Il giornalista di Gaza Rami Rayan, ucciso nell’attacco al mercato di al-Shujaiya |
Sono 17 i giornalisti ed operatori dei media che hanno perso la vita in questa offensiva, tra cui l’italiano Simone Camilli, mentre 19 sono rimasti feriti, riporta il Sindacato dei Giornalisti palestinesi. Almeno una decina gli uffici radio-televisivi coinvolti negli attacchi. La prima vittima, Hamed Shehab, operatore di 27 anni, lavorava per l’agenzia “Media24 news agency”. Il 9 luglio, il giovane è stato ucciso in un attacco mirato sull’auto che stava guidando in zona centrale nei pressi del parco di Al-Jundi al-Majhul in Gaza City. Il veicolo era contrassegnato dalla scritta “TV”. Il suo corpo è stato ridotto in pezzi dall’esplosione ed altri otto palestinesi sono rimasti feriti nello stesso attacco.
Il quartiere di al-Shujaiya ad est di Gaza City, probabilmente quello che ha vissuto gli attacchi più sanguinosi dell’offensiva che si sono tradotti in veri e propri massacri sulla popolazione civile palestinese in fuga dalle abitazioni, ha visto anche la morte di diversi giornalisti ed operatori sanitari, persino a bordo delle ambulanze, come è accaduto il 20 luglio al giornalista e cameraman Khalid Reyadh Hamad che lavorava con l’agenzia locale Continue Production Films. Hamad era sul posto per documentare i rischi affrontanti dai paramedici e operatori sanitari e per questo motivo si trovava a bordo di un’ambulanza quando un missile israeliano ha colpito il veicolo uccidendo il giovane giornalista ed un medico palestinese che era con lui, Fouad Jaber. I soccorsi erano difficili in quei giorni, i bombardamenti erano incessanti e risultava impossibile per le equipe delle ambulanze trasportare i feriti e recuperare i corpi delle vittime. Il giovane Hamad di soli 25 anni si era sposato da pochi mesi, viveva nel campo rifugiati di Jabalia e sua moglie aspetta un bambino. Tre giorni dopo, il 23 luglio, il reporter Abdulrahman Abu-Hayyin è stato ucciso in un attacco israeliano sulla sua abitazione nello stesso quartiere di al-Shujaiya insieme a suo padre e suo fratello.
Il giornalista Khalid Reyadh, ucciso mentre copriva il massacro di al-Shujaiya |
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Committee to Protect Journalists, CPJ) riferisce che Mohammed Nour al-Din al-Deiri, operatore media per Palestine Network for Press and Media, si trovava infatti sul posto per lo stesso lavoro di documentazione durante le ore di tregua. Anche l’editor del network, Mahmoud Qassas sarebbe rimasto gravemente ferito nell’attacco e ricoverato in ospedale con ferite al capo. Non è chiaro tuttavia se al-Deiri fosse un cameraman o se stesse lavorando come assistente di Rami Rayan, aiutando il fotogiornalista a portare l’equipaggiamento ed a coprire gli eventi. L’agenzia locale Al Manara ha inoltre riferito che il proprio cameraman, Hamid al-Shobaky, è rimasto ferito nello stesso attacco israeliano sul mercato di Shejaya. Hamid al-Shobaky si trova tuttora all’ospedale Shifa di Gaza city dove nel pomeriggio di ieri è stato sottoposto a intervento chirurgico.
Un video pubblicato dall’agenzia locale Manara documenta le esplosioni sul luogo del mercato di Shejaya il 30 luglio. All’inizio del video, si vede il cameraman Rami Rayan filmare l’arrivo di un’ambulanza. Rami indossava un giubbotto per la stampa ed il casco. Dopo l’esplosione, si vede Rayan a terra tra le due ambulanze. Nel video è possibile anche vedere Al Deiri steso in un vicolo, ma a differenza di Rayan non indossava giacca per la stampa, solo jeans e maglietta nera. Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti afferma che, secondo la Cnn, il video dovrebbe essere stato girato con la camera di al-Shobaky. Dopo che il cameraman di Al Manara è rimasto ferito, un assistente ha raccolto la camera ed ha continuato a filmare. Sameh al-Aryan, era invece un cameraman del canale televisivo Al Aqsa, sul posto per documentare l’attacco israeliano sul quartiere orientale della città di Gaza. Il giorno successivo anche il giornalista Mohamad Dahir di Al-Risalah è morto delle ferite riportate nell’attacco sul quartiere di al-Shujaiya.
Nei giorni immediatamente successivi, altri giornalisti ed operatori del settore hanno perso la vita. Il 1 agosto, il giornalista Abdullah Fahjan che lavorava per i siti internet di Sada al-Mala’ib ed Al-Aqsa sports news è stato ucciso nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Il 3 agosto, il giornalista indipendente Shadi Hamdi Ayyad è stato ucciso in un raid israeliano sul quartiere di Al-Zaytun, ad est di Gaza City. Il 4 agosto, il giornalista e direttore dell’agenzia stampa SAJA, Hamada Khaled Maqqat, è stato ucciso in un raid israeliano sulla sua abitazione nella strada Al Nafaq in Gaza City.
Il 13 agosto Simone Camilli, 35 anni, videogiornalista italiano dell’Associated Press è morto a nord di Gaza durante le operazioni di disinnesco di un missile israeliano inesploso. Simone aveva una lunga esperienza di videoreporter in Medio Oriente ed aveva lavorato per diverse agenzie internazionali. Nella stessa esplosione è morto il traduttore freelance e giornalista palestinese Ali Abu Afash, 36 anni, che lavorava per il Gaza Centre for Media Freedom affiliato al Doha Centre for Media Freedom. Ali Abu Afash lavorava come traduttore freelance per l’Associated Press ed ha lavorato con media internazionali. Hatem Moussa, un altro fotografo palestinese dell’AP è stato gravemente ferito nell’esplosione.
Si riporta inoltre che il 29 luglio, il giornalista Baha Edeen Gharib, 55 anni, direttore del notiziario ebraico in Palestine TV, è stato ucciso in un attacco israeliano insieme a sua figlia di 16 anni a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, mentre stavano viaggiando verso casa. Lo stesso giorno è stato ucciso il giornalista ventitreenne Ezzat Dahir, corrispondente di Al-Hurriyah Media Neetwork di Hebron. Israele ha colpito la casa del giornalista uccidendolo con altri 4 membri della sua famiglia.
Il giorno successivo, il 30 luglio, Ahed Zaqout, famoso ex calciatore nazionale palestinese e corrispondente sportivo del canale satellitare Al-Kitab, è stato ucciso da un raid israeliano nel suo appartamento nel complesso italiano in Nasser street, mentre si trovava a letto. Eroe del calcio palestinese, nel 1994 già ritirato sfidò sul campo Platini. Zaqout, 49 anni, lavorava come commentatore sportivo e televisivo. Tra gli operatori del settore che hanno perso la vita viene citata anche una giovane donna, Najhla Al-Haj, attivista per i diritti umani e sui social media, studentessa dell’università Al Aqsa, uccisa il 20 luglio insieme alla sua famiglia in un attacco diretto sulla sua abitazione senza preavviso in Khan Younis, nel sud della Striscia.
Sul sito del Comitato per la Protezione dei Giornalisti viene riportato che il portavoce dell’IDF Peter Lerner, il 22 luglio, nel corso di una conferenza stampa, in risposta alla domanda del Comitato sull’uccisione e ferimento dei giornalisti palestinesi ed operatori del settore avrebbe detto che “noi non colpiamo giornalisti [...] ma i giornalisti a volte mettono loro stessi in posizione di rischio”.
Tra gli uffici dei media colpiti, quelli della Watania Media Agency a Gaza city. Telecamere di sorveglianza hanno riportato l’attacco con tre missili sulla sede dell’agenzia. Nell’offensiva di novembre 2012 “Pilastro di Difesa” tre giornalisti furono uccisi ed oltre una decina feriti. Hussam Salama e Mahmoud al-Kumi, entrambi cameraman del canale televisivo di Al Aqsa furono uccisi quando un missile israeliano fu lanciato sulla loro auto marcata dalla scritta TV nei pressi dell’ospedale Shifa di Gaza city. Mohammed Musa Abu Eisha, manager della al-Quds Educational radio, fu invece ucciso in Deir El Balah. L’aviazione israeliana colpì la torre Al-Shawa and Housari e la torre Al-Shuruq, nella città di Gaza, che ospitavano numerosi uffici di media locali ed internazionali.
Il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi (PJS), affiliato alla Federazione Internazionale dei Giornalisti, ha fatto appello per l’apertura di una commissione d’inchiesta indipendente sulla morte degli operatori stampa.
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