I goffi tentativi di porre tutto ciò che
non sia “comunismo qui e ora” sullo stesso piano non possono oscurare
un dato di fatto evidente a tutti, dai media liberali alle posizioni
politiche più radicali: l’internazionale nera di tutta Europa sta
combattendo in Ucraina dalla parte dei golpisti di Maidan. E’ un fatto
noto, suffragato, nel corso di questi mesi, da decine di eventi che ne
confermano l’evidenza. Dall’assalto a tutto ciò che ricordasse la
Rivoluzione bolscevica alla messa fuori legge del Partito Comunista
ucraino, dagli omicidi degli antifascisti alle politiche neoliberiste ed
etniciste avviate dal governo golpista di Poroshenko. Insomma, pochi
altri eventi nel corso della storia recente mondiale sono stati così
chiari, segnando un confine palese fra noi e loro. Questo fatto,
nonostante l’evidenza appena detta, non significa che dall’altra parte,
dalla parte delle Repubbliche Popolari del Donbass, per non dire
dell’interessato intervento russo, sia in corso una rivoluzione
popolare. Non c’è dubbio che l’intervento
russo non sia ispirato da ideali di giustizia e uguaglianza sociale. E’
una ovvietà, la Russia non rappresenta, neanche simbolicamente,
quell’alternativa politica al capitale che è stata, nonostante la sua
progressiva degenerazione, fino al 1989. Sebbene sia importante anche
rilevare le differenze tra le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk,
nel corso del tempo emancipatesi dal mero controllo russo, è
altrettanto ovvio che all’interno di queste repubbliche si muova un po’
di tutto, dai sinceri antifascisti (la maggior parte), ai mercenari al
soldo di pezzi di oligarchia filo-Russa, da marionette di Putin a veri e
propri nazionalisti russofili difficilmente distinguibili dai
neofascisti europei. Questo discorso, nonostante i penosi tentativi di
banalizzare o attaccare il tentativo internazionalista dei compagni di
tutta Europa, a cui si è aggiunta la carovana antifascista organizzata
dalla Banda Bassotti e alla quale partecipiamo da organizzatori, è
chiarissimo a tutti, in primo luogo a noi e a chi già sta in Ucraina a
combattere il fascismo internazionale. Il problema è che questa
premessa, questa contestualizzazione degli eventi e delle forze in
campo, come detto ovvia anche a chi ha scelto di schierarsi dalla parte
giusta, in questo momento è assolutamente secondaria. E lo spiegheremo
con un esempio, che magari chiarisce meglio i concetti espressi.
Sono anni che la questione palestinese
vede un protagonismo delle forze neofasciste, tanto nei paesi europei
quanto direttamente in quelli arabi. Sono altrettanti anni che la
medesima questione è stata monopolizzata dalle fazioni religiose, a
cominciare da Hamas ma non solo, che combattono una sacrosanta
resistenza nei confronti dell’invasore israeliano da presupposti
distanti anni luce dal nostro modo di essere e di ragionare. E’
altrettanto evidente a tutti che una eventuale vittoria palestinese, la
nascita di un vero Stato arabo-Palestinese in quelle terre, non porterà
quelle popolazioni a costruire il loro socialismo, ma vedrà la nascita
di un Stato probabilmente capitalista, governato, visti i presupposti di
questi anni, da forze sempre più marcatamente religiose, forse su basi
teocratiche, e che nei rapporti di produzione non si discosterà molto da
quelli messi in opera da Israele e dal resto della comunità
capitalista. Bene, tutte queste evidenze spostano di una virgola il
fatto che la resistenza palestinese sia giusta, che ogni atto in
risposta al colonialismo israeliano sia giusto, al di là di chi lo pone
in essere? Sposta di una virgola il fatto che a combattere Israele sia
oggi (soprattutto) Hamas, cioè un’organizzazione che, se al potere in
uno Stato libero e indipendente, riprodurrebbe quegli stessi meccanismi
di sfruttamento che oggi vengono imputati a Israele? No, il discorso non
cambierebbe di una virgola. Perché da una parte c’è una lotta giusta,
al di là di chi soggettivamente la porta avanti, e dall’altra un nemico
che va combattuto, non perché in astratto rappresenti il male, non per
ragioni razziste o religiose, ma perché rappresenta il punto più alto
del livello di sfruttamento capitalistico nel mondo, cioè rappresenta
coscientemente quel governo del capitale al suo massimo grado.
In Ucraina, purtroppo per le anime belle
che non vorrebbero mai sporcarsi le mani se non per delle rivoluzioni
libresche e perdenti, c’è una parte giusta e una sbagliata. La parte
giusta non è il nostro ideale, molta delle gente che combatte con gli
antifascisti sarebbe nostra nemica qui in Italia, insomma nella parte
giusta non è in corso una rivoluzione socialista, non si fanno tutti le
canne predicando l’amore fraterno. C’è molta merda e molto sangue. Ma il
nemico sta dall’altra parte, perché il nemico oggi, per la popolazione
ucraina tutta, per le popolazioni europee, per il sistema-mondo, è il
governo neoliberista statunitense ed europeista. E perché anche nelle
repubbliche del Donbass, così come in Palestina e in tutti le lotte
d’indipendenza nel mondo, è presente una lotta di classe interna tra
sfruttati e sfruttatori, e sta a noi appoggiare gli sfruttati del
Donbass contro gli sfruttatori sempre del Donbass. Ma gli sfruttati del
Donbass, e di tutta Ucraina, non si appoggiano lavandosene le mani,
lasciando che l’Unione Europa e la NATO conquistino l’ennesimo
territorio, dichiarandosi neutrali nel mezzo di una guerra, che è sempre
il modo per portare l’acqua al mulino del più forte. Sarebbe come
dichiararsi neutrali nel conflitto arabo-israeliano, dirsi per la pace,
contro i bombardamenti di tutte e due i campi. Un’assurdità, perché la
pace e la fine dello sfruttamento coloniale può avvenire in quelle terre
solo con la vittoria di una parte e la sconfitta dell’altra. Ed è così
anche in Ucraina: la vittoria del Donbass non sarà la fine dello
sfruttamento e delle lotte di classe in quel territorio, ma è la conditio sine qua non perché quelle lotte possano andare avanti, avere delle chance di influire sui rapporti di forza di quel paese.
Proprio per influire sulle scelte di
quelle repubbliche, per contribuire, nel nostro piccolissimo, alle lotte
di classe presenti nel Donbass, anche qui da noi è importante sempre
mantenere alta l’attenzione sui tentativi d’infiltrazione delle forze
rossobrune o direttamente fasciste (le due cose, come sappiamo, non
hanno soluzione di continuità, sono le due facce della medesima merda).
Ultimamente, una congrega variegata di neofascisti ha dato vita ad un
sedicente “coordinamento solidale per il Donbass”. I soliti rottami alla
Castellino, coperti da vecchie e nuove sigle dell’area
neofascista-comunitarista quali Millennium, da tempo stanno cercando di
infiltrarsi in una lotta che non è la loro, e che vede una loro presenza
solo per la contestuale debolezza della sinistra di classe, incerta se
non schierarsi o appoggiare direttamente i “rivoltosi” di Maidan e
l’Unione Europea. Nel nostro piccolo ci siamo attivati per far presente
alle organizzazioni già presenti in Ucraina orientale del pericolo di
infiltrazione di questi elementi, vere e proprie quinte colonne di
Pravii Sector e Svoboda. La foto a corredo dell’articolo, in questo
senso, dovrebbe chiarire le posizioni in campo: alla nostra scritta “Giù
le mani dall’Ucraina” è stato risposto con una svastica e la scritta
Pravii Sector (prontamente cancellata). I fascisti stanno con Maidan e
l’Unione Europea. Non facciamo l’errore di voltarci dall’altra parte
anche questa volta.
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