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25/08/2014

I compagni, i fascisti e la questione ucraina



I goffi tentativi di porre tutto ciò che non sia “comunismo qui e ora” sullo stesso piano non possono oscurare un dato di fatto evidente a tutti, dai media liberali alle posizioni politiche più radicali: l’internazionale nera di tutta Europa sta combattendo in Ucraina dalla parte dei golpisti di Maidan. E’ un fatto noto, suffragato, nel corso di questi mesi, da decine di eventi che ne confermano l’evidenza. Dall’assalto a tutto ciò che ricordasse la Rivoluzione bolscevica alla messa fuori legge del Partito Comunista ucraino, dagli omicidi degli antifascisti alle politiche neoliberiste ed etniciste avviate dal governo golpista di Poroshenko. Insomma, pochi altri eventi nel corso della storia recente mondiale sono stati così chiari, segnando un confine palese fra noi e loro. Questo fatto, nonostante l’evidenza appena detta, non significa che dall’altra parte, dalla parte delle Repubbliche Popolari del Donbass, per non dire dell’interessato intervento russo, sia in corso una rivoluzione popolare. Non c’è dubbio che l’intervento russo non sia ispirato da ideali di giustizia e uguaglianza sociale. E’ una ovvietà, la Russia non rappresenta, neanche simbolicamente, quell’alternativa politica al capitale che è stata, nonostante la sua progressiva degenerazione, fino al 1989. Sebbene sia importante anche rilevare le differenze tra le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, nel corso del tempo emancipatesi dal mero controllo russo, è altrettanto ovvio che all’interno di queste repubbliche si muova un po’ di tutto, dai sinceri antifascisti (la maggior parte), ai mercenari al soldo di pezzi di oligarchia filo-Russa, da marionette di Putin a veri e propri nazionalisti russofili difficilmente distinguibili dai neofascisti europei. Questo discorso, nonostante i penosi tentativi di banalizzare o attaccare il tentativo internazionalista dei compagni di tutta Europa, a cui si è aggiunta la carovana antifascista organizzata dalla Banda Bassotti e alla quale partecipiamo da organizzatori, è chiarissimo a tutti, in primo luogo a noi e a chi già sta in Ucraina a combattere il fascismo internazionale. Il problema è che questa premessa, questa contestualizzazione degli eventi e delle forze in campo, come detto ovvia anche a chi ha scelto di schierarsi dalla parte giusta, in questo momento è assolutamente secondaria. E lo spiegheremo con un esempio, che magari chiarisce meglio i concetti espressi.

Sono anni che la questione palestinese vede un protagonismo delle forze neofasciste, tanto nei paesi europei quanto direttamente in quelli arabi. Sono altrettanti anni che la medesima questione è stata monopolizzata dalle fazioni religiose, a cominciare da Hamas ma non solo, che combattono una sacrosanta resistenza nei confronti dell’invasore israeliano da presupposti distanti anni luce dal nostro modo di essere e di ragionare. E’ altrettanto evidente a tutti che una eventuale vittoria palestinese, la nascita di un vero Stato arabo-Palestinese in quelle terre, non porterà quelle popolazioni a costruire il loro socialismo, ma vedrà la nascita di un Stato probabilmente capitalista, governato, visti i presupposti di questi anni, da forze sempre più marcatamente religiose, forse su basi teocratiche, e che nei rapporti di produzione non si discosterà molto da quelli messi in opera da Israele e dal resto della comunità capitalista. Bene, tutte queste evidenze spostano di una virgola il fatto che la resistenza palestinese sia giusta, che ogni atto in risposta al colonialismo israeliano sia giusto, al di là di chi lo pone in essere? Sposta di una virgola il fatto che a combattere Israele sia oggi (soprattutto) Hamas, cioè un’organizzazione che, se al potere in uno Stato libero e indipendente, riprodurrebbe quegli stessi meccanismi di sfruttamento che oggi vengono imputati a Israele? No, il discorso non cambierebbe di una virgola. Perché da una parte c’è una lotta giusta, al di là di chi soggettivamente la porta avanti, e dall’altra un nemico che va combattuto, non perché in astratto rappresenti il male, non per ragioni razziste o religiose, ma perché rappresenta il punto più alto del livello di sfruttamento capitalistico nel mondo, cioè rappresenta coscientemente quel governo del capitale al suo massimo grado.

In Ucraina, purtroppo per le anime belle che non vorrebbero mai sporcarsi le mani se non per delle rivoluzioni libresche e perdenti, c’è una parte giusta e una sbagliata. La parte giusta non è il nostro ideale, molta delle gente che combatte con gli antifascisti sarebbe nostra nemica qui in Italia, insomma nella parte giusta non è in corso una rivoluzione socialista, non si fanno tutti le canne predicando l’amore fraterno. C’è molta merda e molto sangue. Ma il nemico sta dall’altra parte, perché il nemico oggi, per la popolazione ucraina tutta, per le popolazioni europee, per il sistema-mondo, è il governo neoliberista statunitense ed europeista. E perché anche nelle repubbliche del Donbass, così come in Palestina e in tutti le lotte d’indipendenza nel mondo, è presente una lotta di classe interna tra sfruttati e sfruttatori, e sta a noi appoggiare gli sfruttati del Donbass contro gli sfruttatori sempre del Donbass. Ma gli sfruttati del Donbass, e di tutta Ucraina, non si appoggiano lavandosene le mani, lasciando che l’Unione Europa e la NATO conquistino l’ennesimo territorio, dichiarandosi neutrali nel mezzo di una guerra, che è sempre il modo per portare l’acqua al mulino del più forte. Sarebbe come dichiararsi neutrali nel conflitto arabo-israeliano, dirsi per la pace, contro i bombardamenti di tutte e due i campi. Un’assurdità, perché la pace e la fine dello sfruttamento coloniale può avvenire in quelle terre solo con la vittoria di una parte e la sconfitta dell’altra. Ed è così anche in Ucraina: la vittoria del Donbass non sarà la fine dello sfruttamento e delle lotte di classe in quel territorio, ma è la conditio sine qua non perché quelle lotte possano andare avanti, avere delle chance di influire sui rapporti di forza di quel paese.

Proprio per influire sulle scelte di quelle repubbliche, per contribuire, nel nostro piccolissimo, alle lotte di classe presenti nel Donbass, anche qui da noi è importante sempre mantenere alta l’attenzione sui tentativi d’infiltrazione delle forze rossobrune o direttamente fasciste (le due cose, come sappiamo, non hanno soluzione di continuità, sono le due facce della medesima merda). Ultimamente, una congrega variegata di neofascisti ha dato vita ad un sedicente “coordinamento solidale per il Donbass”. I soliti rottami alla Castellino, coperti da vecchie e nuove sigle dell’area neofascista-comunitarista quali Millennium, da tempo stanno cercando di infiltrarsi in una lotta che non è la loro, e che vede una loro presenza solo per la contestuale debolezza della sinistra di classe, incerta se non schierarsi o appoggiare direttamente i “rivoltosi” di Maidan e l’Unione Europea. Nel nostro piccolo ci siamo attivati per far presente alle organizzazioni già presenti in Ucraina orientale del pericolo di infiltrazione di questi elementi, vere e proprie quinte colonne di Pravii Sector e Svoboda. La foto a corredo dell’articolo, in questo senso, dovrebbe chiarire le posizioni in campo: alla nostra scritta “Giù le mani dall’Ucraina” è stato risposto con una svastica e la scritta Pravii Sector (prontamente cancellata). I fascisti stanno con Maidan e l’Unione Europea. Non facciamo l’errore di voltarci dall’altra parte anche questa volta.

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