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16/11/2023

Precettazione nei trasporti per Cgil e Uil. Terranno botta o no?

Il dado è tratto, e ora c’è solo da vedere cosa faranno Cgil e Uil, non cosa diranno.

Conosciamo da decenni la dinamica sindacale e, come in quella politica, le parole non significano mai molto. Abbiamo visto clamorose ritirate e rotte sanguinose accompagnate da dichiarazioni tonitruanti. Quindi invitiamo tutti a guardare ai fatti.

E i fatti, al momento, sono questi.

Il ministro dei trasporti, nonché vicepresidente del consiglio, ha precettato i lavoratori dei trasporti pubblici, imponendo che la durata dello sciopero generale di dopodomani sia di sole quattro ore – dalle 9 alle 13 – anziché le previste otto per ogni turno.

Non si tratta solo di un “dimezzamento”, ma di un’autentica invalidazione dello sciopero generale nel settore più “visibile” e quindi politicamente rilevante.

Ovvio dunque che Cgil e Uil protestino contro una decisione del genere, permessa e anticipata dalla surreale interpretazione delle norme da parte della “Commissione di Garanzia” sugli scioperi.

“Dire che non è uno sciopero generale determina, per alcuni settori in particolare i trasporti, la possibilità di ridurlo, di cambiarlo ha aperto la strada all’intervento della precettazione. C’è stata una logica di questa nuova Commissione, che è una logica compiacente con il Governo”.

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, parando ad Agorà su Rai3, ha però articolato molto male il ragionamento. “Questo è il primo sciopero generale – ha proseguito – che come confederazione proclamiamo in tutto l’anno. Nei mesi scorsi ci sono state altre sigle sindacali, meno rappresentative, che hanno proclamato scioperi nel settore dei trasporti e non ha detto niente nessuno, né la Commissione di garanzia né il Governo. Dice delle cose adesso, guarda caso, perché lo sciopero è contro le politiche che stanno facendo”.

Insomma, ha ritirato fuori la vecchia e stupida visione “concorrenziale” che aveva spinto CgilCislUil uniti a non protestare mai quando gli scioperi venivano spostati-ridotti-precettati al sindacalismo di base.

Ora che viene trattato nello stesso identico modo, invece di cogliere l’intenzione reazionaria del governo Meloni, Landini la butta sulle “differenze di trattamento” che fin qui avevano premiato i sindacati “complici”.

Dire che la precettazione “è un atto grave, di assoluta gravità, una limitazione del diritto di sciopero” è certamente giusto. Ma accompagnare questa affermazione con la noticina “non è mai successo prima” è dire il falso (la precettazione è diventata abituale ormai da anni, nel settore), in modo infantile. Succede per la prima volta alla Cgil. E questo è certamente un segno dei tempi.

Non è un buon viatico per la giornata di venerdì.

Ufficialmente la posizione del sindacato è chiara: “lo sciopero rimane in vigore: andiamo avanti”, “lo sciopero è generale perchè il governo non ci sta ascoltando, non sta discutendo con noi” per “cambiare la manovra” e le politiche economiche e sociali. “Il governo ha evitato di aprire una trattativa con noi” e portato avanti “incontri finti”, ripete Landini.

Però poi si socchiude una porta decisamente ambigua.

“Guarderemo questa mattina il testo della precettazione. Abbiamo convocato per oggi alle 15.30 una conferenza stampa con la Uil e discuteremo su cosa fare. Per quello che ci riguarda è confermato lo sciopero per tutti i settori, ma per quanto riguarda il settore dei trasporti vedremo cosa fare senza mettere in difficoltà i lavoratori, perché con la prescrizione del governo le misure riguardano anche i lavoratori, non solo i sindacati”.

Ignorare la precettazione, di regola, comporta sanzioni economiche sia per i sindacati (fino a 100.000 euro) che per i singoli lavoratori che non si presentano al lavoro negli orari stabiliti. E se per le due organizzazioni si tratta di un sacrificio non particolarmente acuto, visti i numeri degli iscritti e l’entità delle quote, per i singoli lavoratori – già puniti dalla sottrazione della giornata in busta paga, si tratta di un impegno serio.

Che è ragionevole prendere, in queste condizioni politiche (ci si gioca il diritto di contrastare le politiche dei governi con lo sciopero, anche in futuro), ma che certamente richiede un plus di consapevolezza politica, dopo decenni di acquiescenza e “concertazione”.

Perciò vedremo, anche dopo la conferenza stampa, se Cgil e Uil mantengono davvero la disposizione a effettuare un vero sciopero generale, accettando uno scontro che è stato aperto dal governo; oppure se rinculeranno, coprendosi malamente con l’argomento di “evitare ai lavoratori un doppio sacrificio economico”.

Siamo in tempi di guerra. Contano i fatti, le parole volano via.

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