Le oltre 70 denunce presentate nei mesi scorsi contro giornalisti, esponenti politici e attivisti vari non avevano esaurito la lista nera del sindacato di polizia Coisp, che ora annuncia altre querele. Nel mirino ancora coloro che, da vari punti di vista, avrebbero criticato la sigla sindacale o semplicemente informato circa le sue attività in merito alle campagne di solidarietà realizzate nei confronti degli agenti di polizia condannati in via definitiva perché riconosciuti colpevoli dell’omicidio colposo del giovane ferrarese Federico Aldrovandi.
Tutto era cominciato lo scorso 27 marzo, quando poche decine di aderenti alla piccola sigla e alcuni esponenti politici della destra manifestarono in piazza Savonarola a Ferrara, a pochi metri dagli uffici comunali dove lavora la madre della vittima, Patrizia Moretti, dietro uno striscione che recitava “La legge non è uguale per tutti. I poliziotti in carcere, i criminali a casa. Solidarietà, amicizia, speranza, affetto per Luca, Paolo, Monica, Enzo” (i nomi dei quattro agenti condannati, ndr).
In moltissimi, e in maniera trasversale, criticarono aspramente la decisione del Coisp di manifestare in quelle modalità e con quelle parole d’ordine, ed alcuni scrissero e dissero che consideravano l’iniziativa una vera e propria provocazione. In reazione alla quale qualche giorno dopo migliaia di persone scesero in piazza Savonarola per stringersi attorno a Patrizia Moretti e agli altri familiari di Federico. Contro il Coisp si espressero addirittura la ministra Anna Maria Cancellieri e l’ex capo della Polizia Gianni de Gennaro, oltre che vari esponenti del centrodestra.
Ma alla sigla sindacale dei poliziotti le critiche proprio non vanno giù, ed ora il segretario Maccari annuncia una sfilza di querele nei confronti di tutti coloro che “hanno diffuso notizie fasulle e strumentali” sul suo conto, “un vero festival della menzogna”. “Dopo il diluvio di bugie e falsità che si è scatenato nel ‘dopo Ferrara’ è purtroppo ancora lunga la strada da percorrere per avere verità, ma la pazienza e la tenacia non ci mancano e non ci fermeremo” attacca Franco Maccari.
Nel mirino ci è finito addirittura Renato Brunetta, che all’indomani del sit in definì “indegna” la manifestazione del Coisp, aggiungendo che “un sindacato di polizia non dovrebbe mai permettersi simili violenze, ma dovrebbe in ogni momento rappresentare le forze dell’ordine e le istituzioni del nostro Paese”. Esprimendo solidarietà alla madre di Federico Aldrovandi, Brunetta la descrisse come “vittima di una doppia tragedia: la morte del figlio e l’attacco vergognoso e strumentale di coloro che dovrebbero pensare solo a garantire l’ordine pubblico”.
In compagnia di Brunetta – loro malgrado – secondo quanto rende nota la stampa ci saranno anche il capogruppo del Pd Emilia Romagna Marco Monari, Giuliano Giuliani (il padre di Carlo Giuliani, ucciso durante il g8 di Genova nel 2001), la redazione dell’emittente bolognese Radiocittafujiko, Stefano Anastasia, i giornalisti Adriano Chiarelli (autore di Malapolizia e collaboratore di Contropiano), Liana Milella (Repubblica), Giorgio Salvetti (Il Manifesto), Cinzia Sciuto (Micromega).
“Nelle dichiarazioni che abbiamo evidenziato alla competente autorità – spiega ancora Maccari – abbiamo letto parole che mettono i brividi, per l’incredibile violenza che esse rappresentano considerata la falsità di ciò che asseriscono, per via della loro strumentalità, perché manifestano la chiara intenzione di zittirci e di danneggiarci pesantemente solo perché osiamo chiedere che la legge sia uguale per tutti, e che i poliziotti non vengano sempre considerati al di sotto di essa, che non vengano considerati dei mostri da dare in pasto all’odio generale e da flagellare ben al di là di quanto meritano secondo la legge stessa”.
A noi sembra che il Coisp, nell'impossibilità di poter convincere l’opinione pubblica della giustezza della sue tesi – cioè che i poliziotti vengono sempre trattati peggio dei normali cittadini – ricorra alle querele per cercare di tappare la bocca alle redazioni o ai singoli giornalisti ogni qualvolta si azzardano a dar conto in maniera critica delle attività del sindacato di polizia.
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