Un nuovo attentato ha scosso stamane il Paese dei Cedri. Poco prima delle 9, una forte esplosione provocata da un'autobomba ha svegliato la città di Hermel, feudo di Hezbollah nel Nord della Valle della Beqaa, lasciandosi dietro un bilancio accertato di cinque morti e almeno quaranta feriti.
L'attentato di natura suicida sarebbe stato realizzato con un suv Kia rubato a novembre ad Antelias, nei pressi di Beirut. Secondo il quotidiano libanese an-Nahar, l'attentatore potrebbe essere una donna.
L'autobomba, non ancora rivendicata, arriva a due giorni di distanza dalle minacce della Brigata Abdullah Azzam di colpire nuovamente Hezbollah per vendicare la morte del suo leader Majid al-Majid, deceduto in custodia della polizia il 4 gennaio scorso, dopo essere stato arrestato per l'attentato contro l'ambasciata iraniana del 19 novembre.
Non è la prima volta che la città di Hermel è oggetto di attacchi per intimidire il Partito di Dio. Già a dicembre il gruppo salafita legato al fronte al-Nusra delle Brigate Marwan Hadid, aveva lanciato una serie di razzi dalla Siria in pieno centro abitato per attaccare il «Partito d'Iran [Hezbollah, ndr]» a causa della sua «implicazione nella guerra in Siria e i continui omicidi e arresti nei confronti di giovani sunniti in Libano», lasciandosi dietro numerosi feriti.
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Sui giornali nostrani non si legge una riga su queste cose, imbarazzante con un Medio Oriente che nemmeno negli anni '70 era così destabilizzato.
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