la Repubblica Ceca voterà “no”, la pressione sul governo tedesco aumenterebbe e il compromesso europeo sull’asilo che Berlino chiede da anni fallirebbe.

E se la riforma fallisce, c’è il rischio che venga pagata politicamente alle elezioni europee del prossimo anno. A Bruxelles, c’è una crescente preoccupazione per il forte aumento dei voti per i partiti di destra se la migrazione controllata non viene limitata.

Scholz ha riconosciuto il diritto fondamentale all’asilo, ma ha anche chiesto deportazioni più efficaci. Ha chiesto chiarimenti sulle irregolarità nel rilascio dei visti in Polonia, aggiungendo che, a seconda della situazione attuale, “potrebbero essere necessarie ulteriori misure alle frontiere”.

Il ministro dell’Interno tedesco Faeser (SPD) alla domanda se fossero previsti controlli fissi alle frontiere polacche e ceche a breve termine, ha dichiarato al giornale tedesco Welt am Sonntag che: “Dal mio punto di vista, questo è un modo per combattere più duramente il crimine di contrabbando“.

Secondo il ministero dell’Interno, ulteriori misure di polizia di frontiera sono attualmente allo studio.

Ma a mettersi di traverso ai controlli alle frontiere come al solito è il mondo degli affari. L’Handesblatt riferisce che il presidente dell’Associazione federale del commercio all’ingrosso, del commercio estero e dei servizi (BGA), Dirk Jandura, ha respinto i controlli fissi alle frontiere con la Polonia e la Repubblica Ceca.

“Il commercio all’ingrosso e all’estero prospera sulla libera circolazione delle merci, ulteriori barriere sono controproducenti“, ha detto Jandura a Handelsblatt. Ha ricordato che la legge sulle catene di approvvigionamento, in vigore da quest’anno, sta già rendendo sempre più difficile per le medie imprese commerciare.

“La lunga congestione dei camion alle frontiere sarebbe un incubo per la catena di approvvigionamento“, ha avvertito Jandura. “Questi portano a colli di bottiglia temporanei nella fornitura e all’aumento dei costi, che alla fine verrebbero trasferiti al consumatore“.

Il sistema dominante europeo dunque fa nuovamente cortocircuito tra interessi diversi e non coincidenti: quelli dell’immagine “umanitaria” dell’Europa, quelli elettorali per i quali la questione immigrati è una rogna stellare e quelli del business che dei primi due se n’è sempre fregato.

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