Se uno vuol capire la bestialità totalmente anti umana e intimamente genocida del capitalismo – ovvero anche della sua ideologia “liberale” – deve fermarsi un attimo a riflettere su questa notizia.
Riguarda nientepopodimeno che un premio Nobel per l'economia – lo statunitense Gary Becker e il suo collega argentino Julio Elias – insignito del più prestigioso premio nel 1992, in piena ubriacatura neoliberista, in pieno tracollo dell'Unione Sovietica, con la Russia in mano a Eltsin e gli Usa in quelle di George Bush padre.
Questo intelligente quanto immondo figuro ha pensato bene di dare la sua ricetta da economista per risolvere un problema noto ad ogni sistema sanitario del mondo, sia “privatistico” che pubblico: l'insufficienza di reni “freschi” disponibili per i trapianti e le “liste di attesa”, in ogni paese inevitabilmente lunghissime. Negli Usa, il suo habitat, in media di 4,5 anni.
Il nostro supereroe della “soluzione tecnico-economica” è nato, vissuto, imprintato da un ambiente sociale dove l'intera assistenza sanitaria è a pagamento, ossia privata; se non hai i soldi o un'assicurazione sei morto. Il trapianto di rene, negli Usa, è operazione costosissima che soltanto pochi possono permettersi. Ma anche quei “felici pochi” debbono aspettare anni.
Perché mai si è chiesto l'arzillo vecchietto – Becker ha ormai 84 anni, probabilmente anche lui avrebbe bisogno di un rene nuovo, ma non può attendere a lungo –. La ragione è anch'essa nota: la vendita dei reni è vietata in quasi tutti i paesi del mondo ed il traffico illegale di organi è combattuto in modo relativamente efficace. Il “freno” principale viene però dal rifiuto delle singole persone sane – anche nei paesi economicamente più disperati – di privarsi di un organo fondamentale, anche se ognuno di noi ne possiede dalla nascita due. Se ce ne sono due, vien da pensare, è proprio il minimo per sopravvivere. In casi estremi si può sopravvivere con uno solo, ma la vita diventa assai meno vivace. Una persona la cui alternativa è la dialisi o la morte, naturalmente, vede la vita con un solo rene un passo avanti decisivo; uno che sta bene “sente” l'eventuale perdita di uno dei due come una menomazione che non ha prezzo.
Tant'è che reni “freschi” arrivano soltanto da donatori deceduti (le vittime di incidenti stradali, in genere) oppure da compassionevoli campagne di promozione della donazione tra parenti.
Parola magica!, ha pensato l'economista Becker, consegnando le sue pensose conclusioni ad un articolo sul Wall Street Journal . Se aboliamo il “proibizionismo” e si crea così un vero e proprio “mercato dei reni”, dando un prezzo “equo” ad un organo che attualmente si trova a prezzi altissimi e soltanto sul “mercato nero” (ai “donatori” ne entrano in tasca ben pochi, i trafficanti si prendono quasi tutto), ecco che magicamente la “domanda solvibile” richiamerà un gran numero di potenziali “venditori”, ottenendo il mirabolante effetto di “aumentare l'offerta” e abbassare così il prezzo medio.
Geniale, non sembra anche a voi? Potete leggere con calma.
''Nessuno dei metodi in uso oggi è in grado di eliminare la carenza di reni - scrivono gli autori - mentre invece pagare i donatori per i loro organi ci riuscirebbe. In particolare, con un prezzo sufficiente per i reni il numero di organi disponibili crescerebbe molto senza incidere molto sul costo del trapianto''. Secondo i calcoli un rene dovrebbe essere pagato intorno ai 15mila dollari (poco più di 11mila euro), un prezzo che farebbe crollare il ricorso alla dialisi. Un identico ragionamento dovrebbe essere fatto per tutti gli gli altri organi. ''Il sistema che stiamo proponendo - scrivono - include il pagamento agli individui che acconsentono al prelievo degli organi dopo la morte. La presunta immoralità di un mercato degli organi andrebbe confrontata con la possibilità di evitare ogni anno centinaia di migliaia di morti di pazienti in lista d'attesa''.
Geniale, proprio geniale, Mengele sarebbe d'accordo. L'idea è in fondo semplicissima e ogni nazista può stupirsi che non sia venuta prima in mente anche ad altri. Un rene, una milza, un cuore, ecc, non sono “merci riproducibili capitalisticamente”. Stanno tranquillamente all'interno di ogni essere umano “sano” e non hanno un prezzo. Se invece guardiamo la cosa dal punto di vista capitalistico, sono “merci scarse” dal prezzo troppo alto. Una “violazione” delle regole del mercato capitalistico. Se le si trasforma in merci come tutte le altre, le cose si sistemano da sole, in omaggio al principio mai riscontrato della “mano invisibile” del mercato.
Qual'è il passaggio intimamente nazista della soluzione? Che ogni essere umano viene non troppo improvvisamente riguardato come un “magazzino ambulante di merci preziose”; anzi, nemmeno tanto preziose. Prelevabili a piacere pagando un tot, come si fa col maiale o i bovini dal macellaio.
Date le caratteristiche del mercato globale, infine, va da sé che “la domanda” sia concentrata soltanto nei ceti più ricchi (di qualsiasi paese, ma soprattutto negli Stati Uniti), soprattutto in tempi in cui – per esempio in Europa, sotto la spinta “austera” dell'Unione Europea e della Troika – i sistemi sanitari pubblici (e semi-gratuiti) vengono scientificamente smantellati. Al resto dell'umanità spetta il discutibile ruolo dell'”offerta”, in concorrenza reciproca per vendere un rene – o quel che serve a un ricco – al prezzo più basso. Un enorme magazzino di "pezzi di ricambio" per ricchi malaticci. Come nel film The island, dove ogni ricco si faceva "clonare" per avere a disposizione tutti i pezzi di ricambio "compatibili" che gli sarebbero potuti servire.
Se vi prudono le mani e avete la tentazione di strappare un rene o il cuore a chi osa produrre proposte simili, beh, non saremo noi a dirvi di stare calmi... Ma ricordatevi che questa è la natura – nuda e cruda – del modo di produzione capitalistico. Non se ne esce, insomma, con "delle regole ferree". In questo caso, per esempio, ci sono già... Ma quando ostacolano "il progresso" (Matteo Renzi ve la venderebbe come "per il bene dell'Italia"), si cancellano.
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