Livorno si ritrova sulle cronache nazionali per polemiche sterili e montate ad arte dalla stampa locale, che probabilmente vuole il bene della città solo quando governa il Pd.
A Livorno non ci si annoia mai. Qualcuno ne ha fatto un hashtag su Twitter, ironizzando su episodi strani che spesso avvengono in questa città. Purtroppo Livorno è una città ormai globalizzata nel consumismo di massa e nelle politiche di rendita, austerità e svendita del territorio e oggettivamente non ci sembra tanto diversa da altri posti. Abbiamo i nostri pregi e i nostri difetti, probabilmente più di altri sappiamo sguazzare nel folklore, rimanendo simpatici al prossimo nella nostra semplicità e schiettezza. Da quando ha vinto le elezioni il sindaco a 5 Stelle siamo anche un po' nell'occhio del ciclone politico, perché a Livorno è in atto uno strano esperimento alternativo al centrosinistra (che ha perso per la prima volta) e al centrodestra (quasi scomparso dal Consiglio comunale) che ha attirato l'attenzione di molti.
Questa strana situazione non piace molto agli storici notabili di questa città, che in questi mesi hanno cercato di comporre una granitica alleanza di poteri per opporsi a tutto ciò che si muove in senso contrario alle linee e alle consuetudini di questi ultimi 20 anni. Confindustria, Pd, Questura, Prefettura, Autorità Portuale, Camera di Commercio e stampa locale hanno l'unico obiettivo di conservare l'esistente, il proprio potere e le proprie rendite di posizione.
Perché questa lunga introduzione? Perché è palese che, in questa fase, i suddetti poteri e la stampa locale abbiano l'obiettivo di ridicolizzare Livorno. Basta leggere i quotidiani report de Il Tirreno sull'amministrazione a 5 Stelle: polemiche, gossip, stati di Facebook di attivisti grillini di Riparbella o Poggio al Melo che diventano fonte di notizia, foto strumentali di sceriffi, e-mail private che diventano affari di stato, minuziose descrizioni delle vacanze del sindaco. Se negli ultimi 20 anni Il Tirreno si fosse occupato delle vicende politiche della città con tutta la minuziosità a cui attinge ora, sicuramente non saremmo in una situazione di arretratezza politica e culturale e con percentuali di disoccupazione degne della Calabria. L'informazione è un elemento fondamentale per la crescita di un territorio, perché dà consapevolezza ai cittadini e mette pressione ai poteri. Qui per 20 anni si è bivaccato, tra cene alla Barcarola, assunzioni clientelari e uno sviluppo urbanistico legato agli interessi privati, mentre nessuno raccontava che nei cassetti della Port Authority erano seppelliti progetti importanti, oppure che Gallanti l'estate spariva o il Pds-Ds-Pd nel mese di agosto pensava solo alla festa dell'Unità, oppure che dentro il Pd c'era una guerra tra famiglie/correnti che impantanava partito e amministrazione. Siamo stati per anni senza l'assessore all'ambiente, abbiamo assistito alla defenestrazione di assessori (vedi Ritorni) o alla fuga di altri perché impossibilitati a lavorare (vedi Cantù). Ma sul Tg1 non ci siamo mai finiti.
Secondo noi la Giunta è partita più piano di quanto pensavamo e alcune gaffes ci sono state. Da qui a descrivere la città come un fenomeno da baraccone ce ne corre. Ma d'altra parte Il Tirreno vuole bene a Livorno solo se comanda il Pd. Ora invece racconta la città con l'astio e il veleno di chi è stato catapultato all'opposizione alimentando il solito folklore della stampa nazionale. D'altra parte un quotidiano che è sempre stato la velina del partito, quando il partito va all'opposizione inconsciamente si sente di seguirlo.
Se tutto si fermasse alla politica ci potremmo anche stare. Ognuno fa il suo e segue le proprie convinzioni, anche se il concetto di informazione dovrebbe essere un tantino più ampio. La vicenda della nuova miss Livorno Ciomo Ukwu invece, è un accanimento inutile sulla città.
Premettiamo che i concorsi di bellezza sono roba da società sottosviluppate e anche se vincesse una bella livornese di origine maori o hutu, tali rimarrebbero e non ci sarebbe niente di sinistra. Lo stesso vale per i genitori che ci mandano le figlie di 14 anni e i filosofi del gusto nonché assessori che ci vanno a fare i giurati. Lasciatele all'Acli queste pagliacciate. Ma la cosa grave è che una cosa del genere diventi notizia da Tg1 perché qualcuno monta ad arte un clamore sulla Livorno razzista che non è più rossa (forse perché non ha votato il Pd?) perché riempie di insulti una povera miss nera di 15 anni.
Seguendo e analizzando quel mondo, spesso parallelo, dei social network e dei commenti alle notizie on-line, possiamo tranquillamente affermare che non abbiamo mai visto tanti commenti positivi, tanta solidarietà e tanta indignazione per quei pochi commenti che avevano offeso la miss (si è scoperto, poi, che erano per una buona parte di utenti che scrivevano da fuori Livorno). Nel rissoso e caotico mondo dei commenti alle notizie on-line che spesso diventa sfogatoio inutile (anche a causa di siti di pseudoinformazione che fanno degli sfoghi e della disinformazione un mezzo per vendere pubblicità), difficilmente eravamo incappati in tanto accordo tra i vari utenti. Non ci sorprendiamo, perché se ci possono essere differenti visioni, anche legittime, o eccessi quando si parla di flussi migratori e diritti di cittadinanza, per fortuna nel 2014 a Livorno nessuno considera il colore della pelle come requisito di accesso alla vita della città. Tuttavia, per colpa di quella stampa locale che soffia sul fuoco politico o si dedica al gossip, Livorno è apparsa a livello nazionale quello che non è.
Non si fa certo un bel servizio alla città e all'informazione a buttare sempre tutto in burletta e nel calderone del razzismo, senza distinguere numeri e circostanze. Molte persone, tra l'altro, non sono affatto razziste, cioè non pensano che esistano delle "razze" (etnie) inferiori che non meritino accesso ai diritti, ma spesso non hanno le informazioni per capire come funziona il sistema. Vedendo quotidianamente erodere il proprio accesso al welfare e aumentare vertiginosamente la disoccupazione, come primo istinto molti pensano che questa situazione sia dovuta al fatto di dover condividere la ricchezza o i diritti con gli immigrati. Questa cosa, però, è vera solo in minima parte, perché l'attacco al welfare e ai diritti è soprattutto un elemento costitutivo delle politiche liberiste dei governi che hanno come primo obiettivo proprio il superamento di quel sistema di Welfare State costruito dal dopoguerra. Compito dei mezzi di informazione sarebbe quello di dare gli strumenti per capire quali sono i requisiti di accesso a servizi e diritti e a chi e come spettano, in modo tale da smentire vari miti che girano in rete e dare la possibilità a tutti di farsi un'idea su fatti reali. Forse siamo in ritardo perché questo tipo di informazione andava fatto anche quando erano in pochi a indignarsi perché qualche evasore o falso invalido avevano accesso a case popolari, pensioni d'invalidità o borse di studio. Ma d'altra parte erano persone con i tratti somatici da livornesi doc che a questa città hanno voluto tanto bene e che nessuno ha mai pensato di andare a controllare in quanto ottimi elettori.
Redazione - 27 agosto 2014
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento