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22/11/2023

Caserma-Italia. Soldi e tutele solo agli apparati coercitivi

Il governo continua a usare la paura della società come must elettorale e la sicurezza come una clava, ma i dati ci restituiscono una situazione ben diversa.

Non solo il numero dei delitti è in calo da molti anni, ma in Italia ci sono più agenti dell’ordine pubblico pro-capite che in ogni altro paese europeo. Nel nostro paese ci sono ben 467,2 poliziotti ogni 10mila abitanti. Prima dell’Italia ci sono solo la Russia, con 564,6 poliziotti e la Turchia.

Il fatto che l’Italia venga subito dopo Paesi ritenuti autoritari, e per questo “stigmatizzati” in Europa e in Occidente per mancanza di democrazia, dovrebbe inquietare. Sono infatti questo tipo di Stati ad aver bisogno di un intenso uso della forza per mantenere l’ordine pubblico.

Non solo. In Italia c’è un poliziotto penitenziario ogni 1,9 detenuti, mentre in Francia i detenuti per poliziotto sono 2,6, in Germania 2,7, in Spagna 3,9 e in Inghilterra e Galles 2,8.

Eppure si continua a favoleggiare di “scarsità i uomini” e “turni massacranti”. O è del tutto falso, oppure una grossa fetta si “imbosca”...

Nonostante questo, il governo continua a finanziare generosamente gli apparati coercitivi piuttosto che quelli di utilità sociale.

“Con la manovra noi stanziamo cinque miliardi di euro per la contrattazione collettiva nazionale di tutto il settore pubblico. In base ai calcoli effettuati dal ministero dell’Economia, tenendo conto della massa salariale e delle retribuzioni medie, e in base anche alle nostre priorità, noi riteniamo che di questi 5 miliardi non meno di 1,4 miliardi saranno destinati alle Forze di polizia e alle Forze armate e altri 100 milioni ai Vigili del fuoco. Dunque, complessivamente un miliardo e mezzo di euro interamente destinato al comparto che voi rappresentate”, ha detto la Meloni intervenendo ad un incontro con le organizzazioni di categoria di polizia, polizia penitenziaria, carabinieri e militari.

Quindi 1,4 miliardi agli uomini e donne in divisa e solo 100 milioni ai Vigili del Fuoco.

Non solo. Lo scarto tra dipendenti “civili” e forze militari si amplia in modo deciso. I nuovi stanziamenti, infatti, in proporzione al personale in servizio, portano in dote circa 1.100 euro per ogni dipendente pubblico e 3.300 euro per ogni agente in divisa.

In Italia, su circa 3 milioni di dipendenti pubblici, ci sono 256mila tra poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari, 165mila militari; ma solo 29mila Vigili del Fuoco. Evidentemente questi ultimi non sono considerati altrettanto importanti...

Se poi magari guardiamo al numero di infermiere/i o medici ci sarebbe da buttarsi dalla finestra.

Le “forze dell’ordine”, con il nuovo decreto sicurezza (già il secondo, in un solo anno di governo) potranno girare con armi private anche quando sono fuori servizio e senza dover richiedere un porto d’armi. A loro, già oggi, si aggiungono i circa 40.000 agenti delle società di sicurezza privata.

Sarà una coincidenza, ma in Italia meno del 2,5% della popolazione maschile detiene un’arma da fuoco, mentre l’8,8% dei femminicidi viene commesso da agenti di polizia, carabinieri, agenti della sicurezza privata. Ovvero da coloro che hanno armi da fuoco a disposizione in ogni momento.

L’ultimo decreto sicurezza traspira da ogni poro una mentalità da stato-caserma, o da stato-penale, come dicono spesso gli amici dell’Osservatorio Repressione.

Un decreto che prevede solo aumenti delle pene detentive per chi occupa le case o fa i blocchi stradali (“Chiunque impedisca la libera circolazione su strada, ostruendola col proprio corpo, dovrà risponderne penalmente se il blocco risulti particolarmente offensivo e allarmante, sia per la presenza di più persone e sia per il fatto che sia stato promosso e organizzato preventivamente”).

In caso di “sfratto di necessità” potranno procedere le forze di polizia che raccolgono la denuncia, senza attendere il via libera della magistratura (che a quel punto non può decidere più nulla, essendo lo sfratto già avvenuto, anche se magari illegittimo).

Aumentano le pene anche per chi fa resistenza o oltraggia i pubblici ufficiali, per chi li ferisce (non importa se lievemente o gravemente) o addirittura ne “lede il prestigio o il decoro”.

Ma anche per chi “imbratta edifici pubblici o veicoli di stato”, per cui sarebbe forse eccessiva persino una multa. Aumentano le pene per le rivolte in carcere, e – incredibilmente, persino secondo il Corriere della Sera – per chi disobbedisce agli ordini dei secondini.

Le borseggiatrici finiranno in carcere anche se in gravidanza o madri di un bambino minore di tre anni.

Insomma, sono in arrivo due provvedimenti – uno economico e uno penale – che innalzano enormemente i vantaggi e le tutele per gli uomini e donne in divisa, cioè per coloro che hanno il compito di difendere governi e istituzioni dalla rabbia popolare o dall’opposizione politica.

Una volta tale compito era affidato ai pretoriani nell’antica Roma o ai “gendarmi” nei secoli più recenti, che per questo si vedevano concessi privilegi formali (e informali) superiori a quelli di altri funzionari pubblici e, soprattutto, dei cittadini “normali”.

Ma erano sistemi di potere o di governo più simili a dittature o a regimi autoritari (il famoso “bonapartismo”, analizzato da Marx). Apparati concepiti per tenere sotto il tallone il popolo e gli oppositori politici.

Che cosa è oggi l’Italia governata da Giorgia Meloni e, prima di lei, da Mario Draghi?

Le premesse viste in un anno di governo ci dicono che l’aspirazione è quella di diventare una “democratura” a tutti gli effetti. Un po’ come sta accadendo in tutti i paesi occidentali, che però – come se la cosa non li riguardasse – “stigmatizzano” o “sanzionano” le autocrazie negli altri paesi.

Un gioco vecchio, schifoso, ma soprattutto ormai scoperto. E che rischia di diventare socialmente molto pericoloso...

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