Ieri sera, prima ancora dello scadere della tregua, la popolazione civile di Gaza ripiombava nel sangue: in un bombardamento a Gaza City nel quartiere di Sheikh Radwan hanno perso la vita la moglie e il figlio di Mohammed Deif, comandante del movimento islamico di resistenza. Sotto le macerie altri 3 civili, i cui corpi sono arrivati all'obitorio dello Shifa Hospital, per le difficoltà nel recuperare i cadaveri, solo nella tarda mattina di oggi. Nel bombardamento sono rimasti feriti anche gli altri figli in tenera età di Mohammed Deif.
La mattinata è stata segnata da continui criminali attacchi: verso le 11:30 all’ospedale al-Shifa è arrivato il corpo di Sami Hassan Aiad di al-Zaytun, assassinato mentre era per strada a piedi. Aveva 33 anni e faceva il portiere all'ospedale al-Wafa, ospedale bombardato per 3 volte lo scorso mese di luglio, fino alla sua completa distruzione.
A seguire sono arrivati i corpi di Zaki di 61 anni e della piccola Nur di 2 anni e mezzo assassinati in due diversi attacchi di droni sempre a Zaytun. Anche la sorella di Nur, Lana di 7 anni, è rimasta gravemente ferita; stavano andando a fare la spesa al mercato locale.
Altri attacchi aerei sulla Striscia di Gaza hanno colpito le aree di Beit Lahiya, al-Zaytoun, al-Maghazi, Deir al-Balah, al-Qarara, Khuza’a, la zona est di Rafah e di Shaja'iyya. In queste ore i morti sono più di 20 e oltre 100 i feriti e tra di loro ancora tanti bambini.
È all'obitorio dove ho visto i corpi delle vittime, per chi legge può sembrare assurdo che si passi una mattinata all'obitorio, ma Gaza è questa: la morte. Arrivano i morti e a seguire i parenti, gli amici. I corpi vengono ricomposti, perché troppo spesso alcune parti sono staccate, ripuliti e avvolti in un lenzuolo bianco e consegnati ai parenti per il funerale e il tavolo di acciaio dove il cadavere è stato sistemato, viene velocemente lavato... un altro martire sta per arrivare.
È la prima volta che cerco di documentare i fatti da un obitorio, come operano gli addetti e ti rendi conto che è un luogo pieno di emozioni, di vicinanza, di complicità. Per gli operatori che ricevono i corpi, li devono preparare è sempre come fosse la prima volta, anche se i gesti sono gli stessi, ma le emozioni, la rabbia si rinnovano ogni volta. Condividi una lacrima nascosta, un pensiero alla famiglia e sempre un pensiero al coraggio di questo popolo che da 60 anni resiste con i suoi figli.
Mi sento privilegiata nel poter fare queste esperienze, consapevole della preoccupazione che procuro alle persone che mi amano; mi auguro di riuscire a trasmettere, anche con immagini difficili, quanta sofferenza, quanta ingiustizia stia subendo il popolo palestinese.
Davanti a questo orgoglio, a questa dignità non possiamo stare in silenzio. Il silenzio del governo italiano e dell'Europa è un sostegno ai crimini israeliani contro i civili di Gaza; spetta a noi non essere complici, spetta a noi agire ognuno come può, ma non lasciamo che il sangue palestinese sporchi le nostre mani.
Si ringrazia Ism e Gazzella Onlus per le corrispondenze fornite.
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