di Gideon Levy
La prossima sorpresa non sarà una sorpresa. Potrebbe essere meno mortale del precedente, il 7 ottobre, ma avrà un prezzo elevato.
Quando ci cadrà addosso, lasciandoci storditi dalla brutalità del nemico, nessuno potrà fingere di non sapere che stava arrivando. L’esercito non sarà in grado di farlo, perché ha costantemente lanciato avvertimenti, ma non ha mosso un dito per impedirlo. La responsabilità delle Forze di Difesa Israeliane sarà quindi altrettanto grande come nel massacro nel sud, e altrettanto importante di quella dei coloni e dei politici che presumibilmente impediscono loro di agire.
La prossima pentola a pressione che ci esploderà in faccia sta bollendo in Cisgiordania. L’IDF (Israel Defense Force) lo sa; i suoi comandanti continuano a metterci in guardia su questo. Si tratta di avvertimenti ipocriti progettati per coprire le retrovie dell’esercito. Questi avvertimenti sono sfacciati, perché l’IDF, con le proprie mani e i propri soldati, sta soffiando sul fuoco tanto quanto i coloni.
Pretendere che potremmo trovarci a combattere su un altro fronte solo a causa dei coloni è insincero e doppiogiochista.
Se l’IDF avesse voluto, avrebbe potuto agire immediatamente per allentare le tensioni. Se avesse voluto, avrebbe agito contro i coloni, come un normale esercito è tenuto a fare contro le milizie e i gruppi armati locali. I coloni sono tra i nemici di Israele in Cisgiordania e l’esercito israeliano non sta facendo nulla per fermarli.
I suoi soldati partecipano attivamente ai pogrom, maltrattando vergognosamente i residenti, fotografandoli e umiliandoli, uccidendoli e arrestandoli, distruggendo memoriali, come quello di Yasser Arafat a Tulkarm, e strappando migliaia di persone dai loro letti. Tutto ciò getta benzina sul fuoco e aumenta la tensione.
Soldati vendicativi, invidiosi dei loro compagni di Gaza, imperversano nei territori occupati, con le dita leggere ed entusiaste sul grilletto. Quasi 200 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio della guerra e nessuno li sta fermando.
Nessun comandante regionale, comandante di divisione o comandante sul campo ferma la furia. È difficile credere che siano paralizzati anche dalla paura dei coloni. Dopotutto, sono considerati coraggiosi. I coloni sono estasiati. L’odore di sangue e distruzione che si alza da Gaza li ispira a scatenarsi come mai prima d’ora. Niente più favole su lupi solitari o semi cattivi.
L’impresa colonizzatrice, con il suo seguito di funzionari politici e finanzieri, non combatte contro i pogrom che ne derivano. La guerra è il loro giorno di paga, la loro grande opportunità. Con il pretesto della guerra e della brutalità di Hamas, hanno colto l’occasione per cacciare il maggior numero possibile di palestinesi dai loro villaggi – soprattutto quelli più poveri e più piccoli – prima del grande sgombero che avrà luogo dopo la prossima guerra, o quella che seguirà.
Questa settimana ho visitato la terra di nessuno sulle colline meridionali di Hebron. Le cose non sono mai state così prima d’ora. Ogni colono è ora un membro di una “squadra di sicurezza”. Ogni “squadra di sicurezza” è una milizia armata e selvaggia che ha il diritto di maltrattare i pastori e gli agricoltori e di sfrattarli.
Sedici villaggi in Cisgiordania sono già stati abbandonati e lo sgombero continua a pieno ritmo. Per la maggior parte, l’IDF non esiste. Israele, che non è mai stato interessato a ciò che sta accadendo in Cisgiordania, certamente non ne sentirà più parlare. I media internazionali se ne stanno interessando e capiscono dove sta portando. Dietro tutto questo c’è la stessa arroganza israeliana che ha permesso la sorpresa del 7 ottobre.
Le vite dei palestinesi sono considerate uno spreco. Prendersi cura di loro e dell’occupazione è percepito come un fastidio ossessivo. L’idea prevalente è che se la ignoriamo, le stelle si allineeranno in qualche modo.
Ciò che sta accadendo in Cisgiordania riflette uno stato di cose incredibile. Anche dopo il 7 ottobre, Israele non ha imparato nulla. Se l’attuale disastro nel sud ci ha colpito dopo anni di assedio, negazione e indifferenza, il prossimo cadrà perché, dopo il suo predecessore, Israele non ha preso sul serio gli avvertimenti, le minacce e la gravità della situazione.
La Cisgiordania sta gridando di dolore e nessuno in Israele sta ascoltando il suo grido di aiuto. I coloni sono su tutte le furie e nessuno in Israele sta cercando di fermarli. Fino a che punto possono spingersi i palestinesi? Israele dovrà pagare il conto, qualunque cosa accada. Sarà freddo o caldo, ma molto sanguinoso in entrambi i casi.
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