Negli ultimi mesi però sembrava che in qualche modo la crisi fosse rientrata, e che la contestazione fosse diventata una routine appannaggio esclusivamente dei gruppi più radicali.
Ma ciò che è accaduto ieri a Rio de Janeiro sembra dare un segnale di controtendenza, seppur parziale con il ritorno della protesta ai suoi obiettivi originari ed a dimensioni di massa. Ieri infatti circa 2000 persone si sono date appuntamento nella Piazza della Candelaria per protestare contro l’aumento di 25 centesimi – da 2,75 a 3 real (quasi un euro) – del prezzo del biglietto dell’autobus urbano nella grande metropoli, decisione annunciata dal sindaco Eduardo Paes nonostante fosse prevedibile una reazione determinata da parte di alcune organizzazioni sociali. Al centro della protesta ancora le critiche contro l'organizzazione dei mondiali di calcio e la richiesta di servizi pubblici efficienti, di qualità e a prezzi accessibili.
Dopo che il corteo aveva marciato lungo l’Avenida Presidente Vargas buona parte dei manifestanti – aderenti in gran numero a forze politiche e collettivi di estrema sinistra – sono entrati all’interno della Stazione Centrale di Rio de Janeiro intorno alle sette di sera, l’ora di punta per i pendolari che tornano a casa nella sconfinata periferia della metropoli brasiliana e nei comuni limitrofi.
Ma ciò che è accaduto ieri a Rio de Janeiro sembra dare un segnale di controtendenza, seppur parziale con il ritorno della protesta ai suoi obiettivi originari ed a dimensioni di massa. Ieri infatti circa 2000 persone si sono date appuntamento nella Piazza della Candelaria per protestare contro l’aumento di 25 centesimi – da 2,75 a 3 real (quasi un euro) – del prezzo del biglietto dell’autobus urbano nella grande metropoli, decisione annunciata dal sindaco Eduardo Paes nonostante fosse prevedibile una reazione determinata da parte di alcune organizzazioni sociali. Al centro della protesta ancora le critiche contro l'organizzazione dei mondiali di calcio e la richiesta di servizi pubblici efficienti, di qualità e a prezzi accessibili.
Dopo che il corteo aveva marciato lungo l’Avenida Presidente Vargas buona parte dei manifestanti – aderenti in gran numero a forze politiche e collettivi di estrema sinistra – sono entrati all’interno della Stazione Centrale di Rio de Janeiro intorno alle sette di sera, l’ora di punta per i pendolari che tornano a casa nella sconfinata periferia della metropoli brasiliana e nei comuni limitrofi.
A quel punto il durissimo intervento della Polizia in assetto
antisommossa ha trasformato la protesta in una vera e propria battaglia
campale con gli agenti che hanno caricato e inseguito i dimostranti
dentro e fuori la stazione, invasa dai gas lacrimogeni sparati dai
reparti antisommossa della Polizia Militare. Molti manifestanti ma anche
molti ignari pendolari hanno cominciato a soffocare e alcuni sono
svenuti, mentre altri hanno riportato ferite a causa dei colpi inferti
dagli agenti con i manganelli. Gli scontri – con banche e negozi
distrutti – si sono estesi all’esterno dello scalo ferroviario, nel
centro di Rio, dove i dimostranti hanno eretto barricate e lanciato
pietre contro i celerini mentre le autorità chiudevano sia la stazione
dei treni che la locale fermata della metropolitana. Alla fine sono
stati una trentina i dimostranti arrestati al termine degli scontri e
sette i feriti in modo serio, di cui uno in maniera grave.
Una nuova manifestazione, che si annuncia più partecipata, è stata
convocata a Rio il prossimo 10 febbraio, due giorni dopo l’entrata in
vigore del provvedimento che aumenta il prezzo del biglietto
dell’autobus. In
queste ore c'è molta preoccupazione per un giovane cineoperatore
colpito alla testa dalla spoletta di un gas lacrimogeno sparato dalla
polizia e che ora versa in gravi condizioni. Il ragazzo, in coma, in un
primo tempo era stato definito 'vittima della violenza dei manifestanti'
da parte delle autorità e di alcuni media, ma poi alcune testimonianze
di colleghi giornalisti e alcuni video diffusi in rete hanno smentito la
versione ufficiale.
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