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20/11/2023

Civili israeliani colpiti anche dai militari. Le perdite a Gaza più alte di quanto dichiarato

Un’indagine della polizia israeliana ha riconosciuto che un numero imprecisato dei 364 civili uccisi il 7 ottobre, nel sito del rave Supernova, vicino al Kibbutz Re’im, sono stati colpiti da un elicottero da combattimento israeliano.

A scriverlo è il reporter Ziv KorenPolaris sul giornale israeliano Haaretz.

Gli investigatori israeliani hanno concluso che i combattenti di Hamas che hanno attraversato il confine da Gaza quel giorno non erano a conoscenza del festival musicale tenutosi vicino al Kibbutz Re’im, un insediamento coloniale israeliano a pochi chilometri a est di Gaza, lo ha riferito sabato il quotidiano di Tel Aviv Haaretz. I combattenti di Hamas erano in realtà diretti verso un kibbutz lì vicino.

“Secondo una fonte della polizia, l’indagine mostra anche che un elicottero da combattimento dell’IDF che è arrivato sulla scena e ha sparato ai terroristi apparentemente ha colpito anche alcuni partecipanti al festival“, afferma Haaretz.

L'articolo non indica quanti dei partecipanti al festival siano stati uccisi o feriti dall’elicottero.

L’indagine della polizia riportata da Haaretz sembra essere il primo riconoscimento ufficiale israeliano diretto che le IDF hanno ucciso alcuni dei loro civili il 7 ottobre e dopo.

Ma nelle ultime settimane si sono accumulate prove e testimonianze che quel giorno era accaduto anche questo. I tanti morti civili israeliani non sarebbero tutti responsabilità dei palestinesi, ma vittime del cinismo della cosiddetta ‘Direttiva Hannibal‘ a cui devono attenersi le forze armate israeliane.

L’aviazione israeliana ha ammesso di aver inviato più di due dozzine di elicotteri d’attacco che hanno sparato enormi quantità di proiettili di cannone e missili Hellfire di fabbricazione americana il 7 ottobre, anche se in molti casi i piloti non sono stati in grado di distinguere i palestinesi dai civili israeliani.

“La frequenza del fuoco contro le migliaia di terroristi era enorme all’inizio, e solo a un certo punto i piloti hanno iniziato a rallentare i loro attacchi e a scegliere con cura gli obiettivi“, ha riferito il mese scorso l’emittente israeliana Ynet, citando un’indagine dell’aviazione israeliana.

“Sparate a tutto“, avrebbe detto un capo squadriglia ai suoi uomini.

Il video diffuso dall’esercito israeliano mostra elicotteri che prendono di mira quelle che sembrano essere auto civili a casaccio, anche se al momento della pubblicazione del video l’esercito ha affermato che mostrava i suoi velivoli che sparavano ai “terroristi”.

E giovedì, il portavoce del governo israeliano Mark Regev ha ammesso – forse involontariamente – in un’intervista alla MSNBC, che il 7 ottobre le forze israeliane hanno colpito a morte centinaia di persone in un fuoco indiscriminato che non distingueva i combattenti palestinesi dai civili israeliani.

Israele non ha mai spiegato come i combattenti palestinesi equipaggiati solo di armi leggere possano aver causato la massiccia devastazione vista in alcuni insediamenti, dove le case sono state ridotte in macerie, o bruciato centinaia di persone a morte in modo irriconoscibile.

Le perdite israeliane a Gaza sono più alte di quanto dichiarato

Sabato scorso, Israele ha ammesso l’uccisione di altri sei ufficiali e soldati, oltre al grave ferimento di altri otto. Si è arrivati così a 65 morti nella battaglia di Gaza.

A Beit Hanoun, la Jihad islamica palestinese ha dichiarato di aver combattuto feroci battaglie contro i soldati israeliani, causando molte perdite tra le truppe israeliane

Il portavoce delle Brigate Al Qassam, Abu Obeida, nei giorni scorsi aveva fornito alcuni dati sulle perdite israeliane nei combattimenti in corso a Gaza, ma non i dati sulle perdite tra i combattenti palestinesi.

Comprensibilmente, durante un conflitto, tutti tendono a minimizzare le proprie perdite ed esaltare quelle inflitte al nemico. Ma quello israeliano è un apparato ufficiale, di uno Stato e non di una organizzazione guerrigliera.

La certificazione delle perdite, in questo caso, è un dato ufficiale, ha effetti pesanti sull’opinione pubblica e sul morale delle truppe sul campo, ragione per cui le informazioni vengono lesinate, omesse e riconosciute solo in alcuni casi non rigettabili. I dati forniti dai bollettini militari israeliani fanno riferimento alle vittime ma non ai danni subìti dai propri mezzi impiegati nelle operazioni.

Secondo le immagini satellitari analizzate da Al-Jazeera, 383 veicoli militari israeliane sono entrati a Gaza all’inizio dell’operazione di terra il 27 ottobre.

Secondo l’unità di analisi di Al-Jazeera, 88 di questi veicoli militari erano “scomparsi” tra il 1° e il 10 novembre.

L’8 novembre, Abu Obeida aveva annunciato che 136 veicoli militari erano stati distrutti completamente o parzialmente. Ma il portavoce della Resistenza si riferiva all’intera Striscia di Gaza, non solo alla zona settentrionale. E da allora, altri veicoli corazzati sono stati danneggiati o distrutti.

Israele ha diverse vie di rifornimento che gli consentono di evacuare alcuni dei suoi veicoli distrutti o danneggiati e sostituirli con altri funzionanti, ma non c’è dubbio che il tasso di distruzione delle macchine militari israeliane a Gaza sembra essere superiore nella storia di tutte le guerre contro gli eserciti arabi.

Almeno 31 palestinesi sono stati uccisi quando Israele ha preso di mira le case palestinesi nella Striscia di Gaza centrale durante la notte. Altri due sono stati uccisi a Khan Yunis. Undici palestinesi sono stati uccisi e altri feriti in un bombardamento israeliano che ha preso di mira una casa nella città di Jabaliya. Cinque palestinesi sono stati uccisi e altri feriti in un bombardamento israeliano che ha preso di mira una casa nel campo di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale.

Drammatica la situazione dei civili a Gaza

Quattro bambini prematuri sono stati dichiarati morti nell’ospedale Al-Shifa. 31 bambini prematuri nell’ospedale Al-Shifa sono arrivati all’ospedale degli Emirati a Rafah, a sud della Striscia di Gaza.

Le Suore di Maria Teresa di Calcutta, hanno fatto sapere che la sede di un loro istituto per ragazzi disabili e portatori di handicap a Gaza è assediata dai militari israeliani.

I militari hanno detto che se vogliono le suore possono evacuare, ma gli assistiti no, devono restare.

Tra di loro ci sono persone che non possono muoversi da sole e molti non possono nemmeno nutrirsi da soli, hanno bisogno di assistenza completa.

Le suore hanno perciò deciso all’unanimità di restare, ben sapendo come andrà a finire visto quello che succede intorno a loro.

Gli attacchi alle scuole che ospitano sfollati e un ospedale trasformato in una “death zone”. Il livello di violenza che ha devastato Gaza negli ultimi giorni è incomprensibile: lo ha denunciato, in una dichiarazione, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani.

“Gli orrendi eventi delle ultime 48 ore a Gaza sono oltre ogni comprensione“, ha detto Volker Turk, avvertendo che “l’uccisione di così tante persone nelle scuole trasformate in rifugi, centinaia in fuga per salvarsi la vita dall’ospedale al-Shifa, in mezzo ai continui sfollamenti di centinaia di migliaia nel Sud di Gaza, sono azioni che vanno contro le protezioni fondamentali che i civili devono ricevere secondo il diritto internazionale“.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato di aver effettuato una missione all’ospedale al-Shifa di Gaza, bersaglio di incursioni da parte dell’esercito israeliano, e di stare lavorando a un piano di evacuazione della struttura, che ha descritto come una “zona di morte“.

“L’OMS e i suoi partner stanno elaborando con urgenza piani per l’immediata evacuazione dei pazienti rimanenti, del personale e delle loro famiglie“, ha dichiarato l’organizzazione in un comunicato, aggiungendo che sabato erano rimasti nell’ospedale 291 pazienti e 25 membri del personale medico.

Il numero delle vittime palestinesi è salito a oltre 12.300 dall’inizio dell’operazione militare israeliana a Gaza il 7 ottobre.

Ammissioni e smentite sulle trattative sugli ostaggi

Da alcune fonti si apprende che starebbe andando avanti l’attività diplomatica per liberare almeno una parte dei 238 ostaggi israeliani, rapiti il 7 ottobre.

Il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani, durante la conferenza stampa congiunta con il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha detto che un accordo per la liberazione degli ostaggi sequestrati dipende ora da questioni pratiche “minori”.

Finora il Qatar ha contribuito a mediare i colloqui volti a liberare alcuni dei circa 240 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza. Nelle ultime ore si stanno susseguendo indiscrezioni sul raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas per il rilascio di parte degli ostaggi, ma Stati Uniti e le autorità di Tel Aviv hanno spiegato che al momento non è stato raggiunto alcun accordo.

In Israele cresce la pressione dei familiari degli ostaggi affinché si fermi l’offensiva militare per consentire la trattativa e la liberazione degli ostaggi.

Il Times of Israel riferisce che in un furioso alterco, i parlamentari del partito di estrema destra Otzma Yehudit hanno urlato contro i familiari degli ostaggi detenuti a Gaza dopo che questi ultimi si sono espressi contro la pena di morte proposta da Otzma Yehudit per i terroristi, nel timore che una tale legge possa avere gravi ripercussioni per i loro parenti prigionieri.

“Smettetela di parlare di uccidere gli arabi e cominciate a parlare di salvare gli ebrei”, ha gridato il parente di uno degli ostaggi la cui moglie e figlia sono tenute prigioniere, durante un’audizione del Comitato per la sicurezza nazionale della Knesset, che sta preparando la legislazione.

Libano/Fronte Nord

Il movimento di resistenza libanese Hezbollah ha dichiarato che i suoi combattenti hanno preso di mira 4 siti israeliani ad Al-Dahaira, Jal Al-Alam e Al-Jardah, Al-Marj. Le sirene hanno risuonato negli insediamenti di Shlomi e Kissufim.

Le forze armate israeliane hanno denunciato il sospetto di infiltrazione di due droni dal Libano mentre bombardamenti di artiglieria israeliana hanno preso di mira le città di Kafr Kila, Naqoura e Alma al-Shaab nel sud del Libano.

Fonte

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