Hamas e le autorità israeliane hanno concordato oggi una ulteriore proroga della tregua in vigore a Gaza, in cambio della liberazione di un maggior numero di ostaggi israeliani e contestualmente di prigionieri palestinesi. L’annuncio è arrivato questa mattina, pochi minuti prima della scadenza della tregua, che era in programma alle 7 di oggi.
Secondo Hamas, la tregua è stata prorogata di altre 24 ore, mentre le Forze armate israeliane (Idf) non hanno fornito ulteriori dettagli. Il Qatar ha confermato che l’interruzione dei combattimenti proseguirà per un altro giorno sulla base delle condizioni già concordate in precedenza.
Ieri, nell’ambito dell’accordo tra le due parti, Hamas ha consegnato alla Croce Rossa altri dieci ostaggi israeliani, oltre a due cittadini con passaporto russo in risposta alle richieste del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
Da parte sua, la commissione per l’amministrazione dei prigionieri palestinesi ha reso noto che nella lista dei detenuti liberati ieri sono presenti 15 donne, tra cui la nota giovane attivista Ahed Tamimi.
Netanyahu, dando l’ennesima delusione a chi sperava che la tregua diventasse un cessate il fuoco duraturo, ha ribadito che una volta completato il rilascio di tutti gli ostaggi, Israele riprenderà le azioni militari contro i palestinesi a Gaza per portare a termine gli obiettivi fissati dal gabinetto di guerra: eliminare Hamas e prevenire qualsiasi minaccia dalla Striscia di Gaza.
Sulla stessa linea sono anche le affermazioni del ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, che ha dichiarato che tutte le forze armate aeree, marine e terrestri sono pronte a riprendere i combattimenti.
Le Brigate Al-Qassam, il braccio militare di Hamas, hanno detto ai loro combattenti nella Striscia di Gaza di essere pronti a riprendere le battaglie con Israele se non verrà rinnovata la tregua, secondo un comunicato citato dai media internazionali.
“Le Brigate Al-Qassam – si legge nella nota – chiedono alle loro forze attive di mantenere un’elevata prontezza al combattimento nelle ultime ore della tregua”, che scade alle 6 ora italiana. I combattenti dovrebbero “rimanere su tali basi a meno che non venga rilasciata una dichiarazione ufficiale che confermi l’estensione della tregua”, aggiunge la dichiarazione.
Ieri si era tenuto un incontro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere degli sviluppi del conflitto e della possibilità di prolungare la tregua. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ribadito la necessità di “un vero cessate il fuoco umanitario” e ha esortato ad aumentare gli aiuti che stanno entrando nella Striscia di Gaza dove è in corso una “catastrofe umanitaria epica”.
In Cisgiordania sono stati uccisi 452 palestinesi solo nel 2023
Mentre si discute di tregua a Gaza, i dati che vengono dalla Cisgiordania sottoposta all’occupazione coloniale sono estremamente pesanti e non dovrebbero affatto essere persi di vista né esclusi da eventuali negoziati sul cessate il fuoco.
Il numero di palestinesi uccisi dall’esercito israeliano e dai coloni nella Cisgiordania occupata dal 7 ottobre ha superato infatti il numero di palestinesi uccisi lo scorso anno. L’esercito e i coloni, dal 7 ottobre hanno ucciso 242 palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est occupata.
Una precedente dichiarazione dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) affermava che 171 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania nel 2022 dalle forze e dai coloni israeliani.
Il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dal 7 ottobre rappresenta il 48% di tutte le vittime palestinesi in Cisgiordania che nel 2023 sono arrivate a 452 secondo una dichiarazione dell’OCHA pubblicata il 23 novembre.
La dichiarazione afferma che circa il 66% delle vittime dal 7 ottobre si sono verificate durante gli scontri che hanno seguito le operazioni israeliane di ricerca e arresto, principalmente nei governatorati di Jenin e Tulkarem; il 24% è stato nel contesto di manifestazioni riguardanti Gaza; il sette per cento è stato ucciso mentre attaccava o presumibilmente attaccava le forze israeliane o i coloni; il due per cento è stato ucciso in attacchi di coloni contro i palestinesi; e l’uno per cento durante le demolizioni punitive.
Dal 7 ottobre in poi sia i coloni che i militari israeliani attaccano con brutalità le città e i villaggi palestinesi della Cisgiordania. Circolano in rete alcuni agghiaccianti video sull’uccisione di due bambini palestinesi. Omicidi volontari, non “effetti collaterali”.
Attacco palestinese a Gerusalemme. Uccisi tre israeliani
La risposta palestinese per i morti di Jenin è arrivata questa mattina. È salito a tre il bilancio delle vittime israeliane dell’attacco a colpi di arma da fuoco avvenuto questa mattina alla periferia di Gerusalemme. I feriti sono sette. Uno dei morti è un giudice del tribunale rabbinico. I filmati delle telecamere di sorveglianza mostrano l’attacco all’ingresso di Gerusalemme questa mattina, con due uomini armati che escono da un’auto e aprono il fuoco contro un gruppo di civili in attesa a una fermata dell’autobus.
Gli autori dell’attacco sono stati a loro volta uccisi da due soldati fuori servizio e da un civile armato. Uno dei due, come si evidenzia da un video, è stato freddato dopo che si era arreso. Si tratta di Ibrahim Nemer, 30 anni, e Murad Nemer, 38 anni, due palestinesi residenti a Gerusalemme Est.
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