Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

26/11/2023

Gli israeliani negano impauriti, mentre la loro società scivola verso il fascismo

Ci sono momenti in cui mi chiedo seriamente in che paese vivo. Ma soprattutto mi chiedo che tipo di Paese potrebbe diventare il giorno dopo la fine di questa guerra tremenda.

Lunedì mi sono collegato con un incontro su Zoom con l’Alto Comitato di Controllo per i Cittadini Arabi di Israele, un’organizzazione che rappresenta i cittadini palestinesi e che include fra i suoi membri politici, accademici e attivisti.

È stato un atto di tradimento? Potrebbe esserlo stato.

Giovedì è stato arrestato Mohammed Baraka, capo del comitato ed ex leader del partito di sinistra Hadash, deputato della Knesset per 16 anni.

Sono stati arrestati anche altri due alti esponenti politici, Sami Abu Shehadeh, leader ed ex parlamentare del partito Balad, e Haneen Zoabi, un altro ex deputato.

Il loro crimine: indire una piccola dimostrazione a Nazareth contro la guerra a Gaza.

Adesso guardare il canale di Hamas su Telegram è certamente un reato per il quale puoi passare un anno in prigione.

Si sta verificando un’epurazione di studenti e insegnanti palestinesi nelle università e nei college israeliani.

Adalah, il centro legale ed ente per i diritti umani guidato da palestinesi, segue già più di 100 casi di studenti e insegnanti sbrigativamente espulsi per ciò che avevano scritto a proposito di Gaza sui social media o persino in gruppi privati su WhatsApp.

Secondo Adalah alcuni di questi post citavano semplicemente dei versetti del Corano o pubblicavano liste di giornalisti presenti a Gaza.

Hasan Jabarin, il direttore generale di Adalah, ha raccontato al comitato di un‘insegnante convocata per aver postato che “non esiste altro dio all’infuori di Allah”, una frase pronunciata in occasione di un lutto.

Ha spiegato che la zia era morta e la scuola ha richiesto di vederne il certificato di morte e solo allora l’hanno “perdonata”.

La caccia alle streghe è cominciata all’Università di Haifa.

Lo stesso giorno dell’attacco di Hamas una studentessa ha ricevuto una lettera dal rettore che le comunicava che era stata sospesa dal corso e che il giorno dopo doveva liberare la sua stanza nella casa dello studente.

Era stata accusata di aver “sostenuto l’attacco terroristico contro gli insediamenti vicino a Gaza e l’uccisione di innocenti”, un’accusa che lei ha categoricamente negato.

C’è stata una protesta e una petizione firmata da 24 docenti che chiedevano un procedimento regolare e che il caso venisse esaminato da una commissione disciplinare.

Adalah si sta occupando del caso. L’espulsione della studentessa, ha affermato in una lettera all’università, è stata “arbitraria e irragionevole” e costituisce una “seria violazione dei diritti della studentessa a un procedimento equo, all’alloggio e alla libertà di espressione”.

Il caso è tuttora pendente.

E non sta succedendo solo ad Haifa. Una mia amica, Warda Saadeh, docente al Kaye College, un centro di formazione per insegnanti a Beersheba, ha postato che Gaza è stata sotto assedio per 16 anni, senza in alcun modo giustificare o lodare l’attacco di Hamas. Ha condannato chiaramente l’uccisione di civili. È stata licenziata dopo 30 anni di lavoro presso il college.

La stessa cosa sta avvenendo nel servizio sanitario israeliano dove i palestinesi costituiscono il 40% del personale in ospedali, centri medici e farmacie.

Nihaya Daoud, una studiosa di salute pubblica presso l’università Ben Gurion del Negev e direttrice della sotto-commissione per la salute del comitato di follow-up, ha raccontato di una campagna per espellere medici e operatori sanitari, talvolta anche per ciò che avevano scritto prima che iniziasse la guerra.

Abed Samarah, un cardiologo dell’ospedale Hasharon, è stato licenziato senza possibilità di difendersi perché aveva postato, un anno prima dell’attacco, la bandiera dell’Islam con una colomba che porta un ramo d’ulivo.

Daoud ha affermato che i palestinesi nel servizio sanitario sono vittime di molestie da parte di colleghi ebrei e che nessuna azione viene intrapresa dai sindacati o dalle associazioni mediche.

Gode di impunità anche la petizione firmata da centinaia di medici ebrei israeliani che hanno invocato il bombardamento dell’ospedale Shifa a Gaza City, una richiesta che, secondo Daoud, è senza precedenti sia in Israele che nel resto del mondo, sostenendo che è in diretta violazione sia delle Convenzioni di Ginevra che del giuramento di Ippocrate.

Psicopolizia

Ancora più preoccupante è il fatto che molto di ciò non viene dall’alto, da un governo pieno di elementi di estrema destra.

Queste epurazioni da ‘psicopolizia’ sono fatte dall’università o dalle stesse autorità dell’ospedale.

Sono i colleghi ebrei di docenti e dottori palestinesi che sono in azione.

Cosa sta succedendo?

Primo, penso che sia una decisione consapevole e collettiva a livello ufficiale e non, per fuggire dalla realtà.

Lo scorso venerdì nessun canale televisivo israeliano ha trasmesso il discorso di Hasan Nasrallah, il leader di Hezbollah, con la motivazione che avrebbe aiutato il nemico.

Al Jazeera, al contrario, ha trasmesso dal vivo le quotidiane conferenze stampa dell’esercito israeliano.

Troppi ebrei israeliani vogliono estraniarsi dalla realtà, cioè che i due milioni di palestinesi che vivono in Israele sono solidali con la gente di Gaza. Ovviamente lo sono. Molti di loro, specialmente a Giaffa o Ramle, hanno famigliari a Gaza, rifugiati fuggiti da queste città nel 1948.

Ma Israele agisce come se il forte legame fra queste parti diverse del popolo palestinese scomparisse se nessuno ne parla.

Lo stesso mondo immaginario circonda il problema degli ostaggi. Due settimane fa, prima che cominciasse l’offensiva di terra, entrambe le parti erano vicine a un accordo per il rilascio di donne, minori e stranieri in cambio di donne e minori palestinesi detenuti in carceri israeliane.

Come riferito da Middle East Eye, c’erano dei problemi irrisolti sulla lunghezza del cessate il fuoco e su quali dei prigionieri israeliani dovessero essere rilasciati, ma le due parti erano state descritte dai negoziatori in Qatar come a “un centimetro” dall’accordo.

Accordo che è saltato quando è cominciata l’invasione di terra: allora la storia è cambiata.

Il portavoce dell’esercito israeliano e poi tutti i commentatori militari e corrispondenti hanno assunto la posizione secondo cui l’invasione di terra stava sottoponendo Hamas a una maggiore pressione per il rilascio degli ostaggi.

Alcune delle famiglie degli ostaggi sono chiaramente in disaccordo, ma non possono dirlo per timore di sembrare poco patriottici.

Nessuno pone mai la domanda: “Perché mai un’invasione di terra metterebbe una pressione maggiore su Hamas a favore del rilascio degli ostaggi? Come? Perché?”

Visione distorta

È solo un’altra domanda sepolta sotto le macerie di questa guerra. La stessa cosa vale per ciò che gli ebrei israeliani vedono e sentono di ciò che sta accadendo a Gaza. Non ci sono praticamente immagini delle atrocità.

Le imponenti dimostrazioni settimanali a Londra, Washington e altrove sono rappresentate come gente di sinistra in tutto il mondo che sostiene i massacri dei civili israeliani.

Il disgusto crescente in tutto il mondo per quello che Israele sta facendo a Gaza non viene riportato, e quando lo si fa è in un modo completamente distorto, come un enorme complotto antisemita contro gli ebrei e Israele.

L’epurazione non si limita ai palestinesi. Dissidenti ebrei stanno vivendo il controllo di massa.

Eran Rolnik, uno psichiatra che per anni ha scritto su Haaretz, è stato convocato mercoledì dalla Commissione dei dipendenti pubblici per gli articoli che aveva scritto contro Netanyahu.

Meir Baruchin, un insegnante di educazione civica che posta nomi e foto di civili palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a Gaza o in Cisgiordania, è stato arrestato giovedì per “istigazione al tradimento”.

Israel Frey, un giornalista ultra-ortodosso di sinistra, che ha scritto che prega per i bambini vittime sia nei kibbutz che a Gaza, se ne sta ancora nascosto, dopo essere fuggito da casa quando una folla si è radunata davanti alla sua abitazione.

La domanda principale, e la mia maggiore paura, è: cosa succederà dopo?

Si può collocare questo attuale regno del terrore in un contesto di paura e vendetta, sentimento comprensibile anche se molto esagerato in seguito agli atroci attacchi di Hamas in conseguenza dei quali nessun ebreo israeliano si sente al sicuro a casa propria.

Ma questo regime viscerale di zittire e intimidire svanirà a guerra finita? O siamo sulla soglia di una vera e propria repressione contro i dissidenti palestinesi e israeliani?

Israele sta precipitando verso l’abisso del fascismo? Sfortunatamente non posso dare una risposta rassicurante.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento