Genova – Il problema non era «la diga sì o no». Il problema è: perché tanta fretta di fare una diga, di cui non c’era urgenza, senza avere prima pensato alla sua migliore collocazione e funzionalità nel quadro dell’imminente nuovo Piano regolatore portuale? Il Piano non viene prima dell’opera? Perché non progettare insieme alla diga, che richiede una spesa pubblica eccezionale, le soluzioni dei tanti problemi aperti e cruciali di innovazione delle attività commerciali e industriali del porto, mirando non solo all’adeguamento tecnologico delle banchine ma anche allo sviluppo economico e occupazionale del territorio? A questi rilievi si è aggiunta la scoperta che non è sostenibile e sicuro costruire la diga a 50 mt di profondità, per cui occorre rivederne la posizione e con ciò si possono anche risparmiare centinaia di milioni per altre opere complementari. Invece no. Si è proceduto con urgenza, per espressa volontà del clan Rixi, Toti, Bucci, Signorini e Spinelli. Perché?
Per soddisfare il monarca Aponte, dal quale a Ginevra nel 2017 erano andati insieme come uno stuolo di vassalli devoti, promettendogli tutto il possibile anche a nome del Governo nazionale, compresa ovviamente la nuova diga di fronte al terminal Bettolo di MSC per consentirne la maggiore agibilità. Una promessa che siccome tarda a realizzarsi, Aponte fa pagare al porto utilizzando il terminal nemmeno al 20% della sua capacità senza che Palazzo San Giorgio abbia niente da eccepire.
Per soddisfare l’amico Salini principale azionista di WeBuild, a cui si sono subito anticipati 253 milioni per le sue esigenze finanziarie di gruppo e non certo per quelle operative di impresa; infatti, siamo al 2,5% del cronoprogramma ma WeBuild ha già intascato il 30%. Addirittura, a tutela di WeBuild è stato inserito da Signorini nel contratto che gli “imprevisti” saranno a carico del committente pubblico. Quello che sta appunto accadendo, con ottima soddisfazione di WeBuild che, come previsto, vede progressivamente aumentare il suo budget, i suoi ricavi e i suoi profitti.
Per soddisfare il sodale Spinelli, e di riflesso i vizi del suo compare Signorini, fedelissimo di Toti e raccomandato da Bucci, per cui occorreva dichiarare un termine temporale di riferimento della nuova diga per favorire la vendita, con una ricchissima plusvalenza, delle quote societarie a Hapag Lloyd.
Per soddisfare Bucci e la sua inesauribile boria di fare credere di essere l’uomo della provvidenza, capace di costruire una diga in mare aperto di oltre 6km a 40-50mt di profondità su fondo limaccioso a spese del pubblico, così come ha ricostruito un ponte metallico prefabbricato di 1km a 40mt di altezza sul greto secco di un torrente a spese del privato. Una madornale presunzione da manager millantatore, ma solo perché gode del favore “pubblico” perché degli azionisti privati lo avrebbero già cacciato a calci nel sedere (basta immaginare che fine farebbe con una Autorità portuale trasformata in società di capitali!). Ma il supercommissario Bucci non riesce più a mistificare la sua incapacità (o peggio) neanche con le dichiarazioni di scherno rivolte alle opposizioni ogni qualvolta è costretto a rifugiarsi in reticenze e falsità sull’avanzamento dei lavori.
Ora, con questa intervista del Secolo XIX a Rixi, si scopre che, dopo avere già accumulato un ritardo di un anno e mezzo dei 4 previsti, i 7 cassoni della diga (dei 93 totali!) appena collocati andranno rifatti perché costruiti male e difettosi (la mescola del calcestruzzo è sbagliata, ma i cassoni sono fatti solamente di calcestruzzo!). Saranno rifatti naturalmente a spese dello stato, senza che Rixi neanche sollevi il problema della responsabilità tecnica e produttiva dell’appaltatore (chi ha sbagliato la mescola?). Con ciò, altre centinaia di milioni saranno dati in aumento all’appalto di WeBuild e soci, come volevasi dimostrare. Infine, Rixi ha ammesso che il motivo degli extracosti è l’aumento della profondità dei pali di sostegno (da 6 a 12 mt, il doppio!), dovuto alla presenza dello spessore di limo sul fondale, rivelato a suo tempo dal progettista Ing.Piero Silva costretto alle dimissioni per l’onestà professionale di questa sua denuncia.
Pertanto, i tempi si allungheranno? Ma no, risponde Rixi. Mai come ora siamo andati spediti! Il giovanotto, senza arte né parte, che ha fatto carriera politica berciando slogan xenofobi contro nomadi ed extracomunitari, ora approdato alla soglia del Ministero a gestire miliardi di opere pubbliche strategiche, pensa di cavarsela così. Cambiando la mescola dei cassoni, coi soldi del “popolo bue”.
A meno che non si scopra molto presto che il problema non è la mescola (la cui formula non è affatto difficile da realizzare) ma come è verosimile il cedimento del fondale. Allora sì che non basteranno nemmeno i soldi del "popolo bue" e Rixi e Bucci se ne andranno ignobilmente a casa.
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