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25/08/2014

Kiev: Angela Merkel benedice la guerra santa contro il Donbass

Il regime nazionalista ucraino non ha potuto festeggiare come avrebbe voluto – e annunciato – l’anniversario dell’indipendenza dall’Unione Sovietica celebrando anche la presa dei territori del Donbass sottoposti da quattro mesi ad una guerra senza quartiere. Donetsk e Lugansk, anche se assediate, sottoposte a continui bombardamenti con i caccia e con l’artiglieria, lasciate senza cibo, gas, acqua ed elettricità, sono ancora in mano agli insorti delle Repubbliche Popolari.

Subodorando le forti difficoltà della Giunta, sabato a Kiev è però arrivata la cancelliera tedesca Angela Merkel, con l’obiettivo di far passare in secondo piano le difficoltà del regime sul piano militare fornendo a Poroshenko e Yatseniuk sostegno e incitamento.

Frau Merkel è arrivata a Kiev ed ha incontrato i principali caporioni del nuovo regime, permettendo ai vari oligarchi riciclatisi in politica dopo il golpe di fregiarsi dell’esplicito sostegno di Berlino. Tra una foto e l’altra la cancelliera tedesca – definita non a caso “il nostro avvocato in Europa” dal re del cioccolato e presidente Poroshenko – ha portato in dote ai golpisti 500 milioni di euro provenienti dalle casse dell’Unione Europea. Soldi che dovrebbero andare a finanziare la ‘ricostruzione del Donbass’ che ora l’esercito di Kiev e i neonazisti della Guardia Nazionale stanno sbriciolando a colpi di bombe. Una ricostruzione che, naturalmente, in caso di vittoria militare del regime sarà una preziosa occasione di arricchimento per i famelici oligarchi ucraini ma anche per alcuni dei loro sponsor internazionali. Affinché il suo messaggio fosse chiaro, Frau Merkel ha anche insistito sull’importanza dell’integrità territoriale dell’Ucraina, sottintendendo che la Germania e l’Ue tutta sostengono le operazioni militari di Kiev per riprendersi le regioni che si sono proclamate indipendenti in nome dell’unificazione con la Russia ma anche del rigetto dell’ideologia nazionalista e razzista – antirussa – che anima i nuovi padroni del paese entrato da febbraio nell’orbita di Bruxelles e della Nato. Riferendosi ad alcune delle richieste delle popolazioni russofone del sud e dell’est dell’Ucraina il capo del governo tedesco ha parlato di ‘decentramento’ smentendo un suo funzionario che invece aveva azzardato un inaccettabile ‘federalismo’.

Che poi Angela Merkel abbia insistito con Poroshenko e Yatseniuk sulla necessità di un negoziato e di un cessate il fuoco fa parte del gioco. Prima di iniziare incautamente una guerra economica con la Russia che potrebbe penalizzare l’economia di Berlino assai più del previsto, la Germania era un partner commerciale di tutto rispetto per Mosca e una parte della classe dirigente teutonica si interroga sulla maniera più rapida e indolore per riportare le relazioni con Putin ad un livello meno conflittuale, naturalmente mantenendo la presa su Kiev. “Non possiamo escludere che non ci sia un progresso nei negoziati, ma da parte nostra faremo di tutto per fare almeno un passo avanti durante l’incontro a Minsk” ha spiegato la Merkel riferendosi al vertice previsto domani tra Unione Doganale (Russia-Bielorussia-Kazakhstan), Ue e Ucraina. “Dobbiamo trovare una soluzione accettabile per le due parti mantenendo l’integrità territoriale dell’Ucraina” ha insistito la cancelliera.

Se in qualche modo l’Ucraina dovesse perdere i territori del Donbass per la Germania e per l’Ue, così come anche per gli Stati Uniti, sarebbe una iattura. I territori di confine con la Russia nel loro sottosuolo non celano solo enormi giacimenti di carbone ma anche importanti riserve di gas del valore di diverse decine di miliardi di euro. C'è da giurare che le compagnie petrolifere occidentali – la Shell in primo luogo – che hanno firmato contratti con Yanukovich prima e con Poroshenko più recentemente stiano premendo senza sosta sui governi europei e su quello fantoccio di Kiev affinché le operazioni di sfruttamento dei giacimenti possano partire quanto prima. Se il Donbass dovesse entrare a far parte dell'orbita russa tutto diventerebbe più difficile e molti dei previsti affari potrebbero andare in fumo a vantaggio di compagnie concorrenti. Il tema del gas ucraino è così centrale che Frau Merkel, di ritorno a Berlino, lo ha esplicitamente citato durante un intervento all'emittente Ard, affermando in un passaggio dell'intervista: «Come Unione europea abbiamo naturalmente un fortissimo interesse che la disputa tra Russia e Ucraina si risolva, perché gran parte del gas diretto in Europa passa per l’Ucraina e perché le riserve di gas ucraine in un certo modo sono fondamentali anche per il rifornimento di molti Paesi europei».

Tronfio di orgoglio per la benedizione teutonica, in occasione della festa dell’indipendenza Poroshenko ha fatto sfilare una parte delle sue truppe nel centro di Kiev, annunciando che nei prossimi anni il paese investirà miliardi di euro – che non ha – per ricostituire e modernizzare i propri arsenali. Che importa se l’economia del paese è allo stremo, se la moneta vale sempre di meno e se milioni di ucraini si troveranno presto in mezzo a una strada a causa dei piani di aggiustamento imposti dalla Troika e dall’UE? L’importante è che l’Ucraina sia unita e “grande”... Il presidente oligarca ha ringraziato Berlino per aver accettato di curare 20 soldati di Kiev gravemente feriti in una struttura medica tedesca ed ha paragonato il sostegno economico europeo al Piano Marshall statunitense che permise la ricostruzione dell'Europa occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un paragone azzeccato, visto i benefici politici ed economici che l'economia statunitense trasse da quell'operazione anche di stampo ideologico.

Mentre nel centro della capitale sfilavano carri armati e blindati lucidati e scintillanti, negli oblast dell’est le bombe hanno continuato a massacrare combattenti e abitanti. Tre civili sono stati uccisi ed altri sono stati feriti durante un bombardamento governativo che ha colpito una chiesa durante una messa nella regione di Donetsk, nel villaggio di Kirovske. Un colpo di artiglieria ha invece centrato un ospedale nel centro della città industriale del Donbass, ferendo diversi pazienti e sanitari. Ieri, sempre a Donetsk, le bombe hanno centrato degli edifici uccidendo tre persone, tra cui un bambino.
Nuove vittime si registrano anche tra i militari di Kiev: secondo il portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza ucraino, Andriy Lysenko, nelle ultime 24 ore sarebbero morti cinque soldati e altri otto sarebbero rimasti feriti.

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