Un vero successo, la "sgheddafizzazione" occidentale della Libia!
Il primo ministro libico Ali Zeidan è stato rapito questa mattina all'alba da un commando armato ed è stato "condotto verso una destinazione sconosciuta".
Secondo quanto riferito da alcune tv panarabe, Zeidan sarebbe stato prelevato da un albergo di Tripoli. "Il capo del governo di transizione, Ali Zeidan, è stato condotto verso una destinazione sconosciuta, per ragioni sconosciute, da un gruppo" di uomini che sarebbero ex ribelli.
Zeidan è stato prelevato dal Corinthia Hotel, dove risiedeva. Un dipendente dell'hotel ha descritto l'episodio come un "arresto". "Un grande numero di uomini è entrato nei luoghi dove si trovava. Ma non abbiamo ben capito cosa stava succedendo", ha commentato un altro dipendente.
Il governo "sospetta" di due gruppi di ex ribelli, legati in teoria ai ministeri della Difesa e dell'Interno. Il Consiglio dei ministri si riunirà a breve in una seduta d'urgenza. "Il governo e il Congresso generale nazionale (Parlamento, ndr) intendono trattare questa situazione", ha riferito l'esecutivo in un comunicato, lanciando ai cittadini un appello "alla calma".
L'episodio illumina al meglio la situazione creata in Libia dall'intervento di Usa, Gran Bretagna, Francia e Nato. Ogni tribù e milizia confessionale fa "stato a sé". Non esiste alcun potere centrale certo, né quindi garanzia di rispetto di alcuna regola di convivenza "civile". E la tribalizzazione dei paesi islamici sembra l'unica strategia possibile per un imperialismo che non è più in grado - per la crisi economica e la ridotta visione di lungo periodo - di imporre un diverso ordine.
Non troppo paradossalmente, il sequestro viene ritenuto una vendetta per il recente arresto, da parte statunitense, di Abdul-Hamed Nabih al-Ruqai, nome di guerra Anas al-Liby, al quale viene addebitato un ruolo chiave nei sanguinosi attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania del 1998. Alleati-nemici, a seconda dei luoghi e delle circostanze, Usa e Al Qaeda...
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