Se c’è un provvedimento su cui è facile dimostrare l’eguale servilismo delle diverse parti della classe politica italiana nei confronti delle grandi imprese questo è proprio “la fine del mercato tutelato” per le forniture di luce e gas.
5 milioni di famiglie, su un totale di 9,5 milioni, si sono fin qui potute avvalere di tariffe controllate dall’Autorità per l’energia, beneficiando di un “bonus energia” (in pratica uno sconto valido per i redditi Isee fino a 15.000 euro).
Questo sconto scomparirà a fine anno, per quanto riguarda il gas e da aprile relativamente alla corrente elettrica.
Rimarranno “sotto tutela” 4,5 milioni di famiglie classificate come “disagiate” che beneficiano della legge 104, del bonus sociale, o i cui membri risultano essere over 65 (con determinati livelli di reddito, ovviamente).
Si tratta di una delle “condizionalità” poste dalla Commissione Europea per approvare l’erogazione della quarta rata del PNRR (i fondi europei in prestito), e dunque l’accettazione di questo taglio di spesa risale al governo “Conte 2”, che aveva contrattato con la UE 209 miliardi del fondo post-pandemia.
E che era stato poi confermato dal governo Draghi (con dentro anche la Lega e lo stesso ministro dell’economia, il leghista varesino Giorgetti).
In pratica l’intero arco parlamentare aveva chinato la testa alla richiesta delle multinazionali dell’energia, per il tramite della UE, e l’allora piccola pattuglia di Fratelli d’Italia s’era fatta bella votando contro.
Ora che stanno al governo, naturalmente, sono appecoronati a quei poteri esattamente come i governi precedenti, senza alcuna apprezzabile differenza (si sta già parlando di portare l’età pensionabile oltre i 71 anni, altro che “cancellazione della legge Fornero”...).
E quindi consigliamo a tutti i lettori di considerare “teatro” tutte le dichiarazioni di queste ultime ore (PD e M5S che si fingono scandalizzati, leghisti in forte imbarazzo, “meloniani” strafottenti che ricordano a tutti che quel provvedimento era stato deciso da loro).
Basta infatti la più semplice delle constatazioni: la cancellazione del “mercato protetto” poteva benissimo essere evitata “compensando” i relativi costi con la rinuncia a qualche spesa decisamente inutile (che so: quelle per il fantasmatico “ponte sullo Stretto”, o altre).
Specie chi, come la Meloni e i suoi, aveva addirittura “votato contro” quando era all’opposizione, avrebbe potuto dare un esempio di coerenza a buon mercato e senza troppi sforzi di fantasia.
Non l’hanno fatto perché obbediscono esattamente agli stessi interessi che orientano le scelte dell’intero arco parlamentare attuale, nessuno escluso.
Non è un destino, essere servi delle multinazionali e delle innumerevoli aziende che oggi si stano già contendendo “clienti” costretti a subire i prossimi aumenti senza nemmeno poter fiatare.
È una scelta. Da servi.
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