19/09/2014
L’ammutinamento nella Stasi israeliana
di Gideon Levy-Haaretz - Traduzione di Amedeo Rossi
I 43 veterani dell’unità d’elite dell’intelligence che hanno dichiarato che non collaboreranno più con l’occupazione hanno portato un doppio contributo alla società israeliana. Come altri obiettori di coscienza, compresi soldati e piloti dell’aeronautica militare, questi membri dell’Unità 8200 sono coraggiosi e morali. Ma il loro rifiuto ha un’ulteriore dimensione, senza precedenti in Israele. Essi hanno inflitto un’altra scalfittura nell’orribile volto dell’occupazione israeliana, più profonda di quelle che l’hanno preceduta, perché coinvolge gli aspetti più oscuri ed abietti della perniciosa routine dell’occupazione. In una società sana, l’azione dei riservisti e la loro denuncia dovrebbe aver scatenato un vero sconvolgimento. Ma in Israele tutti i sistemi di difesa, offesa e propaganda, di ridicolizzazione e di negazione sono stati subito mobilitati con il proposito di seppellire rapidamente questa importante lettera di queste spie-obiettori.
Anche loro sono tra le eccellenze della nostra gioventù, forse i migliori – tanto quanto i piloti. L’Unità 8200, la più numerosa dell’esercito israeliano, sono secondi solo all’aeronautica per la selezione delle reclute. La loro immagine è luminosa, e il loro futuro è garantito: le aziende di alta tecnologia li attendono. Il loro servizio militare non comporta rischi e – come i piloti – non vedono le proprie vittime da vicino. Finora il loro operato è stato quasi privo di scrupoli. Non uccidono, colpiscono o arrestano, fanno lavoro d’ufficio, impiegati di prestigio, il tipo di figli che praticamente tutti i genitori vorrebbero avere. Le loro armi sono la loro intelligenza, il loro computer e altri strumenti sofisticati; il loro bunker è il loro ufficio. Va sottolineato che la maggior parte del loro lavoro è fondamentale e legittimo. E ancora, l’Unità 8200 è la Stasi [famigerati servizi segreti della Germania comunista. N.d.Tr.] israeliana.
A differenza dei servizi di intelligence della Germania est, i suoi emuli israeliani non prendono di mira i cittadini del proprio Stato, ma piuttosto i palestinesi che da questo Stato sono occupati. Gli si può fare qualunque cosa, usando metodi che la Stasi ci avrebbe invidiato. Come la Stasi, non è coinvolta solo nella raccolta di informazioni e nello spionaggio, ma anche nei meccanismi di controllo, estorsione e sfruttamento di un’intera nazione. Questa attività si basa sulla creazione di un enorme esercito di collaboratori ed informatori, reclutati grazie al perfido uso dei loro punti deboli, dei loro bisogni, delle loro malattie e dei loro orientamenti sessuali.
Grazie all’Unità 8200, un’intera nazione è privata del diritto alla privacy. Il grande contributo dei nuovi obiettori è che ce ne abbiano parlato. Nei loro studi di arabo, hanno imparato tutti i modi in cui si dice “omosessuale” in quella lingua – perché gli serve. Gli si chiede di scoprire l’orientamento sessuale, la salute ed i problemi economici di decine di migliaia di individui. Forse c’è un nipote di qualcuno che si trova sulla lista dei terroristi ricercati da Israele, forse un cugino a cui si vogliono fare delle domande, che può essere ricattato. Forse accetteranno di parlare di un vicino di casa in cambio di una cura chemioterapica; un rapporto in cambio di un’operazione chirurgica; una spiata in cambio di soldi; qualche informazione in cambio di una notte a Tel Aviv.
Questo abbietto – non c’è altro modo per definirlo – lavoro di raccolta [d'informazioni] è realizzato da soldati dell’esercito israeliano, e “ogni madre ebrea dovrebbe saperlo”[citazione di Ben Gurion, padre di Israele. N.D.Tr.]. Raccolgono importanti informazioni per la sicurezza, ma, oltre a questo, anche informazioni politiche e personali, e segnalano le persone da uccidere. Alcuni di loro hanno cercato di parlarne durante il fine settimana, e le stazioni radio e televisive si sono messe a ridere. I commentatori hanno fatto a gara tra loro nella scelta degli aggettivi: “sballato”, “scandaloso”, “insignificante”, “[roba da] marmocchi viziati” e, peggio di tutti, “politicizzati” e “sinistrorsi” – all’unisono, naturalmente. Nessuno è andato in soccorso di un gruppo di persone che, fino a giovedì, erano un motivo d'orgoglio. Neppure gli attivisti della comunità LGBT, che sono chiamati impropriamente in causa per ogni commento in merito a lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Sono rimasti in silenzio a proposito della persecuzione ai danni dei loro consimili palestinesi da parte dello Stato, che si vanta del proprio atteggiamento illuminato nei confronti della comunità gay.
Questo è Israele per voi. Finché i membri dell’Unità 8200 sono stati all’altezza del proprio ruolo nell’immonda occupazione, erano considerati giovani uomini e donne con dei principi, ed erano rispettati. Ma appena hanno deciso che ne avevano abbastanza, sono diventati oggetto di scherno e di ostracismo. Il passo che hanno fatto è un evento importante. Seguendo il loro esempio, forse anche alcuni veterani del servizio di sicurezza Shin Bet – l’altro pilastro della Stasi israeliana nei territori [occupati] – si faranno avanti e finalmente diranno quello che fanno sul lavoro. I loro comandanti lo hanno fatto, almeno parzialmente, nel documentario “The gatekeepers – I guardiani di Israele”.
Il sistema militare e dei media schiaccerà rapidamente i 43 obiettori, ma forse non saranno dimenticati. Dalla più profonda oscurità, hanno rotto il silenzio.
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