Il Partito democratico del Kurdistan (Pdk) di Massoud Barzani ha vinto le elezioni legislative che si sono svolte il 21 settembre scorso nella regione dell’Iraq settentrionale, dotata di una sostanziale autonomia da Baghdad. Secondo i dati ufficiali e definitivi, pubblicati dalla Commissione elettorale indipendente (Ihec), il partito del presidente attuale della regione ha conquistato 38 seggi nella nuova Assemblea.
Un risultato atteso, che vede come elemento di novità la vittoria, al secondo posto con 24 seggi, del movimento Gorran (Cambiamento), fondato nel 2009 da Nawshirwan Mustafa, ex alleato del presidente iracheno Jalal Talabani. Un successo che ha svuotato il partito di quest’ultimo - l’Unione patriottica del Kurdistan (Upk) - arrivato solo terzo con 18 seggi. Secondo gli osservatori, l’arretramento del’Upk è in gran parte dovuto all’assenza dalla scena politica di Talabani, ricoverato in Germania da diversi mesi dopo che è stato colpito da un ictus.
Altro elemento di novità l'affermazione di liste islamiste più o meno radicali. Quarta forza è diventata l’Unione islamica del Kurdistan con 10 seggi, a seguire i Fratelli Musulmani in Kurdistan con sei, il Movimento islamico, la Lista per la libertà e il Partito comunista del Kurdistan che hanno ottenuto un seggio ciascuno (anche se i sondaggi prevedevano un'affermazione maggiore dei comunisti).
Non è ancora chiaro – riferisce il Kurdistan Tribune – se e quali conseguenza l’esito delle urne avrà sull’accordo del Pdk e Upk che dal 2005 governano nella regione, costituita dalle tre province di Erbil, Sulimaniyah e Duhuk, attraverso un esecutivo di coalizione. Negli ultimi anni le forze al governo della regione hanno mantenuto una relazione stretta con Washington e Israele pur avvicinandosi alla Turchia mentre i rapporti con la guerriglia curda attiva contro Ankara ed in Siria continuano ad essere relativamente tesi così come con il governo di Baghdad che si avvicina sempre più alla sfera di influenza di Teheran.
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