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26/11/2023

R.I.P. Geordie Walker [1958-2023]

La chitarra che suonava Geordie Walker era una Gibson hollow body del ’52, color oro. La suonava anche il chitarrista di Elvis. Una chitarra rockabilly, insomma. Il genere mummificato da settanta anni, che ama chi spera di restare immobile in una giovinezza eterna. Immobile. I Killing Joke invece di immobile non avevano niente. Hanno preso la musica dell’epoca, che già viaggiava a velocità pazzesca, e l’hanno proiettata immediatamente in un futuro post-atomico, post-apocalittico. Geordie Walker portava pure come taglio di capelli un ciuffo che di rockabilly aveva qualcosa. La chitarra però era mostruosa, aliena, affilata (The Wait, cazzo, The Wait). Lo stile di Walker era devastante, cambiava tutte le carte in tavola. Però la chitarra, intendo lo strumento fisico, era tipo un amuleto, un magnete, un simulacro. Come in quei film di fantascienza in cui il trigger dei viaggi nello spazio-tempo è un vecchio orologio a pendolo, o una cabina elettrica obsoleta. Suonava quella chitarra elettrica obsoleta, ma con il suono era almeno dieci anni avanti. Con la testa molto di più.

È appena arrivata la notizia della sua dipartita, di quelle dure da digerire. Abbiamo perso un musicista mostruoso, di una band mostruosa, una delle poche che dopo quaranta e passa anni di attività aveva ancora tantissimo da dire, artisticamente. Forse però non c’era rimasto più tanto futuro da anticipare. Citando: “L’apocalisse è quello che c’è già”. Intanto, dagli scantinati dell’Inferno, si sentono ancora risuonare osanna e il suono arrugginito di una chitarra del ’52. (Lorenzo Centini)

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