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30/11/2023

È finito il secolo di Kissinger

Se n‘è andato in nottata, all’età di cento anni – compiuti a maggio – uno dei personaggi politici più subdoli e machiavellici che la tragica storia del ‘900 abbia annoverato.

Quell’Henry Kissinger che fu potentissimo Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale sia durante la controversa Presidenza Nixon che nel triennio di Gerald Ford.

Fautore della cosiddetta realpolitik – nel nome della quale perorò addirittura il disgelo con la Cina di Mao, in funzione anti-sovietica – Kissinger fu tra i più audaci sostenitori delle spregiudicate teorie monetariste messe a punto dalla Scuola di Chicago e dai suoi “Chicago Boys”, diretti dall’economista neoliberista Milton Friedman.

La dottrina, i cui principi innervanti sono le privatizzazioni e la deregulation durante le oscillazioni di mercato, si fonda sulla supremazia monetaria del dollaro nei confronti delle altre divise, cui fanno da imprescindibile controcanto l’interventismo militare e il saccheggio imperialista a stelle e strisce.

Mentre sul piano istituzionale l’egemonia della moneta americana è da sempre sostenuta dalle ricette del FMI, autentica longa manus finanziaria degli Usa.

In definitiva, una struttura la cui finalità è il mantenimento del dominio economico e del modello culturale statunitense sull’intero pianeta.

Proprio questi principi dottrinari furono all’origine dei golpe imposti dagli Usa, negli anni ’70, in molti paesi dell’America Latina. A partire dal Cile e dall’Argentina.

Ma anche delle cosiddette guerre sporche condotte dalle amministrazioni Nixon e Reagan in Paraguay, Nicaragua, Venezuela, Brasile, Salvador. Nonché causa dell’ingerenza americana nelle sue colonie più lontane, tra cui certamente l’Italia.

E non si possono certo dimenticare il brutale e illegittimo bombardamento – dal punto di vista del diritto internazionale e della violazione dei diritti umani – voluto da Kissinger e Nixon sulla Cambogia. Come pure l’intervento statunitense nella Guerra del Kippur del 1973 a sostegno dello storico alleato sionista. Per non tacere delle operazioni Cia nell’Africa subsahariana.

Un’eredità insomma, quella di Henry Kissinger – che il politologo Robert Kaplan definì non a torto “il più grande statista bismarckiano del ventesimo secolo” – cui ancor oggi paghiamo un ben gravoso e sanguinoso dazio.

Un criminale e un nemico vero – al quale la borghesia, coi suoi comitati d’affari, non mancò di tributare un vergognoso Nobel “per la pace” – la cui dipartita arriva anche troppo tardi.

Non ci mancherà!

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