La libertà di espressione è una cosa bellissima, il pudore purtroppo è un termine difficile che somiglia troppo a ‘sudore’ perché qualcuno lo prenda in considerazione quando decide di esprimersi pubblicamente. La premessa è dovuta, visto quanto scritto su un profilo Facebook da uno degli agenti coinvolti nella tragica morte di Riccardo Magherini, a Firenze, il 3 marzo scorso.
Leggiamo nel post scritto dal militare: «Oh ancora non si dà per vinto il padre del tossico Magherini... perché di questo si tratta di un tossico che è morto a causa della sua tossicodipendenza... punto e chiuso!!! Capisco il dolore del padre in questa situazione ma continuare a sostenere che i colleghi che lo hanno pestato quando invece tutte le perizie hanno chiarito che nell'intervento lo hanno solo contenuto in attesa dell'ambulanza è veramente assurdo».
Un tossico, Riccardo. Come del resto lo sono, per definizione, tutte le vittime di ‘malapolizia’ quando a parlarne sono poliziotti, politici, giornalisti conformisti. Le vittime degli uomini e delle donne in divisa sono dei tossici, o degli squilibrati, dei matti.
Peccato che il video di quanto accaduto girato da un residente, quello in cui si sente l’uomo gridare al cielo la propria disperazione: «Aiuto! Aiutatemi, sto morendo. Chiamate un’ambulanza, vi prego. Ho un figliolo» racconti un’altra versione. Un particolare non importante, con ogni evidenza, sicuramente secondario al fatto che Magherini fosse un tossico, secondo l’incauto carabiniere, che, anzi, si spinge pure a parlare di perizie che avrebbero «chiarito» qualcosa, mentre in realtà di quell’episodio ancora di chiaro c’è ben poco. Anzi, praticamente nulla.
La galleria delle dichiarazioni dell’orrore partorite da esponenti delle forze dell’ordine italiane sono raccolte da Acad (Associazione contro gli abusi in divisa), che ha presentato una denuncia per questi fatti, accludendo alla documentazione anche lo sfogo di un altro carabiniere, che con il caso Magherini però non c’entra nulla. Leggiamo anche qui: «Adesso dobbiamo aspettare che i coglioni drogati come Magherini vadano in giro ad ammazzare gente come è successo a Milano, questa volta gli ha detto male, se per fermare una persona serve l'uso della forza bisogna usarla!». Confusione sintattica a parte, queste frasi sembrano in tutto e per tutto un’ammissione di colpevolezza, o comunque, almeno, un’indicazione chiara data da un esperto del settore. Questo, comunque, dovrà appurarlo un tribunale, se lo riterrà opportuno.
Tutto questo accade mentre siamo immersi nell’ennesimo caso di abusi di polizia. L’ha raccontato Ilaria Cucchi quanto avvenuto mercoledì 30 luglio, intorno alle 19, nei pressi del cimitero del Verano, a Roma. La donna, insieme a Guido Magherini, papà di Riccardo, passava di lì con la macchina accompagnati dall’avvocato Anselmo. «Abbiamo visto che in tre picchiavano a ginocchiate e calci un ragazzo, lo tenevano per il collo, era immobilizzato – racconta Ilaria –. Non so se hanno proseguito dopo che è stato ammanettato, però lui era ferito, il viso sporco di sangue quando lo abbiamo raggiunto».
«Ho sporto denuncia presso il commissariato di Porta Maggiore – dice Ilaria –. Ora saranno ascoltati gli altri testimoni e il fascicolo sarà girato alla Procura». E ancora: «Guido era disperato, è stato lui a notare la scena in piazzale delle Crociate e ha urlato ‘guarda che gli fanno’. Abbiamo accostato l’auto e lui è schizzato fuori. Quando si è avvicinato agli agenti gli ha gridato: ‘sono Magherini, sono di Firenze, mio figlio è stato ammazzato così, smettetela».
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