L'esercito egiziano sta lavorando ad un possibile intervento militare
contro la Striscia di Gaza. A rivelarlo sono state oggi fonti della
sicurezza del Cairo alla stampa araba: aerei di ricognizione egiziani
sono entrati nello spazio aereo di Gaza e fotografato alcuni siti a
Rafah e Khan Younis, possibili target di un attacco. Non solo:
l'intervento potrebbe riguardare anche veicoli sospettati di
contrabbandare beni dall'Egitto alla Striscia.
Un intervento senza precedenti. Secondo le fonti, l'obiettivo è
stroncare l'attività militare di gruppi armati islamisti nella Penisola
del Sinai. Dal golpe militare del 3 luglio che ha portato alla
deposizione del presidente Morsi e del regime dei Fratelli Musulmani, il
nuovo governo egiziano ha accusato Hamas di aver inviato, attraverso i
tunnel di Rafah, miliziani pronti a compiere attacchi contro le forze di
sicurezza del Cairo. Accusa che Hamas ha sempre rispedito al mittente, ma che ha provocato dure reazioni
da parte dell'Egitto: il valico di Rafah è quasi sempre chiuso,
impedendo il passaggio di beni e persone, i tunnel sono stati quasi
completamente distrutti e la Marina sta compiendo raid contro i
pescatori gazawi lungo le coste egiziane.
Secondo il Cairo, dietro gli attacchi contro polizia ed esercito
egiziani, ci sarebbe militanti provenienti dalla Striscia. Tra loro
Ansar al-Sunna, gruppo legato ad Hamas, e Ansar Beit al-Maqdis. Per cui,
l'Egitto non avrebbe altre opzioni, se non quella di colpire
direttamente la Striscia se la "linea rossa" sarà superata: "L'esercito
egiziano non crede che la popolazione di Gaza sia coinvolta nelle
violenze in Sinai - ha detto un funzionario egiziano all'agenzia stampa
palestinese Ma'an News - Ma alcune fazioni sostengono gruppi armati in
Sinai. I tunnel giocano un ruolo importante, collegando le due
parti. E sebbene il coinvolgimento di Hamas sia limitato, è comunque
responsabile del mantenimento dell'ordine e del controllo dei tunnel e
delle fazioni che operano nell'enclave".
A pagare il prezzo di un intervento armato senza precedenti da parte
dell'Egitto sarà la popolazione gazawi, 1,7 milioni di persone chiuse in
una prigione a cielo aperto. La palese ostilità del nuovo governo egiziano ha già provocato drammatiche conseguenze:
a Gaza manca il combustibile necessario al funzionamento dell'unico
impianto elettrico della Striscia, che rifornisce scuole ed ospedali; mancano medicinali e beni di prima necessità.
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