Il capo dell’Esercito egiziano, Abdel Fattah el-Sisi, sta discutendo in queste ore con la Russia un contratto d’armi stimato in due miliardi di dollari. Al-Sisi è arrivato ieri a Mosca accompagnato dal Ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmy, per un secondo incontro dei dialoghi noti come “2+2”.
Da alcuni mesi i rapporti tra i due Paesi registrano notevoli progressi. A novembre i Ministri russi degli Esteri e della Difesa, rispettivamente Sergei Lavrov e Sergei Shoigu, si erano recati al Cairo nel tentativo di riavviare le relazioni tra i due stati ferme dai tempi dell’Unione sovietica.
Arrivato stamane al palazzo del governo russo al-Sisi ha dichiarato “la nostra visita offre un nuovo inizio per lo sviluppo di una cooperazione militare e tecnologica tra Egitto e Russia. Speriamo di aumentarla”.
Oltre all’ingente contratto in discussione, al-Sisi ha incassato in queste ore l’importante sostegno del Presidente russo Vladimir Putin nel caso in cui dovesse candidarsi alla Presidenza egiziana. “So che lei, Signor Ministro della Difesa, ha deciso di competere per la carica di Presidente d’Egitto. E’ una decisione molto responsabile. Le auguro buona fortuna a nome personale e del popolo russo” ha sostenuto Putin.
In realtà il Ministro della Difesa egiziano non ha ancora ufficialmente dichiarato se parteciperà o meno alle presidenziali di quest’anno, nonostante la sua presenza (e vittoria) appaia certa.
Filtrano poche notizie sulle discussioni in corso in queste ore. Il Ministro della Difesa russo ha sottolineato come Mosca sia “interessata a vedere un Egitto stabile e forte”. “Perciò – ha aggiunto Shoigu – dobbiamo discutere importanti temi concernenti la cooperazione militare e tecnologica, sia attuale che futura”.
Il direttore della holding industriale di stato russa Rostec, Sergei Chemzov, aveva già sostenuto il 18 novembre scorso che “alcuni contratti [con l'Egitto, ndr] erano stati firmati. In particolare uno relativo ai sistemi di difesa aerei”.
Una dichiarazione, quella di Chemzov, che aveva fatto seguito ad una rivelazione del quotidiano economico russo Vedomosti che il 15 novembre scorso aveva scritto che Mosca ed il Cairo stavano discutendo contratti dal valore di due miliardi di dollari che potevano essere finanziati dall’Arabia Saudita.
Un ritorno dunque al passato per egiziani e russi. L’unione sovietica è stata la principale fornitrice d’armi degli egiziani negli anni sessanta e settanta. La cooperazione tra i due Paesi è crollata dopo il trattato di pace firmato tra Tel Aviv ed Egitto e il successivo afflusso di denaro statunitense ricevuto dal Cairo.
Rapporto solido per decenni quello tra statunitensi ed egiziani che si è incrinato lo scorso luglio in seguito al colpo di stato militare che ha deposto il Presidente islamista Mohammed Mursi. Gli Usa, infatti, hanno deciso di sospendere parte della loro assistenza militare “per protesta” contro la dura repressione dell’Opposizione operata dai militari.
Nel vuoto venutosi a creare tra Washington ed il Cairo, Mosca ne ha approfittato. A testimoniarlo è stato lo stesso Shoigu giovedì quando ha dichiarato di sostenere le durissime misure repressive di al-Sisi contro la Fratellanza Musulmana, un “organizzazione terroristica” per il governo egiziano.
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