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17/11/2023

La sceneggiata per giustificare la mattanza all’ospedale Al Shifa

Le veline militari israeliane cominciano a fare un bel po’ di fatica a sembrare credibili. Niente – secondo il sempre disatteso “diritto internazionale” – può giustificare l’orrore degli attacchi deliberati agli ospedali o il massacro della popolazione palestinese, adesso invitata ad evacuare anche dal sud della Striscia di Gaza. Per rifugiarsi dove? Non è dato saperlo, ma “a sud” c’è solo il deserto, e in Egitto.

Le truppe dell’unità Shaldag e di altre forze armate israeliane hanno continuato ad operare nell’area dell’ospedale Al Shifa a Gaza City. I soldati passano da un edificio all’altro e perquisiscono tutti i piani, mentre ci sono ancora centinaia di pazienti e personale medico.

Il portavoce militare israeliano “dedicato” per i media stranieri, Jonathan Conricus, ha detto giovedì a due inviati della BBC – portati in giro dai militari israeliani dopo l’irruzione in alcune aree dell’ospedale Al Shifa – che “le foto di alcuni degli ostaggi erano state trovate sui computer portatili dell’ospedale”.

In realtà la foto trovata è una sola. Si tratta di Or Megidish, la soldatessa dell’IDF liberata dalla prigionia dalle forze israeliane all’inizio dell’incursione di terra a Gaza. Ma è una foto precedente al sequestro nel raid palestinese del 7 ottobre, la stessa che era sul profilo social personale della soldatessa.

È stato invece ritrovato davvero il cadavere di uno degli ostaggi, Yeudith Weiss. Vicino – non dentro – l’ospedale Al Shifa. Ma a Gaza tutto è “vicino” a qualcos’altro, vista la densità della popolazione...

Il portavoce militare israeliano Johnatan Concricus ha dichiarato che “alla fine della giornata, questa è solo la punta dell’iceberg”. “Hamas non è qui perché ha visto che stavamo arrivando. Questo è probabilmente ciò che sono stati costretti a lasciarsi alle spalle. La nostra valutazione è che c’è molto di più”.

In pratica non hanno trovato né gli ostaggi né niente di rilevante da esibire (tanto meno il “centro di comando di Hamas”, che avevano dato per certo essere lì), ma hanno così bisogno di provare a giustificarsi agli occhi del mondo da inscenare siparietti degni un questurino di serie B.

“Durante le perquisizioni in uno dei reparti dell’ospedale, le truppe hanno individuato una stanza con risorse tecnologiche, insieme a attrezzature militari e da combattimento utilizzate dall’organizzazione terroristica di Hamas”.

Si tratta però solo di otto mitra, qualche caricatore, alcuni uniformi e un computer portatile. Un po’ poco per essere “Il Comando di Hamas” usato come presto per scatenare l’attacco all’ospedale Al Shifa.

Appena qualcosa di più del biberon trovato nei sotterranei dell’ospedale pediatrico Al Rantisi di Gaza e mostrato come “prova” che lì c’erano degli ostaggi. Un biberon in un ospedale pediatrico magari non è proprio una stranezza.

Perfino il Jerusalem Post, il giornalaccio più vicino a Netanyahu, ha dovuto ammettere che finora è mancata la “pistola fumante”.

(Le fonti di queste notizie sono tutte israeliane: Ynet News, Times of Israel, Jerusalem Post ndr)

Nel frattempo i civili palestinesi uccisi ormai sono arrivati a più 11.500 di cui 4.710 bambini. Non risultano numeri precisi su quanti morti ci siano ancora sotto le macerie.

È evidente che ci troviamo di fronte ad una indiscriminata punizione collettiva contro i palestinesi della Striscia di Gaza. Ci si avvicina a quella inquietante proporzione di “dieci palestinesi uccisi per ogni israeliano ucciso” che autorizza paragoni rognosi con le dolorose storie che abbiamo vissuto nell’Italia occupata dai nazisti.

La Casa Bianca parla con lingua biforcuta. In pubblico invita Israele alla moderazione, negli incontri riservati e nelle scelte concrete continua a dare semaforo verde e fornire armi per il massacro dei palestinesi.

Citando un elenco interno del Dipartimento della Difesa datato fine ottobre, l’agenzia Bloomberg ha riferito che il Pentagono ha attinto alle sue scorte militari in patria e in Europa per fornire a Israele 36.000 munizioni per cannoni da 30 mm e circa 2.000 missili a guida laser Hellfire per l’elicottero d’attacco AH-64 Apache.

Le consegne di armi a Israele segnalate sono evidentemente continuate nonostante l’amministrazione Biden abbia chiesto pubblicamente a Israele di esercitare moderazione ed evitare vittime civili durante la sua guerra in corso a Gaza.

Un capitolo in più da tenere in considerazione quando – prima o poi, in un modo o nell’altro – verranno giudicati i crimini di guerra a Gaza.

Chissà se a Tel Aviv o a Washington avranno ancora il candore di chiedersi: ma perché ci odiano tanto?

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