L’artiglieria israeliana sta continuando a bombardare le città di Jabaliya nel nord della Striscia di Gaza e di Khan Yunis nel sud della Striscia di Gaza.
Sono in corso duri combattimenti tra le organizzazioni della resistenza palestinese e le forze di occupazione israeliana nell’area di Al-Katiba a Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza.
Il direttore dell’ospedale Al-Awda, Ahmed Muhanna, ha lanciato un appello alle organizzazioni umanitarie e agli organismi internazionali affinché intervengano urgentemente per evacuare in sicurezza i pazienti e il personale ospedaliero. L’ospedale si trova nella zona di Jabaliya ed è sotto assedio militare israeliano da sei giorni, senza cibo, acqua o medicine.
Il relatore delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, Michael Faqhri, ha dichiarato ad Al-Jazeera che 2,3 milioni di persone a Gaza soffrono la fame e che ciò che sta accadendo nella Striscia è considerato un genocidio.
Più di 200 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore.18.205 palestinesi sono stati uccisi e 49.645 feriti nel genocidio israeliano in corso a Gaza a partire dal 7 ottobre. Stime palestinesi e internazionali dicono che la maggior parte delle persone uccise e ferite sono donne e bambini.
Israele in difficoltà sulla gestione delle proprie perdite a Gaza
Mentre in Israele diverse inchieste giornalistiche stanno via via documentando l’alto numero di morti e feriti tra i soldati israeliani, rompendo la censura imposta dai militari, nei comandi dell’IDF comincia a fare capolino la versione più consolatoria sulle vittime (giù utilizzata ampiamente dagli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan): quella del “fuoco amico”
Il Times of Israel riferisce che secondo i nuovi dati diffusi dall’IDF, dei 105 soldati uccisi nella Striscia di Gaza durante l’offensiva di terra, 20 sono stati uccisi dal cosiddetto fuoco amico e da altri incidenti,
Tredici dei soldati sono stati uccisi dal fuoco amico a causa di un’identificazione errata, anche in attacchi aerei, fuoco di carri armati e colpi d’arma da fuoco. Gli altri in incidenti di varia natura. La versione del “fuoco amico” serve psicologicamente a rendere meno pesante la realtà dei propri uomini uccisi dal nemico, li consegna ad una sorta di fatalità che rende il bollettino delle perdite meno traumatico e più gestibile con i mass media e i familiari dei militari uccisi.
Cisgiordania. Quattro palestinesi uccisi a Jenin
Le forze militari israeliane hanno ucciso quattro palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità palestinese. La Mezzaluna Rossa palestinese afferma che sono state uccise in un attacco di droni sulla Città Vecchia.
Yemen. I guerriglieri di Ansarallah colpiscono nave norvegese diretta in Israele
Un missile lanciato dai guerriglieri Houthi dello Yemen ha colpito lunedì una nave battente bandiera norvegese nello stretto di Bad el-Mandeb, diretta in Israele. Secondo i militari americani, la petroliera chimica Strinda è stata colpita da un missile da crociera lanciato da una zona dello Yemen controllata dagli houthi: a bordo è scoppiato un incendio e il cacciatorpediniere americano Uss Mason è arrivato in aiuto della nave. Al momento non si registrano vittime. Secondo fonti pervenute successivamente la nave sarebbe stata diretta in Italia e non in Israele.
Biden crolla nei sondaggi per le sue posizioni su Israele e Palestina
In un sondaggio commissionato dal Wall Street Journal sulla situazione a Gaza, il presidente statunitense Joe Biden ha ricevuto giudizi sostanzialmente negativi: solo il 37 per cento degli elettori interpellati dal “Wall Street Journal” hanno espresso approvazione per la gestione del conflitto da parte della Casa Bianca, mentre il 52 per cento si è detto insoddisfatto.
I giudizi negativi di questo sondaggio sono in linea con le valutazioni complessive sull’operato di Biden che hanno toccato i valori minimi dall’inizio del suo mandato.
Il sondaggio del Wall Street Journal riflette anche profonde divisioni generazionali e legate agli orientamenti politici degli intervistati: solo il 17 per cento degli elettori democratici sondati ha dichiarato di sostenere Israele, contro il 69 per cento dei repubblicani. Tra i giovani il sostegno a Israele è inferiore a quello dei senior. Sostiene infatti Israele il 31 per cento degli elettori di età compresa tra 18 e 34 anni, mentre tra gli elettori di età superiore a 65 anni la percentuale sale al 53 per cento.
Il 55 per cento degli intervistati – un totale di 1.500 elettori registrati, consultati tra il 29 novembre e il 4 dicembre scorsi – ha dichiarato di credere che Israele stia conducendo le azioni militari necessarie a difendersi e prevenire un altro attacco da parte di Hamas. Il 25 per cento, invece, ritiene che l’azione militare di Israele sia sproporzionata.
“Puma”. Una vittoria della campagna di boicottaggio e disinvestimento verso Israele
Il quotidiano economico Financial Times riferisce che l’azienda tedesca di abbigliamento sportivo Puma ha deciso di interrompere la sua sponsorizzazione della squadra nazionale di calcio israeliana.
Il “Financial Times”, citando un documento interno dell’azienda. Secondo il giornale, la decisione è stata presa un anno fa e non è legata alle proteste di alcuni gruppi di attivisti che chiedono di boicottare i prodotti dell’azienda tedesca a causa dell’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza.
“Dal 2024, la terza azienda di abbigliamento sportivo al mondo (Puma) non fornirà più attrezzature alla nazionale dopo aver deciso di non rinnovare il contratto con la Federcalcio israeliana”, si legge sul quotidiano che cita un documento interno della società.
Boicottaggio di Israele. Sabato 16 dicembre seconda giornata nazionale di boicottaggio di Carrefour
Sabato 16 dicembre ci sarà la seconda giornata di mobilitazione nazionale di boicottaggio contro la catena di supermercati Carrefour e lo Stato sionista d’Israele, dopo la prima riuscita mobilitazione del 1° dicembre lungo tutto il paese.
Nel pieno delle festività natalizie, inceppare i meccanismi di relazione economica e commerciale tra l’occupante israeliano e una delle più grandi catene di supermercati d’Europa rappresenta uno dei modi possibili per sostenere la causa del popolo palestinese.
Boicottare Carrefour è importante perché commercia con le imprese che hanno sede nei territori occupati da Israele, invia pacchi di solidarietà all’esercito israeliano – mentre questo commette crimini di guerra in Palestina – e sostiene da sempre l’ideologia e le politiche di Israele.
In Italia, il governo non solo continua a non condannare il genocidio in corso a Gaza e nel resto dei territori occupati, ma scende in piazza assieme alle opposizioni parlamentari in sostegno del regime sionista e sottoscrive un documento con Francia e Germania per sanzionare, non Israele, ma Hamas!
Se Israele allora non viene sanzionato dai governi per i suoi crimini di guerra, devono essere i popoli a sanzionarlo con continue e capillari campagne di boicottaggio, soprattutto ora che la divaricazione tra i sentimenti popolari e la politica dei governi occidentali sul genocidio e la pulizia etnica contro i palestinesi è enorme, come dimostrano i numeri di tutte le piazze del mondo in sostegno della Palestina.
L’obiettivo della campagna resta quello di rompere ogni complicità tra l’Italia e lo Stato sionista d’Israele perché l’impunità di cui godono l’occupazione e i crimini di guerra israeliani tra i governi occidentali non è più tollerabile.
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