È trascorso un anno dall’omicidio di Chokri Belaid, l’esponente dell’opposizione laica assassinato sotto casa sua a Tunisi lo scorso 6 febbraio.
La sua morte scatenò un’ondata di proteste di piazza e l’inizio della
crisi di governo, aggravata da un altro omicidio politico, il 25 luglio
scorso, quello del deputato Mohammed al Brahimi. Assassini
mirati che hanno portato alle dimissioni dell’esecutivo guidato dal
partito islamico Ennahda e alla recente approvazione della nuova
Costituzione tunisina, tre anni dopo le rivolte che diedero il via alle
primavere arabe e misero fine al regime dell’ex presidente Ben Ali, ora
in esilio.
Il ministero dell’Interno ha annunciato che il killer di Belaid,
Kamel Gadhgadhi, è stato ucciso dalla polizia in un’operazione
anti-terrorismo nei sobborghi della capitale, lunedì scorso, in cui
hanno perso la vita altri sei presunti terroristi e un poliziotto. Un
annuncio che però non soddisfa la famiglia Belaid, che non crede alla
versione del killer solitario. “Vogliamo la verità”, ha detto Abdelmajid Belaid, fratello di Chokri, all’agenzia Afp,
“Gadhgadhi non ha agito da solo. Non volevamo che venisse ucciso, non
stiamo festeggiando la sua morte. Era un cittadino tunisino anche se era
un terrorista, e avremmo voluto che fosse processato”.
Parole che gettano un’ombra sulle indagini sul caso Belaid, che la
famiglia non vuole sia chiuso in fretta con la morte del suo presunto
assassino, definita dal ministro dell’Interno Ben Jeddou “il
migliore regalo che si potesse fare ai tunisini” nel primo anniversario
dell’omicidio dell’avvocato e politico tunisino, morto a 48 anni.
Ma tanti cittadini, invece, ieri sono scesi in piazza a Tunisi per
chiedere le dimissioni di Ben Jeddou, esponente di Ennahda, il partito
al potere un anno fa, che fu ritenuto responsabile dell’omicidio dalla
famiglia Belaid.
Un’operazione, quella di lunedì scorso alla periferia di Tunisi, che probabilmente mira a riscattare l’immagine dell’islam politico, che dimostra così di sapere contrastare il terrorismo di stampo islamico. Il partito Ennahda è stato accusato di non essere riuscito a frenare il movimento salafita Ansar
al-Sharia, sospettato di legami con al Qaeda e di avere commesso gli
omicidi di Belaid e di Brahimi che però non ha rivendicato.
Luci e ombre accompagnano la transizione tunisina, che si sta
compiendo in maniera non violenta rispetto a quella egiziana con cui
spesso viene paragonata. Il faticoso ma incruento passaggio di governo e
una Costituzione considerata un esempio di laicità tra quelle del mondo
arabo hanno fatto guadagnare alla Tunisia il ruolo di modello tra i
Paesi delle primavere arabe. Ma restano le ombre su due omicidi politici
che hanno scosso il Paese. La signora Basma Khalfaoui, vedova
di Chokri Belaid, ha accusato Ennahda di avere “nascosto” documenti
chiave nell’inchiesta sull’omicidio del marito.
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