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26/08/2014

Libia. Accuse ad Egitto e Emirati Arabi per i raid aerei

Proprio mentre al Cairo era in corso il vertice dei paesi confinanti con la Libia fortemente voluto dall’Egitto, sulla riunione è arrivata una doccia gelata, con le esplicite accuse delle milizie islamiste di Misurata contro Egitto ed Emirati Arabi per i misteriosi bombardamenti avvenuti sulla Libia  lunedì e sabato della scorsa settimana.

Ma alle accuse dei miliziani si sono aggiunte le conferme di alcuni funzionari Usa. Lo riferisce il New York Times, sulla base di quanto affermato da quattro alti funzionari statunitensi, aggiungendo che gli Stati Uniti sono stati “colti di sorpresa” dai raid e che le autorità egiziane hanno negato anche ai diplomatici Usa di aver condotto i raid aerei sulla Libia. "Riteniamo che la cosa non sia assolutamente produttiva", ha affermato uno degli alti funzionari statunitensi citato in forma anonima dal New York Times, aggiungendo che secondo altre fonti il Qatar aveva fornito armi alle milizie islamiche in Libia suscitando l’allarme dell’Egitto e delle altre petromonarchie del Golfo con le quali il Qatar è ormai in aperta competizione. Secondo il New York Times l'Egitto avrebbe fornito le basi per il lancio dei raid aerei, mentre gli Emirati avrebbero fornito i piloti e gli aerei.

L'Egitto "denuncia con fermezza ogni tentativo di coinvolgerlo negli affari interni della Libia", ed ha bollato come menzogne le illazioni su un ruolo del Cairo nei raid aerei su postazioni dei miliziani a Tripoli. Tra l’altro il Cairo sta ospitando il vertice dei paesi confinanti con la Libia, preoccupati che gli scontri e l’instabilità possano varcare le porose frontiere anche di paesi come Egitto, Tunisia, Algeria, Sudan. Il summit dei Paesi confinanti con la Libia ha invitato le parti in conflitto ad avviare un dialogo nazionale che porti alla fine di tutte le operazioni militari, al caos e alla violenza nel Paese. Al summit hanno partecipato Egitto, Ciad, Mali, Tunisia e Algeria, oltre al ministro degli Esteri libico. L'Egitto ha proposto un'iniziativa per rispettare l'integrità territoriale libica e non consentire interferenze esterne ed un cessate il fuoco immediato nel paese con l'avvio di un dialogo nazionale che rappresenti tutte le parti.

In Libia intanto il caos e gli scontri dilagano a tutto campo. Il vecchio Congresso libico (il Jamayria Naztional Congress) si è riunito a Tripoli ed ha designato Omar al-Hasi come nuovo premier realizzando una vera e propria 'secessione' dal Parlamento eletto a giugno, che si riunisce a Tobruk, vicino al confine con l'Egitto.
Il gruppo jihadista Ansar al Sharia che controlla gran parte della città di Bengasi, nell'est della Libia, ha invitato le altre milizie filo-islamiche del Paese, in particolare quelle dell'ovest raggruppate nella coalizione "Alba Libica", a unirsi alle loro file "per la sharia" e "contro la legittimità democratica". "Unitevi ai mujaheddin di Bengasi e difendete con loro gli stessi obiettivi: il rifiuto di qualsiasi progetto occidentale", ha proclamato Ansar al Sharia - gruppo definito "terrorista" dagli Stati Uniti che in Libia appoggiano le milizie del gen. Haftar.

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