di Mario Lombardo
La commissione
del Parlamento europeo per le Libertà Civili (LIBE) ha approvato questa
settimana un rapporto sulle attività illegali di sorveglianza
dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA), respingendo
però contemporaneamente alcuni fondamentali emendamenti legati alla
sorte di Edward Snowden. Il rapporto di 60 pagine, preparato dal
laburista britannico Claude Moraes e che verrà sottoposto all’attenzione
dell’aula il prossimo mese di marzo, ha ottenuto l’approvazione di 33
membri della commissione, mentre 7 hanno espresso parere contrario e 17
sono stati gli astenuti.
Il voto, pur condannando le attività
dell’NSA e della sua corrispondente britannica (GCHQ), si è
sostanzialmente risolto in un atto di servilismo nei confronti di
Washington, rivelando allo stesso tempo la reale attitudine di buona
parte della classe dirigente europea verso metodi degni di uno stato di
polizia.
In particolare, la commissione ha respinto un
emendamento presentato dal gruppo dei Verdi che intendeva chiedere ai
paesi membri dell’UE di lasciar cadere eventuali accuse nei confronti di
Snowden e di offrire all’ex contractor dell’NSA “protezione contro
incriminazioni, estradizione o rendition da parte di paesi terzi”,
riconoscendogli inoltre lo status di “whistleblower” (chi cioè,
dall’interno di un’agenzia o ufficio governativo, assiste a crimini o
malefatte e le rivela al pubblico) e “difensore internazionale dei
diritti umani”.
Altre questioni cruciali per i diritti civili che
la commissione dovrebbe teoricamente difendere sono state poi
vergognosamente lasciate cadere, come l’invito da rivolgere a Washington
per concedere un’amnistia a Snowden, cancellando le assurde accuse
sollevate formalmente nei suoi confronti di avere violato l’Espionage
Act del 1917. Dello stesso nome di Edward Snowden, infine, non è rimasta
traccia in tutto il documento finale.
Il
portavoce dei Verdi al Parlamento europeo, Jan Philipp Albrecht, ha
duramente condannato l’approvazione del rapporto senza gli emendamenti
relativi a Snowden, dal momento che soltanto grazie a quest’ultimo i
cittadini dell’Europa e del resto del mondo hanno conosciuto il livello
di criminalità del governo americano al centro dell’indagine contenuta
nel rapporto della commissione per le Libertà Civili.
“Le
coraggiose rivelazioni di Edward Snowden - ha affermato il politico
tedesco - hanno fornito le basi per questa indagine e il mancato
riconoscimento di questo vitale contributo… rappresenta una
dimostrazione di vigliaccheria, che si spiega con il desiderio di non
offendere gli Stati Uniti”.
I gruppi degli altri partiti di
sinistra al Parlamento europeo hanno invece applaudito l’approvazione
del rapporto, mettendo comunque in evidenza le mancanze. Una
rappresentante del partito tedesco Die Linke ha ad esempio ammesso che
“è mancata una reale discussione sull’abuso delle leggi anti-terrorismo e
sull’offerta di asilo a Snowden”, così come nessuno ha chiesto la
sospensione dei negoziati sul trattato di libero scambio USA-UE né “la
revisione dell’intera politica relativa alla sicurezza”.
I voti
necessari alla bocciatura degli emendamenti più importanti sono stati
assicurati non solo dagli eurodeputati dei partiti conservatori e di
centro-destra, ma anche da quelli social democratici.
L’alternativa
proposta da questi ultimi e approvata è stata invece una fiacca quanto
generica promessa di procedere con “la valutazione della possibilità di
garantire protezione internazionale da qualsiasi incriminazione agli
whistleblowers”. Nel rapporto viene suggerita inoltre la sospensione
dell’accordo sullo SWIFT tra UE e Stati Uniti - grazie al quale
Washington ottiene informazioni sui movimenti bancari teoricamente per
ragioni di lotta al terrorismo - e di quello denominato “Safe Harbor”,
che permette alle compagnie americane di auto-certificare il loro
rispetto delle norme europee sulla privacy.
Il voto sul rapporto
si è innestato poi sulla discussione in corso riguardante la possibile
testimonianza di Snowden proprio di fronte al LIBE tra qualche
settimana. Tramite i suoi legali, Snowden ha fatto sapere di essere
disponibile ad apparire in video-conferenza ma non di persona se non
dopo l’approvazione di misure volte a garantire la sua sicurezza. Contro
l’ex contractor della NSA sono giunte infatti nei giorni scorsi aperte
minacce di morte da parte di membri dell’apparato della sicurezza
nazionale americana.
Contro
la testimonianza di Snowden si sono però già espressi chiaramente i
gruppi conservatori al Parlamento europeo, mentre lo stesso governo di
Washington, come ha fatto per indebolire il rapporto sulle attività
della NSA, continua a esercitare forti pressioni perché la questione
venga lasciata cadere.
Il comportamento della commissione, in
ogni caso, non è stato determinato solo dalle pressioni e dalle minacce
degli Stati Uniti - evidenti dai toni aggressivi di alcuni membri del
Congresso di Washington in visita al Parlamento europeo lo scorso
Dicembre - ma anche e soprattutto dall’intenzione della maggioranza dei
suoi membri di utilizzare il rapporto sull’NSA come un’operazione di
facciata per dare una qualche risposta alla diffusa ostilità popolare
verso i metodi di sorveglianza impiegati dal governo americano.
La
decisione di dare uno schiaffo a Snowden e di non riconoscere il suo
eroico comportamento è in definitiva tutta europea, cioè di una classe
dirigente che, con pochissime eccezioni, condivide largamente il ricorso
ai metodi illegali della NSA e del GCHQ britannico, poiché a Berlino,
Parigi o Roma non si hanno meno scrupoli che a Washington o a Londra nel
calpestare i diritti democratici più fondamentali per difendere gli
interessi di una ristretta élite.
Non a caso d’altra parte, come è
stato messo in luce sia dalle rivelazioni di Snowden che da svariate
testimonianze di “insider” da questa e dall’altra parte dell’oceano nei
mesi scorsi, nella gran parte dei casi i programmi illegali di
intercettazione della NSA sono stati messi in atto sul territorio
europeo con la piena e volenterosa collaborazione delle agenzie di
intelligence e dei governi nazionali.
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